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Etrusgrave
Trovarsi a parlare con gli Etrusgrave significa darsi appuntamento a una lezione di saggezza spiegata dal padre fondatore dell'Epic Metal italiano, Fulberto Serena, a cui si affiancano l'altrettanto maestro navigato Luigi Paoletti, che insieme al vulcanico Tiziano “Hammerhead” Sbaragli danno vita a una lunga chiacchierata che difficilmente annoierà. Provate a seguirla perchè gli argomenti sono tanti, anche quelli scomodi per qualcuno.
1. Allora Fulberto, da dove è nata l'idea di ritornare in pista?
F. Dunque, una volta che sono uscito dai Dark Quarterer sono stato per nove anni fermo, anche se in modo relativo alla fine. Poi, dopo essere rientrato al lavoro dopo un lungo periodo di cassa integrazione, mi sono sentito un po più tranquillo e ho deciso di rimettere mano alla chitarra. Sul lavoro ho incontrato un vecchio amico, Luigi Paoletti, e insieme abbiamo parlato un po di questa faccenda. Abbiamo buttato giù qualche programma, decidendo di fare qualche cover insieme fino a che non abbiamo sentito l'esigenza di avere un batterista e di un cantante, formando così il gruppo attuale degli Etrusgrave.
2. Ci potresti dire qual'è il segreto che amalgama lo stile di ogni musicista degli Etrusgrave? Te lo chiedo perchè già “Master of Fate” fu accolto con grande gioia dai fans e “Tophet” ha confermato questo alto potenziale. C'è quindi un segreto particolare?
F. Il segreto in realtà è la fiducia in ogni musicista del gruppo. Il fatto che io abbia delle idee compostive non implica che il pezzo esca per forza solo dalle mie idee, anzi tutt'altro. Mi devo affidare alle linee vocali di Tiziano che sviluppa il testo e adatta la sua voce, mi devo affidare al basso che è la linea armonica del brano. Addirittura per la batteria sviluppo un tempo semplice, ed è chiaro che poi ci pensa Francesco ad elaborarlo a seconda delle esigenze. Quindi un'idea di massima viene trasformata e sviluppata da ogniuno di noi fino a che non esce un prodotto e un risultato soddisfacente.
3. Infatti gli elogi a "Tophet" non sono mancati. Quando avete iniziato a lavorare ai pezzi del disco?
F. I primi 2-3 brani erano in realtà già elaborati ai tempi di “Master Of Fate”. Quando è uscito il nostro debutto, eravamo già in possesso dei brani di “Tophet”, ed è stata fatta una prima scelta poiché componendoli in varie fasi temporali vi sono idee nuove, più professionalità ecc.. e quindi abbiamo cercato di abbinare le idee più remote a quelle più recenti
4. Prima si parlava di questo segreto che amalgama le anime della band, ma la fase di composizione vera e propria viene lasciata soltanto a te o c'è un lavoro di squadra, dove tutti possono dire la loro.
F. L'idea in se stessa è un'ispirazione; solitamente io parto da un titolo e immagino una storia che darà vita al brano. Poi naturalmente anche se compongono una linea melodica, spetta agli altri poi svilupparla nei rispettivi compiti. In linea di massima non c'è un preciso perchè, probabilmente è il mio vasto bagaglio musicale che mi porta a pensare a una determinata cosa. A volte attingo dalla musica classica, ricordi ancestrali di certe musiche particolari. Mi sveglio una mattina e viene così.
5. Vorrei chiederti ancora una cosa Fulberto; ci puoi dare qualche notizia circa i The Diamonds, che erano la band dove tu suonavi prima di entrare nei Dark Quarterer?
F. Beh con i TheDiamonds si và davvero lontani nel tempo, è stato il primo gruppo in cui ho suonato quando ancora ero uno studente. I ragazzi dei The Diamonds avevano bisogno a quell'epoca di un chitarrista, e io ero diciamo agli inizi ancora con lo strumento, però loro mi ritenevano già bravo e mi presero. Il primo concerto che tenni con loro fu al Paradisino, a San Vincenzo nel 1968 e facemmo da supporto a Caterina Caselli! L'anno dopo supportammo i Nomadi con il grande Augusto Daolio e due anni dopo ancora suonammo insieme agli Uriah Heep, che a quei tempi per noi era un sogno soltanto pensare di suonare insieme ad un gruppo del genere, tant'è che suonammo proprio poco e poi ci fiondammo a vederli. I più anzianotti si ricorderanno chi erano gli Uriah Heep, quando da noi anche la sola parola distorsore era difficile solo a pronunciarla!!
