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Highlord
E' passato qualche mese dall'uscita del loro ultimo album, “The Warning After”, ed è quindi con piacere che vi proponiamo oggi questa stimolante chiaccherata con Andy e Sted degli Highlord, divertente ma non priva di spunti di riflessione. Buona lettura!
1) Data per assodata la vostra notorietà a livello musicale, raccontatevi ai lettori di IdM: chi sono gli Highlord nella vita di tutti i giorni?
Andy: mi piacerebbe risponderti: “dei musicisti a tempo pieno”, ma ovviamente sappiamo che la realtà è ben diversa… abbiamo tutti un lavoro più o meno normale e stabile, e con quello, come si suol dire, tiriamo a campare… per ora gli Highlord rimangono il nostro, diciamo così, hobby semi-professionale preferito!
2) A distanza di più di tre anni dal precedente “The Death Of The Artists”, “The Warning After” arriva come una conferma della solidità del gruppo. Come è stato accolto dal pubblico e dagli “addetti ai lavori” il nuovo album?
Sted: in linea di massima l'album è stato accolto bene. Stranamente, e mi fa molto piacere, abbiamo ricevuto critiche positive anche sul suolo nostrano, cosa che normalmente è difficile ottenere causa forse una certa esterofilia che affligge molte 'Zines, ma non solo. Credo che finalmente ci stiano concedendo il fatto di aver tentato di creare un sound nostro ed originale abbandonando gli stereotipi che, a mio modesto avviso, opinabile se volete, caratterizzano gran parte delle ultime uscite.
3) Pur non essendo un concept in senso stretto, si intuisce già dal titolo che esiste un filo conduttore che attraversa i singoli brani: quale il messaggio che volete trasmettere? Quale sarebbe l'avvertimento finale, il monito definitivo del quale dobbiamo tenere conto?
Andy: è vero, esiste un filo conduttore tra molti, anche se non tutti, i brani del cd a livello testuale, ma non direi che ci sia una “morale”, se vogliamo definirla così; per quella, ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni! Viviamo in un’epoca di profondo cambiamento in negativo della società, quelle che erano le certezze dei nostri genitori e nonni si sono già sgretolate sotto i nostri piedi, vivere, anzi sopravvivere diventa ogni giorno più difficile, ed è sempre più comune sentirsi persi, spaesati, senza più un punto di riferimento, sia esso sociale, economico, culturale. Unito a questo, un altro senso di smarrimento per i propri sogni infranti, le energie sprecate, le frustrazioni causate da obbiettivi mai raggiunti… ehm, ma ovviamente questo aspetto è molto più personale del primo, come forse intuibile
4) Altra nota comune in questo “The Warning After” è un certo spessore a livello di songwriting: testi tra il poetico ed il filosofico, mai banali, ma che non devono esser sempre semplicissimi da conciliare con la musica. Come ci riuscite? Come nasce un vostro brano? Chi si occupa della composizione musicale e chi delle lyrics?
Sted: hai ragione! I nostri testi non sono di facile digeribilità in quanto vogliono portare un messaggio, ed Andy lo spiegherà meglio sicuramente. Per quanto riguarda il songwriting è un aspetto del quale mi occupo molto volentieri ed a tempo pieno ormai dal 2009. Devo dire che normalmente è la musica stessa a dirci quale messaggio, quale “mood” si sposi maggiormente con essa, non credo sia mai capitato di doversi sforzare per trovare le parole con cui accompagnarla. Togliamo magari i brani che son stati composti per motivi specifici come “Brothers To The End” (omaggio alla saga videoludica di “Gears of War”) oppure “Arcade Warriors”, che dovendo portare alla memoria le nostalgiche atmosfere delle sale giochi anni '80/'90 ha un sound prettamente retrò, sono forse questi quelli che han creato qualche difficoltà in più nel fondere parole e musica.
Andy: c’è poco da aggiungere a quanto detto sopra, se non forse una curiosità sul mio “metodo”. Appunto continuamente frasi, pensieri, aforismi: quando devo scrivere un testo, semplicemente scorro le pagine ascoltando la base musicale del brano, finché non ne trovo una che si sposi perfettamente con il mood del brano, come diceva Sted: da lì in poi, diciamo che il percorso è in discesa.
