Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
4TH Dimension
Ed eccoci ad intervistare Andrea Bicego, singer dei 4th Dimension, già recensiti su queste pagine con un ottimo giudizio.
1) Ciao Andrea, benvenuto su IdM... Raccontaci qualcosa di voi: chi siete, come vi siete incontrati, come nascono i 4th Dimension…
Andrea: I 4th Dimension sono 5 persone che amano la musica e che stanno cercando di seguire le ali di un piccolo sogno. La band nasce nel 2005 e salvo l'innesto di Stefano al basso nel 2007 la line up è la stessa di allora e vede il sottoscritto alla voce, Talete alla tastiera, Massy alla batteria, Michele alla chitarra e il già citato Stefano al basso. Diversamente da quanto accade di solito è stato un incontro casuale fra me e Talete a dare inizio a tutto, anche se da quella prima sera in cui l'idea di fondare un nuovo gruppo ad oggi sono cambiate tante cose e col tempo il progetto ha assunto dei connotati che inizialmente non erano ipotizzabili. Credo che il piccolo segreto del nostro gruppo sia comunque di essere persone che prima di tutto si conoscono personalmente, vivono vicino e si frequentano al di là della band in sè: in summa, c'è un gruppo di amici alla base del gruppo di musicisti.
2) Perchè proprio 4th Dimension? Da chi e da dove arriva l'idea della Quarta Dimensione?
Andrea: Un monicker forte e suggestivo che tanti pesano derivi dal disco omonimo degli Stratovarius (e può tranquillamente essere che Tolkki avesse in mente il nostro stesso significato quando lo ha adottato) ma che vuole invece, a prescindere, dare l'idea di qualcosa di etereo e spirituale, lontano dal materialismo delle nostre vite. La musica ci spinge lontano dal reale, è essa stessa una forma d'arte intangibile e votata al sublime, capace di raggiungere una parte di noi che non è carne ma spirito, fino a far risuonare le "corde del sentimento" per usare una bella immagine... in fondo siamo noi stessi uno strumento che aspetta solo di essere suonato e che, purtroppo, spesso rimane muto per sempre.
3) E adesso “The White Path To Rebirth”: titolo quantomeno suggestivo. Come ci siete arrivati? Pur non essendo un concept album in senso stretto, si intuisce già dal titolo che esiste un filo conduttore che attraversa i singoli brani: qual è questo magico sentiero verso la rinascita? Quale il messaggio che volete trasmettere?
Andrea: Ricollegandomi a quello che ti ho appena detto immagina che per risvegliare lo strumento dentro di noi e far risuonare la musica della nostra anima sia talvolta necessario passare attraverso esperienze formative o, paradossalmente, apparentemente distruttive. Ogni attimo della nostra vita, sia esso foriero di vita o di morte, di gioia o dolore, di luce od oscurità, contribuisce a plasmare il nostro io, facendolo pulsare o rattrappire a seconda di quella che poi è la forza interiore del singolo individuo. Nello scrivere i testi mi sono quindi lasciato guidare dall'idea che tutto quello che viviamo sia necessario ma che spetti a noi, nel nostro intimo rapporto con noi stessi, incanalare l'energia spirituale nel sentiero che ci porta all'elevazione. Qualcuno riesce a vivere senza essere privato del proprio diritto alla felicità e alla serenità, altri invece riducono la propria esistenza a una sopravvivenza grigia e insensata. E' a questi che è rivolto il messaggio, perchè si può trarre insegnamento da ogni cosa, e oltre il deserto che pare stendersi ovunque si guarda c'è sempre una terra promessa, una luce in grado di riscaldare, ma come ho detto prima spetta a noi trovarla, solo a noi... e DENTRO noi stessi. Cammino arduo, da cui l'idea del sentiero. Cammino che deve essere necessariamente segnato da un abbandono dei sentimenti negativi, da cui il colore bianco. Cammino che porta a una rinascita.
4) Confesso subito di essere rimasta affascinata in modo particolare dai vostri testi: un songwriting così ispirato non è un risultato facile da raggiungere. Come nasce un vostro brano?