6. Luigi, ci vuoi fare un excursus dei tuoi inizi nella musica, di come sei entrato in contatto con Fulberto e di come vedi attualmente lo scenario della musica pesante in Italia?
L. Anche io ho iniziato a suonare in tempi molto lontani, quando le canzoni si facevano nelle sale da ballo, e poi parallelamente suonavo con un gruppo che si chiamava Watt 2000 con il quale suonavo anche pezzi un po più rockeggianti, ovvero cover di Uriah Heep, Grand Funk Railroad, Cream e musica simile. E' stata quella la mia scuola. Poi anche io per ragioni personali ho smesso per tanti anni di suonare, però non ho mai smesso del tutto di suonare, suonavo a casa per conto mio sia il basso che la chitarra. Poi mi sono trovato appunto con Fulberto al lavoro e parlando insieme di una propabile ricostruzione della faccenda, abbiamo detto “ok proviamo a ripartire” e da li non ci siamo più fermati; sono ormai 12 anni che suoniamo assieme.Per quanto riguarda lo scenario in Italia della musica heavy, devo dire che prima di tutto lo vedo molto affollato, ed è una cosa che mi ha colpito visto che ai tempi miei e di Fulberto eravamo in pochi a suonare un certo tipo di musica. Ho avuto modo di sentire ultimamente dei ragazzi molto preparati, bravi anche tecnicamente e vorrei che il metal italiano fosse un po più seguito e venisse conseguentemente un po più rispettato quello che si fa in casa che quello che si fa fuori, con un occhio certamente alle influenze esterne ma anche per quello che facciamo qua, che vedo molto positivo per la quantità di idee e di “ciccia” come si dice in Toscana.
7. Siccome te e Fulberto siete i “meno giovani” del gruppo e avete vissuto sulla vostra pelle l'avvicendarsi di tutti i generi che si sono susseguiti nel tempo, vedete delle similitudini nell'avvicinarsi alla musica heavy metal \fra i giovani della vostra generazione e i giovani di adesso?
L. Noi eravamo molto in difficoltà ai nostri tempi, era molto difficile ascoltare certa musica in Italia perchè ne arrivava poca e molto in ritardo rispetto al resto del mondo, quindi era molto difficile per noi. Non c'era Internet oltretutto. Oggi con i mezzi tecnologici che esistono mi sembra molto più facile avvicinarsi a questo mondo e credo sia fattibile tutto oggi.
8. Tiziano è notevolmente migliorato rispetto al disco di debutto, e volevo chiedere appunto a te e a Francesco che siete l'anima più giovane del gruppo, come vi siete trovati ad avere a che fare con due mostri sacri di questa musica?
T. Eravamo abbastanza spaesati all'inizio, perchè comunque avevamo suonato fino a quel momento in band amatoriali e non per niente l'unica cosa che avevo inciso io personalmente era un Ep con gli Harvest. Poi come succede spesso quando si suona con persone più brave, o nuoti o anneghi. Devi tenere il passo con gli altri nella band sennò rischi di rallentare tutto o di remare contro il gruppo. Per il resto non conta solo la tecnica e la bravura, ma contano anche il talento e le potenzialità nascoste che ogni musicista può tirar fuori in base all'esperienza, allo studio e alla passione che ci mette. E cosa non meno importante conta molto l'amicizia, l'affiatamento che si genera tra i componenti della band. Almeno per me è stato così, io sono entrato pochi mesi prima di Francesco nel gruppo, prima di lui alla batteria sedeva Carlo Funaioli.
9. Mi spiegate il significato della copertina di "Tophet"?
T. E' un quadro che è in casa del nostro consigliere ufficiale Duccio Marchi e abbiamo deciso di adottare l'immagine del quadro perchè era misterioso. Il mistero come penso si possa aver capito dai testi è un argomento che ci affascina molto, per questo abbiamo tirato fuori le storie degli Etruschi e dei Fenici in questo caso relativi al tophet, dove ci sono molte ombre di dubbio per quanto riguarda la loro funzionalità. Ad esempio c'è una teoria che si attiene all'ospitalità di certi popili al riguardo degli stranieri, ai quali veniva concessa una donna, e il bambino che ne derivava da questa unione veniva in seguito bruciato e le sue ceneri seppellite in questi tophet. Altre teorie hanno in seguito smentito quest'ultima e hanno dato tutto un altro significato al tophet, un significato di purificazione, nel senso che queste nuove teorie asseriscono che nei tophet venissero bruciati i resti dei bambini morti alla nascita, in quanto erano simbolo di sventura e rabbia divina. Bruciando il corpo si liberava un demone che si celava nel corpo morto del bambino e così la rabbia divina veniva placata.
