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Wake Up Call
Tra le nuove band recensite da me per IdM, i romani Wake Up Call sono, nel settore hardrock, tra le più promettenti in circolazione, dopo il buon responso del promo/ep omonimo siamo alla vigilia del grande passo con un disco completo. Quale migliore occasione quindi per chiedere ai ragazzi come è la situazione in vista di questo importante esordio discografico?
Come nasce il progetto WUC dopo la chiusura del capitolo Knyght?
Tommy: I Knyght sono stati un po’ come il primo amore quando hai 13-14 anni (in effetti proprio l’età che avevamo quando abbiamo cominciato quella band), è tutto nuovo, serve a fare tantissime esperienze (sia positive che disastrose), ma non è l’amore della tua vita, anche se magari li per li non te ne accorgi è destinato a finire. Ma quando è finito avevamo già moltissima esperienza per dei ragazzi di appena 20 anni.
Dario: Avevamo bisogno di dare un cambiamento abbastanza netto dopo la nostra precedente esperienza con i Knyght. Dovevamo cambiare il nostro stile, la nostra musica in modo radicale, partendo completamente da zero.
Come è stato accolto dalla critica e dai fans il cambiamento?
Tommy: Il cambiamento è stato abbastanza netto e brutale, in realtà abbiamo anche cercato di non pubblicizzarlo, in maniera da far in modo che i WakeUpCall fossero una band praticamente nuova, nata dal nulla senza un passato diverso alle spalle che potesse confondere la direzione intrapresa. Diciamo che le poche riviste/fans attenti che si sono accorti di questo cambiamento si sono divisi tra quelli che hanno apprezzato tantissimo i passi avanti e la svolta del sound dei WakeUpCall con quelli che ci hanno detto “no assolutamente è roba troppo moderna per i nostri gusti”. E’ giusto così…detto ciò a noi non ce può fregare di meno, il cambiamento è partito da un nostro personale cambio nei gusti musicali proprio, che si è inevitabilmente andato a mischiare nel songwriting.
Dario: Sicuramente in modo molto positivo. Tutte le recensioni che abbiamo avuto con l'uscita del nostro primo EP sono state soddisfacenti, il che ci ha fatto capire che avevamo preso la decisione giusta e che dovevamo continuare su quest'onda e devo dire che dopo due anni di WakeUpCall le critiche sono andate sempre meglio.
Chi è il tipico fan dei WUC?
Tommy: Qualcuno sveglio e aperto mentalmente che non si fa problemi se un pezzo è punk, uno alternative e l’altro pop…purchè sia Musica bella e di un certo livello….almeno così mi auguro. I WakeUpCall sono una di quelle band che potrebbero piacere a tutti, abbiamo momenti belli tosti seguiti da momenti soft, passando ogni tanto anche per il punk pop e l’alternative/grunge. Purtroppo per questo stesso motivo potremmo anche non piacere direttamente a nessuno. Band di questo genere hanno vita meravigliosa quando riescono a uscire mainstream (Nickelback esempio perfetto), ma nell’underground non essendo una band di nicchia…abbiamo vita dura.
Tempo fa vi era arrivata una proposta indecente per passare al pop, che avete rifiutato. Pentiti di quella scelta?
Tommy: Sarò onesto, se ci fosse stata la sicurezza di fare milioni, comprarsi la villa e stare sistemati per la vita facendo canzoncine per Sanremo probabilmente avremmo messo la firma subito su qualunque pezzo di carta. Ma visto che da quello che ho capito, storie varie e situazioni dirette…sarebbe tutt’altro che rose e fiori, anzi probabilmente ci avrebbero preso, usato e poi gettato (come hanno fatto e fanno con molti di questi ragazzi che escono per 3-4 mesi e poi si ritrovano fregati con niente in tasca e un contratto che li blocca per parecchi anni)….a questo punto se permettete diventiamo poveri e facciamo gli artisti affamati facendo solo ed esclusivamente quello che ci piace realmente.
Veniamo al presente, dopo l'omonimo EP del 2011 è in arrivo il vostro album di esordio, a voi la parola su questo lavoro, dal titolo all'artwork a dove è stato registrato ecc.
Dario: Il titolo del nostro primo album sarà “Batteries are not included” e lo abbiamo registrato negli stessi posti dove avevamo registrato l’EP: Panic Studio e Green Mountain Audio. Anche per quanto riguarda il mixaggio l’abbiamo affidato nuovamente a Maurizio Baggio dell’Hate Studio. Il disco uscirà dopo l’estate, anticipato da qualche preview, sicuramente a breve metteremo online anche un pezzo intero del disco e una preview di 20 secondi di tutti e 11 i brani. Faremo uscire anche almeno 2 singoli con videoclip. Sarà sicuramente un album che non annoierà, visto la varietà di canzoni con stili diversi.