Andrea: Per i pezzi che scrivo io posso dirti che nel momento in cui definisco delle melodie potenzialmente buone e inizio a lavorare sulla struttura, contemporaneamente comincio anche ad intuire di cosa potrebbe parlare quella canzone, almeno in termini generici. Mi vengono in mente delle immagini che associo a determinate sequenze. Da lì a scrivere il testo passa solitamente un'eternità, eternità costellata da un numero immane di revisioni e cambiamenti fino ad arrivare a convergenza di idee e, raggiunta quella, di forma. Amo molto la letteratura inglese, è una mia passione, quindi cerco sempre di scrivere lyrics che abbiano, nel loro piccolo, un certo carattere poetico. Non è per nulla semplice dire le cose in modo efficace quando si è necessariamente vincolati dalla metrica della musica. Per quanto riguarda invece i pezzi scritti da Talete talvolta seguo l'idea che lui mi suggerisce, talvolta invece mi lascio trasportare dalle mie sensazioni. Ma sono sempre piuttosto lento a scrivere, mi concedo molto tempo per metabolizzare. Un testo sbagliato o mal riuscito è una pecca enorme. Ad ogni modo i nostri brani nascono da idee più o meno deifinitive di una persona, idee che poi vengono vagliate e arrangiate tutti insieme in sala prove provando diverse soluzioni. Poco spazio all'improvvisazione diciamo, almeno per ora.
5) Musica e testo: 50 e 50? oppure? Considerato quanto appena detto sulle vostre lyrics, che peso date voi alle due componenti?
Andrea: Come ho appena detto per me un testo malriuscito o inadatto è un buco nero in una canzone. So che molte persone se ne fregano delle lyrics e nemmeno si prendono la briga di provare a capirle, o magari lo fanno ma non sono poi interessati al contenuto, ma siccome io vedo le cose in modo diverso, opero di conseguenza. Prendiamo come esempio "Winter's Gone". Adoro questo pezzo ed è il mio preferito in assoluto del disco, ne sono totalmente schiavo. Ma è il connubio musica-testo che me la fa amare così. Stessa cosa posso dire per "Everlasting" o "Landscapes". Nel dare la supremazia alla componente eterea, la musica appunto, credo nella potenza delle parole e delle immagini che esse possono delineare se ben usate. Se vuoi una percentuale ti dico quindi 60-40.
6) In una scena musicale in cui tutto è già stato detto, scoperto e inventato, la critica più frequente che un gruppo si trova ad affrontare è il classico “manca di originalità”: quale è la vostra ricetta per tentare di allontanare lo spettro della banalità?
Andrea: Guarda, sarò schietto e sincero. Quando sento dire che non siamo originali o che dovremmo fare questo o quello per cambiare tipo di musica o di approccio alla composizione etc etc non ci faccio caso. Molti di coloro che parlano non hanno mai avuto una band e non sanno cosa vuol dire farne parte. A me piace sperimentare cose nuove, mi piace pensare in termini diversi da quelli del power... ma se poi finissi per fare un disco totalmente estraneo alle sonorità che contraddistinguono il nostro primo album le stesse persone che predicano originalità ci stroncherebbero e, peggio che peggio, le persone che ci amano ora storcerebbero non poco il naso. Ora, accontentare tutti è impossibile. Ogni mossa che fai in una certa direzione finisce per deludere qualcuno e accontentare invece qualcun altro. E' naturale che sia così. Come è naturale, per come la vedo io, voler provare a introdurre elementi diversi all'interno delle proprie canzoni. Quello che però è e resta il nostro focus è scrivere canzoni belle, canzoni che ti lascino qualcosa, canzoni che, se chiudi gli occhi, possano dar vita a immagini vivide. Reputo banali canzoni scialbe che falliscono in questo scopo, non canzoni che magari richiamano altre band. E a prescindere da questo, credo che nel nostro disco, accanto a canzoni più classiche, ce ne siano altre più originali: "Everlasting" e "Landscapes" per dirne due.
7) Come è stato collaborare con personaggi come Fabio Lione e Alessio Lucatti?
Andrea: Alessio ci ha preso per mano e ci ha guidati aiutandoci a tirar fuori dal nostro materiale il meglio. Ci ha seguito dalla pre-produzione, durate le registrazioni, fino ad arrivare al mixaggio del disco ed è indubbio che il suo contributo sia stato preziosissimo. Quando sei una band emergente, poter lavorare con una persona come lui, giovane ma con già tanta esperienza alla spalle (incidendo coi Vision Divine ha avuto modo di lavorare con niente meno che Timo Tolkki), è una manna dal cielo. Si finisce per imparare tantissime cose e per rendersi conto di cosa serve per affrontare determinate situazioni. E' stato lo stesso Alessio a proporci la collaborazione col suo amico Fabio Lione. Che Fabio sia uno dei miei cantanti preferiti non lo nego... Con lui si è creata in studio una bella sinergia e il suo apporto ad "A New Dimension" ha reso speciale quella canzone. Se l'avessi cantata da solo sicuramente non sarebbe così amata dalla gente ahahaLa cosa bella è che queste collaborazioni non sono state limitate allo studio. Con Alessio in particolare ci si sente frequentemente e si è instaurata una bella amicizia.