L. L'autrice del quadro comunque è Maribruna Toni (in arte:MATO), una nostra concittadina ora scomparsa.
10. Fulbe, una domanda un po difficile se vogliamo, che è inevitabile non farla visto il tuo trascorso nei Dark Quarterer; alla prima edizione del Made In Hell Fest che si è svolto proprio qui all'Elvis Fan Club, poco prima dell'inizio dello show davanti ai miei occhi è avvenuto una sorta di “disgelo” tra te e Gianni Nepi; non so se prima che fossi presente vi foste già riavvicinati e riparlati, quello che i miei occhi possono testimoniare è l'aver visto Gianni Nepi invitarti ad avvicinarti a noi e ho potuto, non senza un manto di commozione nel cuore, vedere te e Gianni scambiarvi discorsi amichevoli. Ti assicuro che per me il Made In Hell Fest, al di là del suo valore di riuscita musicale, era già riuscito assistendo a quella scena in cui i due padri dell'Epic Metal italiano erano di nuovo accanto come ai vecchi tempi, sancendo con quel gesto la fine ufficiale della vostra guerra fredda che vi ha tenuti separati per tanti anni. Quel riavvicinamento pubblico al Made in Hell ha avuto anche dei seguiti successivamente a livello personale, magari incontrandovi privatamente per chiarirvi una volta per tutte? E grazie a ciò, ci sarà l'eventuale possibilità di vederti tornare ad affiancare magari sul palco per una sera Gianni e Paolo Ninci per eseguire un brano dei vecchi Dark Quarterer o magari dare vita a una sorta di collaborazione su disco per le vostre rispettive bands? E' una cosa che molti fans auspicano da tempo.
F. Francamente anche io sono stato felice di rivederlo dopo tutti questi anni. Il fatto è che io facevo un tipo di vita diverso dalla sua e non c'era più occasione di rincontrarci. Io sono stato fermo, loro nel frattempo sono andati avanti con il gruppo, hanno aperto una scuola di musica, erano presi insomma dalle loro attività. Il Made in Hell è stata l'occasione per riavvicinarsi a livello personale, quanto a collaborazioni a livello musicale la vedo dura perchè io sono rimasto ancorato ai miei vecchi sistemi, loro facendo un progressive più moderno si sono evoluti cercando altre atmosfere, mentre io diciamo rispetto a loro sono rimasto indietro, e poi visto che la purezza dell'epic come la intendo io è diversa da quella progressive loro, sinceramente non saprei trovare un punto di incontro tra noi. Non credo perciò neanche nell'eventualità di risuonare per una volta insieme.
11. Quindi diciamo non si può considerare fattibile questa cosa in ogni caso..
F. In linea di massima io dico sempre “mai dire mai”, però ora come ora occasioni non ne vedo, ecco. Non ci sarebbe lo scopo di ripresentare pezzi che andavano trent'anni fa. Un po come i Beatles quando morì John Lennon...una volta morto lui tutto finì. Noi per fortuna siamo tutti vivi e vegeti, però ogniuno di noi ha preso la propria strada musicale e continuiamo su quelle. Ciò che è scritto però rimane comunque.
12. Non ci potrà quindi essere neanche un'occasione di unire la parte più vintage che tu rappresenti ancora e quella più evoluta rappresentata dai Dark Quarterer di adesso e poter scrivere così un pezzo che può essere incastonato in un disco degli Etrusgrave o in un disco dei Dark Quarterer?
F. Sinceramente questo tipo di collaborazione non la concepisco. Io sono tradizionalista, sono con questi ragazzi con cui mi trovo bene e suoniamo quello che ci piace. Non parliamo di inserire tastiere o cori, siamo il classico gruppo “attacca il jack e suona”.
