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Niki Lou Rosh - Presidente Valery Records
Eccomi ad intervistare Niki Lou Rosh, presidente della Valery Records sicuramente tra le migliori etichette italiane! Sentiamo cosa ha da dirci:
1) Come nasce la Valery Records ? Da dove nasce l'idea?
Aprimmo Valery Records nel 2002 insieme a Valeria, una mia ex collega inglese che in quel periodo lavorava con me in un’etichetta chiamata Effe Music. Quando Effe Music fu assorbita da un’altra label più grande e cessò di esistere, decisi di rifiutare le proposte lavorative che mi vennero fatte da questa nuova label, e di cominciare a lavorare per conto mio, un po’ stanco del modo di lavorare e dell’ambiente in cui avevo vissuto per molti anni in varie etichette italiane. Valeria venne con me a condividere questa nuova avventura e nacque Valery Records. Il nome Valery è chiaramente riconducibile a quello di Valeria, suonava bene ed era facile da ricordare, così fu scelto da entrambi, di comune accordo.
2) Se uno guarda il vostro sito nota che non ci sono solo produzioni rock metal, anzi, cosa vi ha spinto a produrre svariati generi musicali?
Pur essendo stato da sempre anche un musicista ed un grande appassionato di hard rock, provenivo da moltissimi anni di lavoro in altre etichette discografiche, nelle quali mi ero occupato di svariati generi musicali tra cui anche musica italiana, pop, dance, rock, musica da ballo italiana, folk, new age, etc. e avevo già molte conoscenze in campo discografico, che avrei in seguito utilizzato per la Valery; cominciammo quindi inizialmente a produrre lavori che avrebbero avuto una collocazione più facile sul mercato, per garantirci un minimo di fatturato che ci avrebbe consentito di pagare bollette, tasse, fornitori e stipendi nella fase iniziale della vita della Valery. In quel periodo era un bel momento di mercato per la musica latina, così ci dedicammo in particolare a questo genere, anche perché io avevo lavorato molto tempo con etichette e produttori latini internazionali e con grandi artisti come Tito Gomez, La Banda Gorda , Los Silver Stars, Los Sabrosos del merengue, Mimi Ibarra e molti altri. Avevamo quindi il know how per poter iniziare, in attesa di nuovi progetti e altri generi musicali futuri.
3) Da un paio d'anni le uscite della Valery sono sinonimo di garanzia per quanto riguarda le uscite discografiche italiane, penso a Pino Scotto, Elektradrive, Clairvoyants, Trick or Treat ecc, su che basi decidete di scegliere una band da produrre?
Sinceramente ora come ora cerco di valutare le band e gli artisti con uno sguardo orientato ad un lavoro a lungo termine e non immediato, perché sono convinto che per ottenere risultati in questo lavoro bisogna fare tanta gavetta e molti sacrifici sia a livello economico sia dal punto di vista delle proprie scelte di vita personali, indubbiamente quindi una delle cose più importanti che mi colpiscono in una band è la voglia di fare le cose in modo serio e professionale, l’umiltà di sapersi affidare a coloro che ne sanno di più e che talvolta sanno dare loro consigli preziosi, la consapevolezza di voler fare un percorso lungo e difficile senza perdersi d’animo e la passione vera per le cose che hanno da dire con la loro musica. Detto questo, sono convinto che una band debba avere tante cose che contribuiscono alla sua crescita artistica e commerciale; spesso paragono questo ad una buona ricetta di cucina; per fare in modo che un piatto riesca bene e che chi lo assaggia rimanga contento, bisogna scegliere ed utilizzare gli ingredienti giusti, saperli dosare, presentarli in modo gradevole, saperli cucinare e infine servirli a tavola nel modo corretto.
Nel caso della carriera musicale bisogna avere tanti ingredienti adatti, come tecnica, belle canzoni, bella immagine, bei suoni, una buona etichetta che ti segua, buona promozione, grande attitudine live, ma soprattutto bisogna avere grande umiltà, considerazione e gratitudine per tutti coloro che lavorano per te e che remano con te sulla tua stessa barchetta. Troppa presunzione, troppa fretta e mancanza di rispetto verso gli altri di solito non portano a grandi cose, invece lavorare insieme, con serietà e correttezza certamente può aiutare la band a prendere la giusta direzione. Concludendo, la cosa che mi fa decidere di produrre una band è sicuramente la prospettiva di poter lavorare con loro per costruire tutto questo; se non vedo questa possibilità e se non riesco a trovare in una band delle prospettive di miglioramento e crescita, di solito la cosa non mi provoca curiosità ed interesse.
