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Forgotten Hope
Dopo averli ritrovati in sede live (report Guru Of Darkness) oggi IdM vi propone un intervista ai calabresi Forgotten Hope qui rappresentati da Angelscream e Luca, rispettivamente cantante e chitarrista della band. Supporto i nostri per il semplice motivo che sanno quello che fanno, li ho visti in più occasioni ed ammetto di aver notato una grande passione per la musica, ma adesso lascio che siano loro a parlare e farsi conoscere...
FPR: Presentate ad i lettori di Italia di Metallo i Forgotten Hope... ANGELSCREAM: I forgotten Hope nascono ufficialmente nel 2006 come metal band dedita a cover di vari gruppi che facevano parte dei nostri ascolti dell’epoca, nel corso di questi 4 anni abbiamo avuto una maturazione quasi naturale, dovuta certamente ai nuovi ascolti ma anche e soprattutto al fatto di mettere in musica i nostri pensieri e stati d’animo e quindi di creare pezzi inediti. Abbiamo avuto come spesso accade nelle band, particolare sfortuna con qualche elemento, nel nostro caso con i chitarristi, anche se adesso abbiamo raggiunto la giusta alchimia con Luca Montano(attuale chitarrista). La formazione attuale è di 4 elementi: AngelScream (Voce), Luca Montano (chitarre), Pasquale Paskill Carapella (Basso) e ovviamente Lake (batteria). FPR: Ho notato una certa crescita a livello compositivo su i pezzi di 'Live in Studio 2010', cosa vi porta alla scelta di una melodia o di un testo? Nel vostro melodic Death metal noto palesi influenze Gothic, a cosa o a chi vi ispirate durante la composizione? LUCA: Innanzitutto grazie, troppo buono. Bé, ci sono delle influenze inevitabili, ma la vena Gothic spunta fuori quasi come un'esigenza. Tutto ciò che si apprende dallo studio e dall'ascolto, viene poi meccanizzato, per lasciar spazio alle emozioni; quello che si prova e si vuole trasmettere, poi, diventa inevitabilmente parte di un filone musicale preesistente. Non c'è però un'ispirazione, durante la composizione, a un determinato gruppo, o a brani prescelti, bensì a stati d'animo. D'altronde, anche quando ci si innamora di un brano famoso, o di una band, si da retta al proprio istinto, motivo per cui ci si può avvicinare ai Moonspell così come ai Black Sabbath, che entrano a far parte di noi e che, senza intenzione, spuntano fuori al momento di comporre. Credo sia un po' come quando si impara a parlare: una volta che ci si appropria dei termini, della sintassi, della grammatica, possiamo parlare e scrivere di quello che abbiamo dentro, utilizzando vocaboli che ormai sono parte di noi stessi. ANGELSCREAM: Diciamo che i F.H. hanno avuto due fasi, quella dell’inizio, che non è stata solo di cover, ma anche di pezzi inediti che erano di matrice black se cosi si può dire, e quella attuale in cui c’è più libertà di espressione e dove di sicuro ci sentiamo più a nostro agio. A volte come ricordava Luca, un nostro pezzo può nascere da un riff di chitarra, oppure da un testo che qualsiasi componente della band presenta. Non siamo sicuramente come quelle band, in cui solo uno o due componenti si occupano della stesura dei pezzi, ma partecipiamo tutti alla nascita e maturazione del brano. Le influenze gothic, parlando del mio caso, sono dovute sicuramente a qualche ascolto particolare, ma anche al fatto di miscelare clean e growl vocals in un pezzo, ecco perché la nostra parte gothic può essere ricondotta molto alle linee vocali. FPR: Parlando di questo, come nasce un vostro pezzo? LUCA: Non c'è un iter prestabilito. Talvolta si parte da un riff, altre volte invece da un testo, o da una semplice idea. Si può partire da un titolo, o impazzire per trovarne uno dopo aver completato musica, testo e arrangiamento, come ci è successo con Echoes From Silence. Comunque vada, tutto viene analizzato: se si ha qualche dubbio su un riff o su un bridge, lo suoniamo in diverse salse, finché non funziona bene, e se non funziona, si cambia. Alcune idee restano nel cassetto, altre prendono subito forma. Sta di fatto che mettere d'accordo quattro teste, ognuna diversa dall'altra, non è affatto semplice, ma quando il risultato arriva, la soddisfazione è completa. ANGELSCREAM: Come dicevo prima, i nostri pezzi nascono da alcuni riff di chitarra oppure da un testo, ma anche nei momenti di riposo durante le prove. Una cosa che volevo mettere subito in chiaro e che i F.H. sono una band “libera” a livello compositivo e chi ascolterà il nostro “promo live studio 2010”,capirà benissimo questo elemento. Dentro ci può trovare di tutto, ma c’è sempre un comune denominatore che permea in tutti i pezzi e che alla fine si può ricondurre al nome della band stessa. FPR: Che messaggio volete portare avanti con i vostri testi? LUCA: Può essere frustrante vivere in una società come la nostra, dove chi ha potere vince sempre, e chi non ne ha deve chinare il capo, sempre e comunque. Da un lato c'è disperazione, perché non si può far nulla per cambiare lo stato delle cose, ma dall'altro c'è anche tanta rabbia, che nei testi (e nelle musiche) viene fuori. L'arte è l'unico modo per evadere da una realtà non troppo buona, e a volte può essere anche l'unico