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Guru of Darkness
Dopo la recensione dell'ottimo "Mater Meretrix" è arrivato il momento di dare parola ai Guru of Darkness, la grandiosa realtà della scena Black Metal siciliana. A rispondere alle domande di IdM, abbiamo il vocalist Tsade
- Salve ragazzi e benvenuti sulle pagine di Italia di Metallo
Grazie a voi, il piacere è tutto nostro!
- Partirei con una delle domande più classiche: ci dareste qualche vostro cenno biografico, a favore di chi ancora non vi conosce?
Certamente, la band si è formata nel novembre del 2004 raccogliendo elementi più o meno noti nella scena metal estrema italiana: abbiamo Enlil (ex Schizo) alle chitarre, Baron Cimetière e Davmass (entrambi ex Humanity Eclipse) rispettivamente alla chitarra e basso. Il sottoscritto alla voce che dal 1996 ha militato in svariate bands dell’underground estremo, curo inoltre il mio omonimo progetto solista chiamato Tsade, coinvolto spesso nella realizzazione di colonne sonore per cortometraggi indipendenti. Durante i primi 2 anni di attività abbiamo rilasciato una serie di demo e promo, principalmente per noi stessi e per capire quali aspetti bisognava migliorare. Nel 2007 entra stabilmente in line-up il batterista Asmodeo e da allora ci siamo dedicati interamente alla realizzazione del primo full-lenght “Mater Meretrix”, uscito poi nel maggio del 2009.
- Passiamo subito al vostro ottimo “Mater Meretrix”: come sono stati i riscontri sinora?
A dire il vero non ci aspettavamo tutti questi feedback positivi sia dal pubblico che dalla critica. Abbiamo avuto modo di leggere le varie recensioni uscite in merito, contando solo due stroncature su oltre cinquanta reviews, un risultato per noi più che soddisfacente. Anche i commenti dei fans ci hanno sorpreso piacevolmente, nonché la genuina partecipazione del pubblico durante i nostri ultimi concerti. Molti consensi ha ricevuto anche il videoclip “Moloch Eyes” presente sul CD sotto forma di traccia multimediale, pensa l’hanno persino mandato in onda per qualche mese su All Music tv, durante la trasmissione “Metallo”.
- Una cosa che si nota è il fatto che riuscite benissimo in due stili differenti di Black: immagino sia dovuto al diverso modo di scrivere dei due songwriter (Baron Cimetiere ed Enlil, n.d.r), giusto?
Hai centrato in pieno, si tratta di due ottimi musicisti ed entrambi contribuiscono pienamente sia a livello di idee che di morale a tenere alto il livello della band. Hanno un modo di lavorare insieme direi complementare e naturale. Il songwriting di Baron Cimetière è più marcatamente black metal, mentre Enlil riesce ad incastrare in modo superbo melodia e violenza nei suoi riffs.
- Rimanendo bene o male in tema, come nasce un vostro pezzo?
Di solito i brani vengono proposti interamente da Enlil o Baron Cimetière, in seguito si arrangiano con il contributo di Davmass e Asmodeo, dopodichè tocca a me lasciare che il brano mi “possegga” prima di iniziare a scrivere le liriche e sistemare le metriche. In linea di massima il meccanismo è questo, poi ci sono delle eccezioni già presenti su “Mater Meretrix” e credo che ce ne saranno delle altre anche nel nostro prossimo lavoro.
- C’è un concept alla base del vostro lavoro? I pezzi sono, in qualche modo, collegati fra loro?
le linee generali del disco sono dettate dalla title-track “Mater Meretrix”, anche se i brani non sono direttamente collegati tra loro. La maggior parte dei testi hanno quasi sempre a che fare con l’odierna distorsione spirituale in cui versa la stirpe umana, rappresentata dalla madre meretrice, la quale può assumere svariate forme-dogma che precludono il vero respiro sia della mente che dell’anima, procreando una stirpe distorta: noi stessi. Questo concetto è ben rappresentato in copertina. Ma a volte affrontiamo anche questioni autobiografiche, come nel caso di “Journey to destiny” o “Ancient sounds of a lost valley”.
- Passiamo ora ai Guru of Darkness on-stage: com’è il vostro approccio al palco? C’è qualcosa di speciale che ci si deve aspettare, venendo ad un vostro show?
La prima cosa che dovete aspettarvi è uno show fatto da cinque persone totalmente dedite alla loro più grande passione musicale, il resto viene da sé. Durante un nostro show il nero prende forma. Quando siamo sul palco ci lasciamo andare totalmente e ci piace investire i presenti con una colata lavica di nera musica. Inoltre, nonostante la nostra sia una band attiva solo da pochi anni, individualmente abbiamo molti concerti alle spalle e credo che questo sia un vantaggio dal punto di vista dell’esecuzione e della resa. Per il resto non sono escluse delle sorprese…
- In fase di recensione ho scritto che siete la dimostrazione che il buon Black Metal lo si suona agli antipodi della nostra Nazione: il freddo Trentino e la calda Sicilia. Tralasciando il Trentino (ben lontano da dove siete voi, direi!), com’è la scena della Nera Fiamma giù in Sicilia?