5) Musica e testo: 50 e 50? oppure? Considerato quanto appena detto, che peso date voi alle due componenti?
Sted: Il mio parere è 50/50 senza dubbio, Andy tu che dici?
Andy: beh, ma io sono il nuovo Mogol italo-anglofono, ed il mondo se ne accorgerà presto, hahaha! Deliri di onnipotenza a parte, mi diverte ascoltare testi costruiti sulle solite quattro parole, scritti giusto per accompagnare la musica, ma gli Highlord sono il mio spazio creativo, ed in questo cerco di dare il massimo. Forse i testi che scrivo hanno un significato o una profondità solo per me, ma ci tengo a fare sì che ogni concetto sia ragionato, ogni parola pesata nella giusta maniera… a volte ci vogliono anche mesi per completare una canzone, ma va bene così, non abbiamo scadenze da rispettare! Ehm, fanno eccezione parentesi di lyrics volutamente “cazzone” qua e là, scritte proprio con l’intento di alleggerire l’atmosfera, ma insomma, credo che ogni tanto ce lo possiamo pure concedere, no?
6) Rispetto ai precedenti lavori, “The Warning After” ha un sound, a mio parere, più maturo ma forse meno immediato. Correggetemi se sbaglio, pur restando nel solco del power, ci avviciniamo a melodie molto influenzate dal prog, forse più adatto anche al tenore dei testi. Analisi che condividete?
Andy: non lo so, per me è strano leggere tante critiche secondo le quali questo disco si apre alle influenze prog… perché ci sono sempre state! Personalmente non sono un grande amante del power classico, nel senso che amo i gruppi cardine, ma di certo non vado a perdermi tra i milioni di gruppi-fotocopia che per anni hanno saturato la scena… quando gli Highlord mi chiesero di unirmi a loro, nell’ormai lontano 2001, sottoponendomi le basi musicali di quello che poi sarebbe stato inciso col titolo di “Breath of Eternity”, era evidente una forte maturazione compositiva rispetto all’iniziale power classico, altrimenti credo che non avrei accettato di unirmi a loro. Tieni presente che all’epoca il principale compositore era un tastierista che aveva come idolo Keith Emerson! Quelle influenze sono ancora là, forse è il sound generale ad essere diventato più personale.
7) Come nasce la collaborazione con Ralph Scheepers dei Primal Fear? E perché proprio su “Arcade Warriors”?
Sted: mah guarda, stavo appunto finendo di comporre “Arcade Warriors”, ascoltandola e aggiustando le ultime cose prima di sottoporla alla band per approvazione finale o eventuali cambiamenti e mi sono immaginato una voce acuta ed incazzata sul ponte che esclamava appunto “there is no way I'm gonna lose the game tonight...” quella voce era la sua, era Ralf, pochi cazzi! Così ho preso il portatile, ho cercato un modo di contattarlo, et voilà! Volevo la sua voce, nessun'altra per quel pezzo. Per fortuna ha accettato! :-p
8) Raccontateci qualcosa delle vostre esperienze live: come vivete il palco? La mia personalissima impressione è che vi divertiate un sacco là sopra, contagiando non poco anche il pubblico...
Andy: mettiamola così: non siamo famosi, non siamo e non diventeremo ricchi, non facciamo tour mondiali… se non ci fosse una buona dose di divertimento, faremmo altro nel nostro tempo libero! Per quanto riguarda il pubblico, non è una scienza esatta, e meno male che è così… noi diamo molto sul palco, e se il pubblico si carica, noi ci sbattiamo ancora di più, è un mutuo scambio di energia! Stare su un palco a suonare è una delle sensazioni più belle che io conosca, penso di parlare per tutti.
9) In proposito avete aneddoti da condividere con i nostri lettori?
