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Celeb Car Crash
A distanza di qualche mese dall'uscita dell'ottimo "Ambush!" abbiamo mandato il nostro Klaus sulle tracce dei Celeb Car Crash per qualche domanda, ecco ciò che ne è venuto fuori!
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Italia di Metallo, presentatevi ai nostri lettori!
Ciao Italia di Metallo, Siamo I Celeb Car Crash, Nicola (voce chitarra), Carlo Alberto (chitarra cori), Michelangelo (batteria) e Simone (basso)… siamo delle discrete frane nel parlare di noi.
In breve siamo una rock band, è da un anno esatto che suoniamo assieme e tolto il fatto che abbiamo appena completato il nostro album “Ambush!” e che il destino “baro” ci ha fatto scontrare abbiamo una compulsiva predisposizione al voler suonare dal vivo e scrivere canzoni. Non vi tediamo oltre… appena finite di leggere l’intervista… o anche durante… ascoltate qualche nostro pezzo.
IdM: Il vostro sound spazia dal grunge al rock senza fronzoli, cosa vi ha ispirato o influenzato di più tra le band del passato?
Nicola: Ci ha influenzato la buona musica, quella fatta col cuore e l’anima. Diciamo pure che la nostra non è un’operazione anacronistica, è quello che siamo, il nostro mood ha radici negli anni '90 fino ad oggi. Per citare qualche nome Queens of the Stone Age, Foo Fighters, Alice in Chains, Soundgarden…ma ci sono un altro centinaio di bands che abbiamo ascoltato e riascoltato. Il background è importante ma ci auguriamo che si senta che quello che stiamo sviluppando è il nostro sound ed il nostro modo di intendere il rock.
IdM: Chi scrive i testi e a cosa si ispira, e chi compone la musica?
Nicola: Scrivo io i testi, l’ispirazione non è mai stata così facile da concretizzare su carta. Viviamo in tempi violenti, rapidi e spesso senza memoria storica. Avevo bisogno di fissare alcuni concetti condivisi dal gruppo, partendo da esperienze personali e da quello che ci circonda, ho solo descritto stati d’animo e messo a fuoco qualche punto di vista. Si parte da tematiche forti e si astrae un concetto… crediamo ancora che certe battaglie si possano vincere facendo riflettere le persone. La musica l’abbiamo creata e limata assieme dopo una prima preproduzione portata avanti da me, Carlo Alberto e Michelangelo.
IdM: da qualche giorno "Ambush!" è distribuito anche in nord europa, siete felici? C'è richiesta per voi da quelle parti?
Michelangelo: Il disco è uscito da poco, e non sappiamo ancora come verrà accolto, anche se sappiamo che c’è tanta concorrenza e non sarà facile emergere. Siamo comunque fieri di poter essere distribuiti anche in quei territori, e stiamo cercando di sfruttare questa occasione al massimo cercando club disposti a farci suonare. Il live rimane oggi l’unico vero mezzo per crearsi una fan base!
IdM: Cosa pensate della scena musicale italiana tra rock e metal?
Michelangelo: Personalmente credo che ci siano un sacco di band valide, preparate e con ottime idee. Il nostro problema è che viviamo in un paese che invece di aiutarti ad emergere ti ostacola. Non mi riferisco allo stato, che tanto manca oggi come oggi in quasi tutti gli aspetti della vita del cittadino medio italiano, ma al pubblico. Non c’è supporto, non c’è trasporto per i gruppi nazionali, non c’è una scena e di conseguenza ci sono pochi locali o festival che ospitano eventi di musica originale.
IdM: Riuscite a suonare costantemente o è difficile trovare locali dove poter suonare la vostra musica?
Michelangelo: Come detto sopra, è molto difficile trovare spazi anche perché le band che vogliono suonare sono moltissime. Noi abbiamo la fortuna di aver accumulato tanti contatti in giro per la penisola e quest’estate siamo riusciti a chiudere un tour di circa 16 date. Ovviamente non abbiamo pretese e per farci conoscere suoniamo in qualsiasi condizione! Un atteggiamento molto punk, ma paga in termini di risposta di pubblico! In ogni caso siamo reduci da poco dal supporto dei Coheed and Cambria al New Age di Roncade, quindi possiamo dirci fortunati perché riusciamo anche ad esibirci in situazioni molto fighe.
IdM: un vostro pensiero su tribute e cover band, e sul pay to play?
Michelangelo: Io suono in un tributo ai Metallica assieme a Simone (Bassista ndr), e mi diverto. Lo faccio perché sono il mio gruppo preferito e perché alcune volte ci portiamo a casa qualche soldo e non è male, visto che gli strumenti costano. So che rubano spazio alle band di musica originale, il motivo è da ricercare non nell’esistenza delle cover band stesse, ma nelle richieste del pubblico stesso.
Nicola: ognuno con i propri soldi può fare quello che vuole, personalmente gli spot non mi sono mai piaciuti se non hanno un filo logico o fanno parte di piano preciso. Direi contrario con riserva, fare una data in italia pagando 2000mila euro per aprire una band per me non ha senso. Provare a farsi pagare un tour o vedere se investire in un tour all’estero di supporto che ne so agli Alice in Chains o ai Foo fighters (vedi i Biffy Clyro con i Muse) è un altro discorso. Vediamo se arriveremo ad un livello tale per cui ci possano offrire una soluzione del genere. Per ora sono contento di stare sul furgone e suonare il più possibile e guadagnarmi quello che sta venendo fuori. Sulle cover band e tribute band… credo debbano campare anche loro, non mi piacciono, ma la situazione è brutta per tutti.
IdM: Come è stato accolto dalla critica "Ambush!", come vi aspettavate oppure meglio o peggio?
Michelangelo: Siamo molto contenti, abbiamo ottenuto ottime recensioni e riscontri anche all’estero. Non ci aspettavamo molto perché è sempre difficile prevedere la risposta della critica, ma sapevamo di aver lavorato sodo e bene per la realizzazione del disco!
IdM: Anche se "Ambush!" Ë fresco di stampa state già lavorando al suo successore?
Michelangelo: Abbiamo tante idee, non ci stiamo lavorando ma stiamo accumulando materiale per essere pronti il prossimo anno e concentrarci solo sul successore di "Ambush!"
Nicola: Con Calma continuiamo a scrivere.
IdM: Vi ringrazio per la vostra disponibilità e vi lascio lo spazio per salutare i nostri lettori.
Nicola: Grazie a Italia di Metallo e a tutte le persone che credono ancora nella musica come valore aggiunto alla propria vita nel senso più alto.
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Intervista a cura di Klaus Petrovic