Sono perfettamente d’accordo con te, il buon black metal lo puoi suonare solo con il giusto approccio ed attitudine, se non si ha una certa “forma mentis” è meglio cimentarsi in altro. La scena qui da noi è pessima e la cosa non si limita solo al black metal. In Sicilia abbiamo ottimi acts black metal e tante buone promesse per il futuro. L’underground è molto più attivo rispetto agli anni ’90, però manca quel genuino spirito di collaborazione, abbiamo tante piccole “fazioni” che tirano acqua solo al proprio mulino, praticando addirittura vero e proprio ostruzionismo. Ci sono delle eccezioni, ma fin quando suoniamo sempre i soliti e nei soliti posti con il solito pubblico non si va da nessuna parte. Mancano strutture ed organizzatori di veri eventi live competenti. Questa è la cosa che più di tutte le altre butta giù la scena.
- Ampliando il discorso a livello nazionale, come vedete la scena underground nostrana (Black e non)
Purtroppo ancora anni luce distante dagli standard delle scene estere. Basta ad esempio dare un’occhiata al Gods of metal e poi spostarsi qualche chilometro più a nord e guardare il wacken tedesco o l’hellfest in Francia. Credo che il problema di noi italiani sia sempre lo stesso: la mancanza di spirito di squadra… Inoltre il divario nord-sud è marcatissimo, infatti da Napoli in giù la situazione è davvero penosa per quanto riguarda la scena metal. Aggiungici le difficoltà geo-politiche ed il gioco è fatto!
- Essendo noi un web-magazine, questa (e la prossima) sono due domande che, in fin dei conti, ci riguardano da vicino. In primis: qual è il vostro pensiero circa Internet quale mezzo di diffusione, soprattutto a livello di cultura e conoscenza (e, of course, musica)?
Seppure io mi reputi un “tradizionalista” per quanto riguarda i mezzi e i modi di diffondere cultura, devo ammettere che la cosa non mi dispiace affatto. Sia ben chiaro che nulla sostituisce un buon libro o rivista in formato cartaceo così come un bel cd musicale “fisicamente” presente e tangibile, altrochè file PDF ed MP3. C’è però da riconoscere che internet ha il merito di favorire la conoscenza, anche se a volte è un’arma a doppio taglio in quanto tutti possono dire la loro come e quando vogliono, a volte in settori che non sono di loro competenza, danneggiando lo stesso. Comunque internet resta un diffusore di cultura e non-cultura unico: tutto per tutti, fino a qualche decennio fa non era nemmeno lontanamente immaginabile una cosa del genere. Come ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro.
- Ed il vostro pensiero riguardo i web magazine e le riviste indipendenti?
Sono e saranno sempre dei cronisti d’assalto, in avanscoperta se mi passi il termine. Sono sempre state le riviste indipendenti a proporre bands ai primi passi che magari poi si sono ampiamente affermate all’interno della scena metal internazionale. Fino a dieci-venti anni fa le fanzines in bianco e nero la facevano da padrone, tuttavia il raggio d’azione restava molto limitato. Oggi invece le zines su web possono essere visualizzate da ogni parte del globo. E’ un bene perché il movimento indipendente gode ormai di linfa propria e gli appassionati possono scegliere tra una moltitudine di webzines trovando facilmente proprio quello che cercano. Certo a volte si corre il rischio di imbattersi in pseudo-giornalisti da strapazzo che tutto dovrebbero fare tranne che quel mestiere, nemmeno a livello di hobby! I magazines cartacei invece stanno perdendo terreno a discapito delle webzines, cosa che ai tempi delle fanzines cartacee non sarebbe mai accaduta.
- Prima di chiudere, altra domanda classica: quali sono i vostri progetti futuri, a breve e lunga scadenza?
Stiamo provando ad organizzare un tour italiano con Lord Agheros e speriamo di poter suonare in più posti possibili (contattateci se potete darci una mano), nel frattempo stiamo pianificando con lo staff della Haures rec. l’uscita di “Mater Meretrix” oltreoceano per il prossimo settembre 2010. Siamo anche alle prime fasi della pre-produzione del secondo disco. Al di là dei Guru of Darkness invece, ci tengo a segnalare un progetto interessante su cui lavoro da qualche tempo. Si tratta di un horror movie intitolato The Devil’s Graal (su youtube ne trovate un primo trailer), partorito dal geniale Steve Sylvester con cui ho l’onore di collaborare in questa occasione. Con noi ci sono anche il team della Extreme video e l’ex Mayhem Culto Prietsu.
- Siamo arrivati alla conclusione. Augurandovi in bocca al lupo per tutto, lascio a voi le ultime parole
Vorrei ringraziarti per l’intervista e ne approfitto anche per ringraziare i fans che ci stanno mostrando il loro supporto nel migliore dei modi. Invito gli altri ad ascoltare il nostro disco “Mater Meretrix”, un’infernale morsa di nera fiamma che siamo sicuri non vi deluderà, soprattutto se siete amanti del genere.
Intervista a cura di Daniele Ogre