Tommy: E’ un disco perfetto dal punto di vista nostro, per come intendiamo e ci piace fare la musica. Rock con tantissime sfumature, non solo tra i vari pezzi, ma anche proprio all’interno delle stesse canzoni! Il pezzo che da il titolo all’album per esempio Batteries Are Not Included è un pezzo punk pop divertentissimo con uno special in mezzo che però nessuna band punk pop ci avrebbe mai messo, ma che suona benissimo e da al pezzo qualcosa in più. Poi c’è Just Wanna Dance, il nostro primo pezzo con una grossa parte elettronica da discoteca, abbiamo unito chitarroni distorti a synth e cassa disco…ci è piaciuto così tanto che probabilmente sarà uno dei singoli del disco e gireremo un videoclip.
Cosa vi aspettate da questo lavoro?
Dario: Di venderne abbastanza che ci permetta di registrare tra un po’ un secondo album senza dover andare a fare una rapina in banca o a prostituirsi. A parte gli scherzi siamo molto soddisfatti di questo lavoro, ci abbiamo lavorato molto e stiamo ancora lavorando parecchio a livello organizzativo per fare in modo che quando esca sia ben promosso.
Tommy: Farlo è stata un’esperienza bellissima, quindi mi aspetto grandi cose una volta uscito. Ovviamente sappiamo bene come funziona il business oggi giorno e la strada è lunga e fatta di piccole conquiste. Abbiamo declinato varie offerte di etichette più o meno importanti italiane per far uscire questo disco, perché crediamo che oggi giorno possiamo fare bene e molto da soli restando a tutti gli effetti una band indipendente. Il disco uscirà e sarà comunque distribuito in tutto il mondo negli shop online e ci stiamo organizzando per fare una grossa promozione per l’Italia e l’Europa.
Sarà supportato da un tour importante?
Tommy: Siamo già al lavoro per organizzare un primo tour europeo per la promozione dell’album verso la fine del 2012 che toccherà oltre a Svizzera e Olanda (dove siamo già stati diverse volte a suonare) anche altre nazioni tra cui Francia, Germania e Belgio. Ci piacerebbe molto anche arrivare finalmente in Inghilterra e andare nei paesi dell’europa dell’est ma si vedrà più avanti.
Cambiando argomento, cosa ne pensate del pay to play?
Tommy: E’ chiaro che è un discorso sbagliato e che non aiuta per nulla le band musicalmente valide contro quelle meno valide ma più finanziate. Una band dovrebbe essere incentivata a suonare e aiutata nel momento in cui si crede sia una band che suona bene e che possa piacere invece di quelle che magari hanno tanti soldi.
Però non do assolutamente nessuna colpa alle band che ogni tanto per qualche grosso festival o per qualche apertura a band importanti pagano per suonare, il tutto si riduce semplicemente a: o fai così o non suoni in quei determinati contesti. La storia che tutti insieme ci uniamo e facciamo una rivoluzione e cambiamo le cose è una stronzata, un' utopia, come la storia qualche anno fa che le band originali emergenti se non erano pagate dai locali non dovevano suonare…o la storia dei tributi ecc ecc…
Le band che si fanno il culo e spendono tanti soldi (che spesso non hanno, devo chiedere prestiti vari, o non fanno vacanze, non escono il sabato sera per risparmiare soldi per la band) per finanziarsi, hanno capito che stare a piangere per la situazione sbagliata non gli serve a nulla e hanno tutto il mio rispetto (perché spesso non sono band di persone ricche, ma solo persone che stanno facendo un sacco di sacrifici per i loro sogni) e la mia stima.
A noi non è mai capitato per il momento di dover pagare, ma se dovesse capitare qualche buona occasione ci penseremo sicuramente (anche se non abbiamo una lira al momento)
Dario: E' sicuramente un sistema sbagliato. Anzi, se cominciassero loro a pagare noi, Tommy non verrebbe più a chiederci i soldi di continuo per le varie spese! Comunque pagare per suonare non e' sicuramente il miglior modo per incentivare la crescita della musica e per dare visibilità a chi come noi cerca di fare della propria musica il lavoro della vita. Purtroppo le cose hanno preso questa piega e sarà difficile cambiarle finché ci sarà qualcuno con possibilità economiche alte ed è quindi disposto ad accettare questi compromessi.
Il vostro rapporto con internet?