modo per affrontarla. Non abbiamo la pretesa di cambiare nulla, ma diciamo la nostra, mettiamo a nudo le nostre anime, i nostri dolori, le angosce, che non possono non esplodere. Il tutto si amalgama alla musica, che alterna melodie molto dolci e cupe a "sparate" molto decise e pesanti. ANGELSCREAM: Credo che il nome del gruppo potrebbe dire già tutto, ma aggiungo che nei nostri testi c’è una parte dell’essere umano che molto spesso viene nascosta e violentata, da falsi perbenismi e ipocrisie in cui noi tutti prima poi dobbiamo incappare. FPR: Cosa deve aspettarsi chi viene ad assistere ad un vostro concerto? ANGELSCREAM: La semplicità nel mettere in musica stati d’animo, passioni,follie, malinconie e sicuramente fare uno spettacolo in cui ci sia il massimo coinvolgimento del pubblico. Insomma non ci piace essere dei pezzi di legno sul palco…nel metal in particolar modo, non avrebbe senso. FPR: Come vedete la scena estrema underground in Calabria e ampliandoci anche in Italia? LUCA: La Calabria, purtroppo per noi, è un po' chiusa già in cose molto più "normali", figurarsi verso il metal estremo. Forse è anche naturale che, in posti in cui determinate sottoculture attecchiscono in modo marginale, ci sia una maggiore ignoranza e, per esempio, si seguano le dicerie più diffuse, come i riferimenti a Satana o al nazismo, che non fanno certo bene alla nomea del metal. Volendo estendere il discorso a tutta la nazione invece, c'è da dire che in realtà più ampie, coesistono più idee, perciò anche il metal estremo può trovare maggiore riscontro; d'altro canto, però, l'Italia resta ancorata a stilemi molto leggeri, o addirittura minimali, facili da ascoltare e memorizzare. Non è molto diffusa l'idea di ascolto puro e semplice, fine a se stesso, perciò spesso non ci si sofferma ad ascoltare generi poco orecchiabili, partendo da musiche intellettuali e arrivando a brani estremamente brutali. ANGELSCREAM: Non penso che in calabria esista una vera e propria scena, ci sono band valide che hanno davvero un grande potenziale per poter varcare i confini regionali e devo dire che alcune di queste lo stanno già facendo, riscontrando un seguito anche fuori regione. Parlando dell’italia, posso dire, che molte band cercano spesso di ripercorrere strade già battute, ecco perché c’è scarsa considerazione in europa e nel mondo del metal targato Italia. FPR: Qual'è il vostro pensiero per quanto riguarda l'accoppiata Internet e Musica? LUCA: Internet ha certamente messo i bastoni tra le ruote ai grandi artisti, che vendono molto meno; anche se i "metallari" sono forse quelli meno penalizzati, in quanto i fan sono appassionati (c'è chi direbbe fanatici) al punto di non accontentarsi dei brani scaricati in mp3. Allo stesso tempo, però, la pubblicità è aumentata a favore dei grandi, ma ancor di più a favore di piccoli gruppi emergenti, che possono far ascoltare la propria musica a chiunque. Internet è un'arma a doppio taglio che, se utilizzata nel modo giusto, può dare tanti vantaggi. Forse l'avvento di Facebook ha cambiato, paradossalmente, le cose, più di Myspace, perché è "frequentato" praticamente da tutti. Poi ci sono i siti specializzati, i forum.. Insomma un gran calderone dal qual poter attingere e nel quale poter porre quel che più ci torna utile. ANGELSCREAM: Nel caso dell’unerground e soprattutto nel metal, penso che Internet abbia dato una grossa mano alle band che non possono avere grosse disponibilità di denaro per farsi conoscere, nello stesso tempo però, ci deve essere una riflessione per quanto riguarda il download selvaggio, se da una parte non si vendono più dischi, dall’altra parte dobbiamo puntare sui concerti, perché un disco si può scaricare, ma l’emozione di un concerto dal vivo no. FPR: Cosa dobbiamo aspettarci dai Forgotten Hope?Avete dei programmi definiti inerenti le attività live ed in Studio? ANGELSCREAM: Sicuramente continuare con la stesura dei nuovi pezzi e perché no, far uscire qualcosa di più sostanzioso tra qualche tempo (un album?!). Per quanto riguarda i live, diciamo che con l’arrivo dell’estate, si dovrebbe smuovere qualcosa, come sempre è stato anche se siamo aperti sempre a nuove esperienze, come i festival metal estivi dove c’è davvero da divertirsi. Volevo ricordare ai lettori, a proposito di live che i Forgotten Hope oltre ad essere una metal band, sono stati anche organizzatori di alcuni eventi negli anni passati, per la promozione appunto di nuove realtà musicali del meridione e in particolar modo nella provincia di Cosenza,(vedi X.Mass Fest I,II,III ed. e Morano In Rock I,II), quindi potrebbe venire fuori anche una nuova edizione di questi eventi, chissà... FPR: Bene,prima di concludere vi ringrazio per la disponibilità augurandovi tutto il meglio e lascio a voi le ultime parole... ANGELSCREAM: Un rigraziamento a Italia di Metallo per averci concesso questo spazio e un ringraziamento particolare a Francesco P. Russo…Per i lettori del sito invece, bè, ascoltate sempre buona musica e soprattutto supportate il metal italiano che ne ha davvero tanto bisogno…Il metal nonostante tutto è vivo e vegeto…support!!! Intervista raccolta da Francesco P. Russo