Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Crimson Dawn
Dopo l'ottimo 'In Strange Aeons..' il nostro Klaus ha pensato di intervistare i Crimson Dawn, questo è il resoconto della chiacchierata.
01) Ciao ragazzi, allora raccontateci un po' la storia della band, come si è sviluppata dalla fondazione del 2005 ad oggi.
Dario: I Crimson Dawn nascono nel 2005 come studio project mio e di Emanuele Rastelli (Crown Of Autumn). Io ed Ema siamo amici da una vita: ci incontrammo grazie a un amico comune, un mio compagno di scuola, e da allora siamo sempre stati in contatto. Emanuele tra le altre cose suonò le tastiere sul primo album dei Drakkar, quando ancora non avevamo un tastierista fisso in formazione. Nel 2005 creammo Crimson Dawn come progetto estemporaneo, per scrivere dei pezzi insieme ed eventualmente realizzare un album. Dopo aver pubblicato, nel 2006, un demo di 3 pezzi, riscontrammo che di offerte “serie” da parte di etichette non ce n’erano e quindi decidemmo di mettere il progetto in naftalina. Un paio di label ci dissero che il materiale era valido ma che per ragioni commerciali non se la sentivano di produrre un progetto da studio che non fosse una vera e proprio band, disponibile anche a suonare dal vivo. Un paio d’anni dopo, nel 2008, decisi di resuscitare il progetto trasformandolo da epic metal “puro” a epic doom, dato che ero fortemente interessato a esplorare queste sonorità. Emanuele non era disponibile per mancanza di tempo, ma mi diede la sua benedizione a continuare e portare avanti il nome. Memore dell’esperienza del demo, decisi di mettere in piedi una vera e propria band e non più soltanto un side-project e iniziai a cercare dei musicisti interessati a condividere questa mia visione. Il primo fu Luca, batterista, ex-All Souls’ Day e grande appassionato di doom. Poi contattai Antonio, che conoscevo sin dai tempi in cui era il cantante dei Sigma, per chiedergli di assumere il ruolo di lead vocalist, dato che trovavo la mia voce inadeguata al nuovo corso della band (sul demo del 2006 avevo cantato io). Pian pianino si sono aggiunti Emanuele Laghi (tastiere), Alessandro Reggiani Romagnoli (basso) e infine Marco Rusconi (chitarra) e siamo così arrivati alla line-up completa attuale. A fine 2012 ci siamo sentiti finalmente pronti per registrare il nostro debut “In Strange Aeons...”, che è finalmente uscito a ottobre scorso.
02) Perché la scelta di un genere come il doom?
Dario: Sono sempre stato un amante dei Black Sabbath, in tutte le loro incarnazioni, e attraverso di loro sono arrivato negli anni alla scoperta del doom come vero e proprio sottogenere. Più lo ascoltavo e più mi entusiasmava l’idea di provare a farlo mio, affrontandolo dal versante “epico” rappresentato da gruppi come Candlemass e, appunto, i Sabbath, specialmente dell’era Dio. Nel 2008 ho iniziato così a coltivare l’idea di creare una doom metal band. Avevo però anche il progetto Crimson Dawn in standby; perciò, dato che nome e logo mi piacevano molto e dato che sentivo già nelle sonorità epic del demo dei Crimson le potenzialità per adattarsi a un’impronta più doom, ho deciso di ripartire da una nuova versione di questa idea, invece di creare un progetto da zero.
Luca: Per quanto mi riguarda, volevo “chiudere” con la musica tornando dove avevo iniziato, quindi al doom. Poi questo è un genere che lo hai nel sangue, o lo ami o lo odi... non ha una via di mezzo... è forse la parte più pura del metal
03) Come nasce 'In Strange Aeons...'? Chi ha curato i testi e chi la musica?