8) A quali band storiche vi ispirate? Tra queste c'è qualche nome italiano?
Andrea: Labyrinth, Vision Divine e Rhapsody sono 3 gruppi che ci hanno formato negli anni. Sono band talmente su un altro pianeta che a volte mi chiedo perchè ci siano così tante band straniere più note. E' un controsenso ma sappiamo che mercato e valore effettivo non vanno a braccetto. Quanto all'ispirazione, ovvio che poi amiamo i vecchi Sonata e Strato, ma anche Kamelot, Gamma Ray e tante band power. Personalmente ho come riferimento (a livello di lyrics ma anche musicale) gli Shadow Gallery, una band GIGANTE che è diventata quel che è senza mai abbassare la testa e vale infinitamente più di decine di gruppi più quotati. Poi se devo essere sincero band come Scorpions, Helloween, Metallica, Blind Guardian, Stormwitch, Manowar, Hypocrisy, Sentenced, Empyrium mi hanno aiutato moltissimo a definire il mio gusto per la melodia. Amo il metal a 360°... solo che non tutto, come detto in precedenza, può rientrare nelle canzoni dei 4th Dimension...
9) Raccontateci qualcosa delle vostre esperienze live: come vivete il palco?
Andrea: I concerti sono una gran cosa, ma purtroppo la nostra attività live è sempre stata limitata a causa degli impegni di lavoro e andando avanti le cose non sono destinate a cambiare purtroppo, anche se cercheremo di muoverci di più se ce ne saranno le condizioni. Essere sul palco ti dà un'adrenalina pazzesca, soprattutto se davanti a un buon pubblico. In fondo quello è il momento in cui puoi dimostrare di saper davvero fare qualcosa e sopratutto e in cui le vere emozioni passano da chi suona a chi ascolta. Il tour coi Sonata Arctica ci ha permesso di suonare davanti ad audience considerevoli, centinaia o migliaia di persone a sera, una cosa a cui non eravamo abituati e che ci ha dato sensazioni splendide. Tornare ora a suonare in locali molto più piccoli e con molte meno persone non è facile ahahah... ma credo che suonare sia comunque il modo migliore e più piacevole per diffondere in modo diretto la nostra musica...
10) Come hai detto siete reduci da un tour che vi ha visti come spalla a Sonata Artica e Labyrinth: cosa vi ha lasciato questa esperienza?
Andrea: Sinceramente? Tanta voglia di ripeterne una analoga! Sul serio, una volta che vivi le emozioni che una simile opportunità ti offre vorresti davvero poterla ripetere il prima possibile. Confrontarsi con le persone di paesi diversi ti fa capire tante cose, ti fa rendere conto dei tuoi punti deboli e di quelli invece forti, ti permette di migliorare il tuo approccio allo show e così via. Conoscere gente sempre nuova è stimolante, vedere come le persone si affezionano alle tue canzoni gratificante. In ultima, avere a che fare con band affermate ti porge continuamente stimoli a migliorare e in ultima ti lascia arricchito e pieno di nuove idee anche sul lato compositivo. Se è vero che il songwriting del secondo album era iniziato appena finita l'incisione del primo posso tranquillamente dire che il tour ha rimpinguato non di poco il nostro bacino di idee...
11) In proposito avete aneddoti da condividere con i nostri lettori?
Andrea: Preferisco non dire tutte le cose che capitano in un tour bus... alcune cose sono davvero dissacranti ahahah! Scherzi a parte, diciamo che dividendo camerini e trasporto coi Labyrinth abbiamo avuto modo di conoscere bene i ragazzi e non credo di esagerare dicendo che alla fine si erano creati una bella sinergia e un notevole spirito di gruppo. Per dire, il nostro Stefano ha legato tantissimo con lo "zio Sergio", bassista dei Labyrinth che anzi saluto (ciao belin! ahahah)... siccome però non è bello salutare solo lui estendo i saluti ad Alessio, Olaf, Alessandro e Roberto! :) Coi Sonata c'è stata meno possibilità di socializzare anche se poi Tony e soci sono davvero persone tranquille e disponibili e ogni volta che ce ne è stata la possibilità si è parlato, discusso e bevuto insieme. Personalmente ho trovato molto simpatici anche i membri del crew dei Sonata. Mi ricordo che, ogni sera, uno di loro veniva a chiamarci nel nostro camerino dieci minuti prima di salire sul palco. Tornava poi quando mancavamo 5 minuti, 3 minuti, 1 minuto fino al momento topico. All'inizio era snervante... poi una data dopo l'altra è diventata una simpatica routine... l'ultima sera, a Pratteln (Svizzera) dopo che l'addetto ci aveva detto "Ok guys, let's go, Enjoy the show!" mi ricordo di averlo guardato e avergli detto "It's our last show, say it again please!" ahahaha... insomma, mi ci ero proprio affezionato a quei richiami!