13. So che siete già al lavoro sul terzo disco Etrusgrave, come stanno procedendo al momento le cose?
F. Sulla composizione del nuovo disco ci siamo fermati un po perchè dobbiamo affrontare la promozione di “Tophet” e già avendo ora materiale di due album ciò significa avere un repertorio di due ore di concerto, quindi diciamo che il materiale da proporre non ci manca, anche se non suoniamo di certo due ore ogni volta. Comunque siamo già al terzo brano del terzo cd, poi quando i ragazzi mi daranno l'ok si comincia con la composizione vera e propria. Già da quest'estate si comincia a lavorare sul serio al terzo capitolo.
14. Puoi darci già qualche anticipazione sul disco che verrà? Sarà un concept o le canzoni saranno sempre slegate tra loro?
F. Diciamo che dagli Etruschi si passerà alla preistoria, e si risalirà su qualche vicenda tragica, insomma puro stile epico Etrusgrave
15. L'attività live degli Etrusgrave si è snodata non soltanto in Italia, ma potete vantare anche date in Germania e in Grecia, dove godete di un ottimo seguito. Il fatto che ora anche le band italiane riescano a trovare richieste e spazi all'estero, mi sembra sintomatico, se tenuto conto che fino a pochi anni fa il metal italiano era visto di cattivo occhio sopratutto dalla stampa estera, e tu Fulbe ne sai qualcosa quando Kerrang stroncò brutalmente “Dark Quarterer”. Secondo voi è stato finalmente abbattuto l'ultimo muro di diffidenza verso il metal italiano? Muro che a quanto pare in patria non è ormai possibile abbattere, viste le sue solide fondamenta inscalfibili...
F. Intanto precisiamo che Kerrang ci distrusse non tanto per le idee che erano già apprezzate e sapevano quasi di nuovo, quanto per la produzione. Varie vicissitudini hanno fatto si che non uscisse un prodotto eccezionale sotto quel punto di vista, e questo giornalista che scriveva per la rivista ebbe da ridire sul livello di incisione, visto che in Inghilterra erano già a livelli eccelsi mentre noi in Italia eravamo ai primi vagiti. Dovette però ammettere che a livello di idee qualcosa si muoveva. Per i concerti esteri bisogna ammettere che sopratutto in Grecia ci fosse un pubblico molto evoluto. Quando siamo arrivati ad Atene ci hanno accolto grandiosamente, dimostrando di conoscere i nostri brani forse anche meglio di noi, idem in Germania; segno che il metal italiano in quei paesi è seguito...
T. Questo è dovuto anche ad un livello di passione notevolmente aumentato grazie anche alla tecnologia di oggi che permette di conoscere tanti gruppi rispetto a tanti anni fa. Anche se Internet non sempre è usato nella maniera corretta, vedasi il download selvaggio. Ci sono comunque ancora i vecchi collezionisti, anche se pochi, o persone come tante che amano avere il cd vero e proprio che sostengono una causa che oggi, nel 2000, non è più quella di 20-30 anni fa dove ancora c'era la voglia di conoscenza vera del metal, cosa quest'ultima oggigiorno sparita.
F. Vorrei far capire ai ragazzi che ai miei tempi non si scaricava niente, al massimo potevi sdoppiare la cassetta, ma in linea di massima si compravano i dischi. Bisogna capire che un gruppo per prodursi un disco si accolla spese onerose, nell'ordine di migliaia di euro, così come un produttore che si accolla le spese di produzione e distribuzione...alla fine si avrà anche la gloria ma le tasche rimangono vuote alla fine. Nessuno pretende di fare soldi in questo genere, non siamo nella musica leggera dove una qualsiasi mozzarella che esce da X – Factor o da Sanremo vende milioni di dischi e si sobbarca tour infiniti, supportati anche dai giornali che dipingono i loro dischi come “favolosi”, anche se vorrei vedere se questi personaggi hanno lo stesso pubblico degli Ac/Dc o di altri gruppi che riempiono gli stadi. In Italia abbiamo questa roba che genera personaggi anche valide per carità, ma questa non è una scusa per ignorare centinaia di gruppi che a modo loro propongono musica valida. Noi italiani siamo un po presuntuosi, crediamo di essere bravi a far tutto, a cantare, a suonare tre note e via e tutti si improvvisano appena svegli la mattina. Per questa ragione quando poi c'è qualcun altro che esce un po dagli schemi la gente dice “ a me quella musica non piace”, ma non piace perchè la gente non la capisce certa musica. E' come leggere i Promessi Sposi o la Divina Commedia e dire non mi piacciono; se non hai una certa preparazione letteraria è ovvio che non ti potranno piacere. E lo stesso per la musica, se la musica non viene vissuta e ci si limita a dire di essere musicisti completi solo perchè si è frequentato una scuola di musica dove insegnano tutto, è inutile. La musica la si deve comporre personalmente, non limitarsi a copiare gli altri. Il pubblico italiano è un pubblico particolare, che crede che il Rock sia Vasco Rossi o Ligabue, pensando che basta sentire una chitarra distorta per affermare che quello sia Rock, e quello è il massimo che concepisce in Italia la stragrande maggioranza delle persone.