Dario: Siamo partiti, come accennavo, da un paio di brani che erano già comparsi su un demo del 2006, quindi creazioni mie e di Emanuele Rastelli, dato che all’epoca Crimson Dawn era un progetto a due. A questi si sono aggiunti tutta una serie di altri brani da me composti a partire dal 2009 e, alla fine, le due intro strumentali create da Emanuele Laghi, il nostro tastierista. Marco (Rusconi, l’altro chitarrista) ha contribuito a uno dei testi e sicuramente sarà ancora più coinvolto sotto questo aspetto in futuro visto che è un’ottima “penna”. Per il resto, tutti gli arrangiamenti dei singoli strumenti sono stati creati e concepiti dai singoli musicisti e assemblati dall’intera band, è un lavoro di gruppo.
04) In generale come nasce un brano dei Crimson Dawn?
Dario: Di solito mi occupo io di buttare giù una struttura di base del brano completa di riff, qualche arrangiamento che ho già in testa e una linea melodica di partenza. Poi ognuno lavora sulle sue parti indipendentemente (anche se io e Marco tendiamo a costruire insieme gli arrangiamenti di chitarra, per ovvi motivi) e una volta in sala prove le si assembla e si lavora sul brano. I testi di solito vengono completati alla fine, una volta che tutta la parte musicale è stata definita.
05) Come mai la scelta di inserire una cover è caduta su 'Over and Over'?
Luca: La singolare scelta è stata fatta direttamente nello studio dove abbiamo registrato (dal grande Mattia Stancioiu): avevamo a disposizione 2 giorni completi per registrare la batteria, ma alle 11 del secondo avevamo già' finito… così, su due piedi, abbiamo deciso di buttare giù una cover. Dario ha proposto Over…. l'ho ascoltata bene… e abbiamo deciso di inciderla. Preciso che la base che avevo in cuffia per registrare era quella originale dei Sabbath… eheheh.
06) La scelta dell'etichetta, in questo caso la My Graveyard, com’è avvenuta?
Dario: Nel modo più tradizionale: dopo aver ultimato registrazioni e mastering dell’album, l’abbiamo inviato a molte etichette. A seguito di ciò, abbiamo ricevuto alcune proposte e alla fine abbiamo optato per quella che ci convinceva di più, che è stata appunto quella della My Graveyard. Ne siamo contenti perché abbiamo instaurato una collaborazione davvero proficua con Giuliano, il proprietario della label, che è un vero appassionato di tutti i generi più “old school” del metal e si dà molto da fare, organizzando anche eventi live come il Play It Doom, dove avremo il piacere di suonare tra pochi giorni (sabato scorso N.d.Klaus).
07) A qualche mese dall'uscita siete soddisfatti delle reazioni di critica e pubblico?
Luca: Molto… molto di più delle più rosee aspettative. Siamo entrati nelle playlist del meglio del 2013 di diversi giornalisti, uno ci ha addirittura messo al secondo posto come album doom dell’anno dopo Avatarium!
Dario: Per ora le cose stanno andando benone, tutti i feedback sono molto positivi, sia da parte dei recensori, sia da parte degli appassionati in generale, che hanno apprezzato molto il nostro lavoro. Forse la soddisfazione maggiore, per il sottoscritto, è l’essere stati invitati al Malta Doom Festival del 2014, che si terrà come sempre a fine ottobre. È un festival underground ma che ormai esiste da diversi anni e che nel nostro genere rappresenta uno degli eventi più importanti. Del resto, stiamo notando anche dal punto di vista live un’attenzione notevole... gente che arriva ai concerti già conoscendo e cantando i pezzi... insomma, siamo partiti come meglio non si poteva, adesso il difficile sarà confermarsi.
08) Possiamo quindi aspettarci un nuovo lavoro? E se sì, ci state già lavorando?