4) Cosa ti ha spinto a puntare anche su un genere che comunque in Italia ha scarsa visibilità nei media?
Sicuramente la grande passione per il rock e la voglia di realizzare anche dall’Italia dei prodotti di buon livello qualitativo. Sono convinto che anche qui da noi ci siano grandi musicisti ed ottime band con tante cose da dire e tantissimo da dare al pubblico di tutto il mondo; certamente, parlando di rock, rimaniamo ancora un po’ relegati alla periferia musicale internazionale, anche se ultimamente le cose stanno un po’ cambiando in meglio e la reputazione delle band italiane sta crescendo parecchio grazie a persone come i Lacuna Coil ed altri che stanno facendo un lavoro eccellente all’estero, facilitando non poco il lavoro di rock band artisticamente più giovani che intendono affacciarsi sul mercato.
5) Tra le band del genere prodotte, chi ti ha dato più soddisfazione, chi ti ha deluso e chi ti ha sorpreso in termini di vendita?
Quasi sempre il buon giorno si vede dal mattino.. anche se dobbiamo dire che le vendite dei prodotti finiti sono in netto calo ormai da molti anni in tutto il mondo e purtroppo non vedo ora come ora segnali di ripresa immediati, le band che hanno, più di altre, capito come bisogna lavorare e sanno accettare i consigli che vengono dati loro, normalmente hanno anche un riscontro di vendite superiori alle altre. Ci sono band straordinarie come i nostri Timecut che nonostante siano eccezionali sotto tutti i punti di vista non hanno ancora avuto il riscontro numerico che si meritano ed altre come i Trick or Treat che invece si stanno finalmente facendo apprezzare anche in termini di vendite dai record shops di tutto il mondo, vendendo un buon numero di copie anche per esempio in Giappone. Stanno ottenendo buoni risultati anche The Fire, Clairvoyants, Elektradrive, Noize Machine e Bloody Mary, mentre sono andati meno bene Arcadia, Fear of Fours e Looking 4 a Name. Resta escluso da questo discorso Pino Scotto che non ha bisogno di presentazioni e che procede veramente alla grande.
6) Riallacciandomi alla domanda precedente, ma si riesce ancora a vendere un numero di copie adeguate? E se si a quanto si può arrivare in Italia?
La parola “adeguate” non ha molto senso; ora come ora dobbiamo confrontarci con un mercato ai minimi termini storici, per esempio, oggi in U.S.A. si va in classifica nei top 100 con poche decine di migliaia di copie, mentre anni fa ci volevano milioni di dischi venduti.
Tutto è cambiato in modo troppo veloce, le majors hanno sperperato milioni di euro in produzioni inutili e hanno distrutto questo bellissimo lavoro, giorno dopo giorno, agevolando la conversione digitale dei supporti, la diffusione della musica on line e la conseguente banalizzazione e perdita d’importanza del prodotto finito come oggetto di valore concreto.
Stiamo arrivando al punto che sempre più la musica è vista dalla gente come un accessorio gratuito, di cui si può usufruire quando si vuole, con un semplice click, senza dover neanche uscire ed andare al negozio per comprare l’album che si vuole ascoltare. Oggi hai voglia di Led Zeppelin? Vai su Youtube e senti e vedi tutto quello che vuoi della band in un battito di ciglia.
Non c’è quindi un numero di copie “adeguate”, c’è un tot di dischi che devi per forza cercare di vendere per poter continuare ad investire su una band e farla crescere a 360°. Se una band non vende e non cresce, è difficile che riesca a trovare qualcuno che continui ad investire su di essa per lungo tempo, perché le risorse non sono infinite e nemmeno le majors oggi si possono permettere di supportare una band per anni senza un minimo di ritorno economico che aiuti la label a rientrare delle spese sostenute per la band, anche in termini di promozione. In Italia il discorso è identico, si può in teoria arrivare anche a grandi numeri di copie vendute ma ora come ora vendere dischi è sempre più difficile, ovunque.
7) Ci saranno altre band nel vostro roster in futuro o continuerete a lavorare con quelle che avete?
Assolutamente sì, entrambe le cose: ci saranno altre band e continueremo a lavorare con le band che abbiamo sotto contratto.