16. Domanda generale agli anziani: vi è mai capitato spesso di chiedervi, visto che in Italia con il metal non si vive, “ma chi ce lo fa fare?” E dopo di chè pensare di mettere parola fine a tutto? E ai giovani; cosa vi spinge oggi in un mondo ancora più difficile di quello vissuto da Luigi e da Fulbe, a non demordere, considerata la sempre perpetua ostilità della stragrande maggioranza dei metallari italiani nei confronti del metal italiano? Tu Tiziano, che ti occupi anche di organizzare eventi qui all'Elvis Club, come vivi questa difficoltà ?
L. Assolutamente no!
T. . Il discorso è che se non ti piace quello che suoni, che suoni a fare? Nel senso, se non dobbiamo guadagnarci niente, suoniamo almeno per divertirci. Le passioni costano d'altronde, ma si fanno lo stesso, il problema è vedere certa gente che si commercializza e si ritorna al discorso di prima...cosa suoni a fare se quello che suoni non ti piace? Queste son cose che succedono anche nel metal, guarda fino a qualche anno fa..c'era il classico tipo con capello liscio, camicetta bianca tutto preso a fare scale sulla chitarra, che alla fine tirava fuori delle cacofonie e basta. Poi c'è stato il momento del gothic, e allora via tutti a fare gothic con le unghie truccate di nero, ora c'è la moda Emo e del metalcore. Non sto parlando solo a livelli grossi ma anche a livelli amatoriali. Magari ci sono dei ragazzetti che hanno inciso un demo death metal, un giorno si svegliano e si mettono a fare metalcore, di che cazzo sa?
Per quanto riguarda l'ostilità verso il metal italiano ti dirò che da una parte è un bene, perchè meno gente c'è a seguirlo e più reale passione esiste, pochi ma buoni come si suol dire tanto i soldi non si fanno, io oltretutto organizzo concerti come sai bene e non ci ho mai guadagnato una lira quindi la difficoltà la si vive male però alla fine la soddisfazione di quelle poche persone che vengono ai concerti c'è perchè si divertono, quindi portiamo avanti un qualcosa in cui crediamo veramente. Se poi la gente se ne sbatte i coglioni che stia a casa, il problema alla fine è che ci rimettono i gruppi e i locali che alla fine chiudono, e in questo periodo hanno chiuso in parecchi. Le leggi italiane non ci aiutano assolutamente in questo senso, e nonostante noi siamo la patria della cultura e di una grandissima tradizione artistica, il bello è che ci ritroviamo a dover dare il sangue per andare avanti. Alla fine tutto questo fortifica la passione e te la tempra, se davvero non hai passione per il metal, nell'organizzazione dei concerti e per la musica in generale, qui in Italia non vai avanti. Purtroppo è così, ma alla fine chi se ne frega, non ci possiamo fermare solo perchè si incontrano delle difficoltà; se poi la gente decide di rispondere bene, sennò meglio dieci persone che ci credono che cento che non ci capiscono niente e son qui soltanto per moda.
L. Io ho smesso due volte per questo di suonare, perchè all'epoca ci chiedevano di cambiare genere, farne uno tipo sala da ballo, visto che ci chiedevano canzoni di Sanremo o da ballo liscio e io dissi basta, non suono più perchè non mi piace questo atteggiamento che non mi fa divertire più
17. Ragazzi siamo in conclusione, se volete aggiungere qualcosa che non è stato ancora detto o chiesto fino ad ora questo è il momento. Grazie a tutti voi per questa chiacchierata e a ritrovarci presto on the road.
F. Io personalmente credo di aver detto tutto, in linea di massima la situazione si è capita quindi andiamo avanti. La soddisfazione di divertirci facendo musica rimarrà immutata nel tempo. CHE LA TOMBA RISORGA!
T. . Ringraziamo tutti i nostri fan che ci hanno sempre supportati, e chi come te che ha impiegato il proprio tempo libero per dedicarci uno spazio su Internet.
Intervista raccolta da: Francesco Running Wild