Andy: aehm, forse, ma non sono sicuro che tutti i lettori di IDM siano maggiorenni, hahaha!! Scherzi a parte, in questi anni ne sono successe tante, di belle e di brutte, dalla gente completamente ubriaca che dovevamo reggere perché non cadesse per terra, ai punkabbestia nei centri sociali che volevano linciarci per una bottiglia d’acqua, a frange di pubblico poco educate che, diciamo così, non ci hanno accolto nel migliore dei modi perché attendevano il gruppo successivo che suonava death… il nostro è un mondo colorato, ne succedono tante, e tutto fa esperienza! I momenti migliori sono sempre i complimenti del pubblico, ma quelli sentiti, di ipocriti e ruffiani ce ne sono troppi…
10) Curiosità: nei vostri concerti non mancano mai cover dei migliori Anime anni '80. Come mai? Passione o altra mossa per coinvolgere i presenti?
Sted: più che altro passione secondo me. Non mi vergogno nel definirmi un bel tocco di Nerd per certi aspetti, ma in fondo… siamo onesti: chi della mia generazione non è cresciuto a pane e robottoni? Sognando di menar pugni come Kenshiro e bruciare il proprio cosmo fino ai limiti estremi dell'Universo? Hahaha dai… (ndr: straconfermo!) Però hai ragione, sai? La gente apprezza (forse avvalora la mia tesi), si scioglie un po' e risponde anche meglio ai pezzi nostri. E' come se dopo averci sentito suonare, che so: “Tough Boy, Pegasus Fantasy” etc… realizzassero: “Oh, ma questi son divertenti! Sono un po’ come me, allora ascoltiamoli!”.
11) Come giudicate la scena metal in Italia?
Sted: ehm, Andy ti spiace rispondere tu?
Andy: fatico a risponderti a questa domanda, davvero. Ci sono pochi gruppi “di punta” che leggiamo sui giornali e nelle webzine, che si stanno davvero facendo onore in patria e all’estero… e meno male, perché fino ad un decennio fa sarebbe stato un sogno. E poi c’è l’enorme sottobosco dell’underground, fatto di falsi amici, di gente che se la tira perché ha fatto una o due date importanti, di leccaculo assortiti e band pronte a pugnalarti alle spalle solo per poter suonare mezz’ora dopo di te ad un evento. Sarò sincero: man mano che invecchio, fatico sempre di più a riconoscermi in una qualche “scena”…
12) Domanda fatta ad altre band piemontesi e che ripropongo a voi. Dai Broken Glazz, ai Braindamage, dagli Elektradrive ai Fil Di Ferro e molti altri ancora: negli anni '80 la scena metal di Torino era decisamente viva e in prima linea. Senza fare nomi, sembra che oggi qualcosa si muova nuovamente in quella direzione. Una rinascita del metal sotto la Mole? Voi che ne pensate?
Sted: eh, magari! Sarebbe ora! Conosco tutte le band che hai nominato ed alcune di esse hanno influenzato la mia adolescenza, quando ancora gli Highlord non erano in essere. La verità è che qui a Torino mancano gli spazi per poter emergere, i locali stanno chiudendo uno dopo l'altro e la gente non scolla il culo dal divano di casa. Abbiamo suonato con i mitici Freedom Call a Maggio, ma nonostante il nome di tutto rispetto i torinesi non si son certo precipitati ad ascoltarli. Chi organizza live o festival esclude Torino a priori già sapendo di un possibile flop, preferendo l'ovvia Lombardia... É un peccato davvero… spero che quanto da te auspicato diventi presto realtà, sarebbe meraviglioso!
13) Progetti futuri?
Sted: un video entro fine anno per il cd appena uscito. Un nuovo disco al quale stiamo/sto lavorando da qualche settimana per il quale ho in mente qualcosa di speciale ...
14) A voi la conclusione: lasciate un messaggio ai lettori di IdM...
Andy: www.highlord.it
www.myspace.com/highlordi...
Questi i nostri siti: andateci, prendetevi qualche minuto per conoscerci, e spero apprezzarci, e poi… ci si vede sotto al palco!
Intervista a cura di Luy C.
Picture credit: epizumia@yahoo.it