Dario: A malapena so accenderlo il computer…comunque noi cerchiamo di sfruttarlo il più possibile per ricevere visibilità e far arrivare la nostra musica anche in posti molto lontani. E' sicuramente una buona cosa sotto questo punto di vista ma ha decisamente rincoglionito la gente. Ormai ci si è talmente abituati a questi social network che anche tutta la pubblicità che tu fai per promuovere una data o un uscita di un album o qualsiasi altra cosa, passa inosservata perché ormai è diventata abitudine declinare inviti ad eventi senza neanche leggere cosa siano, e' diventata abitudine scrivere un mucchio di stronzate su Facebook e non utilizzarlo per motivi realmente validi.
Tommy: La storia positiva è che da una grossa mano a livello promozionale alle band che ne hanno bisogno, senza internet il grosso delle cose che abbiamo fatto non avremmo potuto farlo, il problema è che internet ha dato la possibilità a chiunque avesse una webcam di pensare di poter avere i suoi 5 minuti di fama. Negli ultimi 10 anni siamo stati inondati di qualunque cosa senza filtri, il che ha creato un caos non indifferente e una montagna di immondizia e di idiozia estrema e i tantissimi artisti validi sono confusi sotto un mare di altra roba mediocre se non pessima.
Cosa pensano i WUC della scena rock/metal italiana?
Tommy: Girando un po’ abbiamo conosciuto band veramente forti sia a nord che a sud, di tutti i generi, band che potrebbero spesso competere senza vergogna con band inglesi o tedesche che hanno vita molto più facile. Il problema lo ripeto non è ne direttamente dei locali che fanno suonare solo i tributi o gli amici, ne dei tributi che suonano e si fanno pagare. La colpa di tutto questo sistema sbagliato in Italia è solo ed esclusivamente nostro…del pubblico! I tributi non suonerebbero più se la gente smettesse di andarli a vedere, le band valide uscirebbero di più e verrebbero ricompensate e retribuite se la gente andasse a vederle invece di preferire la discoteca il venerdì e sabato sera a un bel live, o la partita e la tv nel resto della settimana (c’è sempre qualcosa…tutti i giorni dell’anno!!)!
Le vostre esperienze live, è così difficile suonare in Italia?
Dario: Difficile.. diciamo che se le cose funzionassero come dovrebbero e se i gestori dei locali non ti cominciassero a vedere come un peso o uno scocciatore che non gli basta che ti hanno dato 30 minuti su un palchetto….ma vuoi pure la cena e i soldi per la benzina!! Quando magari , a volte, sono loro stessi che ti contattano per suonare nel loro locale , non sarebbe poi cosi difficile suonare in Italia. Sai che c'e', che le date in Italia ce ne sono da fare, di posti per suonare, anche molto belli, ce ne sono, e' solo che tu li tartassi di email e non si degnano neanche di dirti no grazie non siamo interessati! E' la mentalità che e' sbagliata perchè loro non pensano a dare spazio a musica nuova, preferiscono chiamare i tributi di un qualsiasi gruppo esistito dal dopoguerra fino ad oggi. VENGONO ADDIRITTURA PAGATI I TRIBUTI, cioè ne vogliamo parlare? Invece di pagare la band originale e mettere il tributo ad aprire (gratis) è il contrario!
Spesso come diceva Tommy prima vi siete trovati a suonare in paesi europei, è stata un'esperienza gratificante?
Dario: Molto. Al di la delle Alpi vieni considerato come un vero artista e come tale vieni retribuito di tutta la fatica che fai perché viene visto come qualcuno con qualche cosa in più o almeno come un vero lavoro. L'accoglienza e' sempre stata fenomenale e la precisione nell'organizzazione degli eventi ci ha lasciato davvero senza parole. Mai avuto problemi di nessun tipo e ovviamente queste situazioni sono quelle che ti incentivano ad andare avanti.
Tommy: l’unica volta che non ci siamo trovati bene all’estero…il locale si trovava, neanche a farlo a posta, nella parte italiana della svizzera….
Chiudete con un saluto ai nostri lettori:
WUC: Salutiamo tutto lo staff di Italia di Metallo e ringraziamo chiunque di voi sia arrivato fino alla fine di questa intervista, lo ringraziamo il doppio se una volta finito di leggere va addirittura sulla nostra pagina facebook a dare un'occhiata e magari sentirsi qualche pezzo... così per sentire nuova musica, poi magari vi piace! Se poi va anche a sentire le band originali che suonano live, allora beh.. c'è qualche speranza. E se voi gliene date la possibilità le band italiane continueranno a combattere e a suonare per voi anche senza soldi e in situazioni pessime. Ci si vede on the road!
Grazie a voi ragazzi ed in bocca al lupo!
Intervista a cura di Klaus Petrovic