8) Trovate problemi con la distribuzione?
Normalmente abbiamo per fortuna un buon rapporto con i nostri distributori in tutti i paesi. Certamente non è stato facile per una piccola label indipendente italiana, conquistarsi un po’ di credibilità all’estero, considerando la fama di “ poca serietà” che ha purtroppo caratterizzato le etichette italiane per anni sul mercato internazionale, ma lavorando bene e soprattutto onestamente, crediamo che i nostri partners per la distribuzione e la promozione non possano certo lamentarsi di noi e finora ce lo stanno dimostrando tutti i giorni con la loro amicizia e considerazione. I problemi concreti riguardo alla distribuzione sono gli stessi in tutti i paesi e sono dovuti principalmente al proliferare della cosiddetta grande distribuzione e alla chiusura di tantissimi negozi di dischi specializzati che oggi non esistono quasi più. Le grandi catene trattano i dischi senza competenza, come prodotto da supermercato, detersivi o carta igienica e spesso il personale che ci lavora non sa un cazzo di musica e non sa o non vuole consigliare il cliente, l’unica cosa che fanno è cliccare su un computer sia per vendere sia per ordinare il prodotto; questo fa in modo che le grosse catene mettano sugli scaffali prevalentemente le ultime uscite imposte dalle majors e poco di più. Se cerchi un disco pazzesco di Frank Zappa, James Brown, o Steelhouse Lane, stai quasi certo che non lo troverai, ma avrai una grande disponibilità di “Best Of”o di Pop albums di plastica degli artisti mainstream del momento.
9) Un tuo parere spassionato sul download libero, croce e delizia per band ed etichette minori.
Andate dal macellaio, scaricatevi due chili di bistecche senza pagare e chiedete a lui
10) Anni fa Pino diceva che non ci sarà mai un futuro per questa musica in Italia, è stato facile profeta?
Pino è stato come sempre realista, ha fotografato esattamente le cose come stanno e purtroppo bisogna dire che ha avuto perfettamente ragione. Vedendo che in questo nostro bellissimo paese vogliono ancora farci credere che la musica è solo quella di Amici, San Remo o X Fucktor, sinceramente non c’è da essere molto ottimisti riguardo al futuro del rock in Italia. Certo, nulla è impossibile e ogni cambiamento ha bisogno dei suoi tempi, ma purtroppo nel nostro caso i tempi, benché maturi sembrano diventare sempre più lunghi. Piuttosto dovremmo guardare con rispetto e ammirazione a band come Lacuna Coil, Vanadium, Rhapsody of Fire, Labyrinth, Exilia etc.. (senza citare band della Valery) e a tutte le band italiane che stanno cercando di farsi onore nel mondo e forse piano piano in questo paese, qualcuno si accorgerà che esiste un popolo rock anche qui e che, nonostante la totale indifferenza dei “Lor Signori” (gli imbecilli patentati e gli schiavi dell’opportunismo mediatico), migliaia di ragazzi continueranno a suonare vera musica nelle cantine e nei piccoli clubs con grande coraggio.
11) Cosa c'è sotto l'albero di Natale della Valery?
La Valery purtroppo non ha mai ricevuto regali da nessuno, ma al contrario ne ha fatti parecchi. L’unica cosa che vorrei trovare sotto l’albero per la Valery a Natale e tutti gli altri giorni è il rispetto per quello che la Valery cerca di fare con grandi sacrifici e onestà e la gratitudine della gente che lavora con noi, che ti guarda dritto negli occhi, ti stringe la mano e ti dice grazie per il lavoro che hai fatto e stai facendo con loro e per loro.
Questo è il regalo più grande per un’ etichetta discografica, perché vuol dire che sei sulla strada giusta, il tuo lavoro è prezioso e utile e la gente, che non è stupida, se ne accorge.
12) Per concludere un tuo messaggio alla nazione.
Ascoltate e suonate la musica che volete, ma non fatevi prendere per il culo da ciò che vogliono imporvi per forza, informatevi, leggete, studiate e proteggete ciò che vi da’ emozioni vere e non ciò che semplicemente passa il convento, supportate, seguite e comprate i dischi delle band italiane, la prossima potrebbe essere la vostra. Stay Rock !
Niki Lou Rosh – Presidente Valery Records
Intervista a cura di: Klaus Petrovic