12) Come giudicate la scena metal in Italia?
Andrea: Nel suo complesso direi ricca. Non mi piace l'idea di parlare di scena power o scena death o quel che è, credo che alla fine tutti coloro che suonano metal in Italia, a prescindere dal sottogenere, condividano esperienze, problematiche e necessità analoghe. Abbiamo ottime band in Italia, di tutti i generi. Oltre ai citati Vision Divine, Labyrinth e Rhapsody personalmente mi piacciono molto i Domine, i Doomsword, i Secret Sphere, ma anche i Novembre, band geniale di cui si parla troppo poco, i Mandragora Scream, i Graveworm e, fra le nuove leve, gli Aleph o i Vexillum... insomma tanti gruppi di generi diversi. Ci sono anche buone etichette che lavorano cercando di fare il meglio coi mezzi disponibili. Peccato che i soldi disponibili per investimenti pubblicitari siano sempre pochi e sia conseguentemente difficile sostenere la concorrenza di label straniere come SPV, Century Media o Nuclear Blast il cui potere mediatico e commerciale è immensamente superiore.
13) Internet: la vivete come un'opportunità o come un ostacolo? Parlateci del vostro rapporto con la rete
Andrea: Penso che se band piccole come noi riescono a farsi conoscere in tutto il mondo pur senza aver la possibilità di intraprendere estensivi tour sia solo merito di internet. Per noi vendere dischi non è la priorità, sappiamo che il mercato è inflazionato dai download illegali facilmente accessibili da chiunque, tuttavia senza questi download non potremmo mai raggiungere un così gran numero di persone e il nostro nome non potrebbe diffondersi in paesi come, ad esempio, il Sudamerica o l'Asia. Insomma, a patire del fattore peer-to-peer sono forse i grandi nomi che vendono potenzialmente centinaia di migliaia di copie e che fanno della musica un business ma per gente come noi il problema non sussiste e anzi dobbiamo ringraziare il web per le possibilità di comunicazione rapida che fino a dieci anni fa non erano disponibili. Per questo, nei limiti del possibile, mi piace tenere i rapporti anche personalmente coi nostri fans italiani e stranieri su facebook o myspace e, anzi, invito chi fosse interessato a entrare nella nostra pagina ufficiale di facebook "4th Dimension Official" e a visitare il nostro sito web www.4thdimensionmetal.com dove troverete tutte le informazioni utili che possono servire.
14) Progetti futuri?
Andrea: Chiaramente il secondo disco. Ci stiamo lavorando, ci piacerebbe pubblicarlo nel 2012 e faremo il possibile per raggiungere lo scopo fermo restando che sentiamo il dovere di offrire un prodotto di qualità e che intendiamo ricercare qualche soluzione diversa rispetto a "The White Path to Rebith" cercando al contempo di snellire le strutture e arricchire gli arrangiamenti dei brani. In seguito sarebbe bello poter intraprendere un altro tour europeo anche perchè, purtroppo, non credo che negli anni futuri il mio lavoro mi permetterà di farlo quindi finchè c'è una possibilità mi piacerebbe sfruttarla. Tornando al presente, ti informo invece che stiamo valutando l'idea di promozionare ulteriormente "The White Path to Rebith" realizzando il nostro primo videoclip ufficiale. Proprio in questi giorni abbiamo discusso la questione e ci piacerebbe girare il tutto all'aperto quest'inverno (ovviamente!) negli scenari stupendi del nostro Altopiano di Asiago. Il pezzo prescelto potrebbe essere "Sworn to the Flame" ma, come si dice, qui confermo e qui smentisco ahahah. So che tante persone desiderano da tempo vedere un nostro clip ufficiale e al di là di questo credo che, per quanto poco, si tratti di un mezzo che può aiutare a tenere la fiamma viva, sfruttando un canale alternativo.
15) A voi la conclusione: lasciate un messaggio ai lettori di IdM...
Andrea: Beh, il nome della vostra webzine parla chiaro! ITALIA DI METALLO. Quindi sostenete il metal italiano, ragazzi! Ricordate che per realizzare un buon disco le band spendono molti soldi e fanno davvero tanti sacrifici perché il mondo reale non è quello propinato da MTV... voi con pochissimo potete supportare noi e gli altri gruppi italiani tenendo così viva la scena tricolore! Grazie a te Luisa per la bella chiacchierata! Rock on!
Intervista a cura di Luy C.