Dario: Assolutamente sì. Ho già scritto parecchio materiale, qualcosa abbiamo anche già cominciato a provare in saletta, anche se al momento siamo ovviamente più concentrati sull’aspetto live visto che siamo in piena promozione per “In Strange Aeons...”. Come ho detto, sarà una bella sfida cercare di bissare e superare il risultato del debut, che sta raccogliendo pareri talmente entusiasti che sicuramente mettono un po’ di pressione per quello che sarà il suo seguito. Credo e spero, comunque, che questa pressione per noi sarà qualcosa di positivo, uno sprone a non accontentarci ma a cercare di migliorare ancora.
09) Come ormai mia abitudine non posso esimermi dal farvi la classica domanda: cosa ne pensate della scena metal italiana?
Luca: Ora possiamo dire che stiamo esportando il nostro metal all'estero… in Italia non sono le band il problema... ma la gente che, spesso, ha più riguardo e attenzione per i gruppi stranieri.
Antonio: La scena metal italiana negli anni si è sempre più distinta, crescendo e regalandoci band che non sfigurano di fianco ai blasonati nomi esteri. Personalmente seguo solo le band che suonano un genere vicino alla mia sensibilità, quindi con elementi di thrash, death o prog, ma è innegabile come alcune di queste tengano alto il nome dell'Italia all'estero. Mi vengono in mente i Lacuna Coil, i DGM, gli Empyrios, senza dimenticare le vecchie glorie come i Black Jester e i primissimi Athena. L'underground lo percepisco come un ribollire di formazioni dal quale sporadicamente emergono dei talenti di spessore. L'importante comunque è che rimanga attivo e dinamico, anche mutevole, di modo che possa rinnovarsi continuamente. Io per conto mio, posso solo dare il mio piccolo contributo, cercando di fare quanti più dischi possibile.
Dario: Io penso che manchino soprattutto le strutture. I talenti ci sono e ce ne sono sempre di più; anche la professionalità media delle band è molto cresciuta, sono quasi 20 anni che frequento la scena ormai e posso dirti che oggi come oggi c’è molta più attenzione ai dettagli rispetto a quando ho iniziato. Oggi ci sono gruppi che si gestiscono con grandissima attenzione e questo li sta aiutando a fare anche meno errori, probabilmente, di quelli che abbiamo fatto noi all’epoca, anche se la concorrenza è enorme perché laddove una volta c’erano 10 band oggi ce ne son 100, se non 1.000, in un mercato che diventa sempre più ristretto da un lato e sempre più saturo dall’altro.
10) E cosa pensate invece di internet?
Antonio: Internet ha sicuramente cambiato le abitudini di fruizione della musica. Pensate solo alla differenza abissale che ci può essere tra la mentalità di chi comprava un 33 giri e lo ascoltava tutto di seguito, seguendo l'ordine delle tracce stabilito dall'artista, e chi oggi scarica solo le canzoni che gli piacciono e si crea una playlist autonomamente. Non che questo sia grave in sé, ma è venuto a mancare un elemento di comunicazione artistica tra musicista e fruitore, e l'opera dell'artista perde una parte della sua organicità, venendo relegata in un contesto di "singoli" one-shot, che devono piacere istantaneamente, ed altrettanto velocemente devono essere consumati e dimenticati. Il concetto di "album" ne risulta decisamente ridimensionato se non compromesso.
Sicuramente complice è stato anche il free-download, che anzi ha innescato la cosa, e che è una delle cause del crollo del mercato discografico, benché oggi ci siano piattaforme per la vendita digitale delle opere. Ma non è l'unica causa del crollo, e credo ci siano cause più profonde e determinanti. In fin dei conti non dimentichiamoci che anche negli anni '80 si copiavano le musicassette agli amici.
Il free-download è uno di quei fenomeni umani dalla dinamica inarrestabile, e contro i quali non ha senso sprecare energie inutilmente per arginarli. Bisogna piuttosto trovare il modo di cavalcarli intelligentemente. Bisogna inventare nuovi modelli di business, perché è noto a tutti che il vecchio modello di vendita dei dischi è destinato inesorabilmente a morire. Ad esempio ho apprezzato moltissimo che i Carcass abbiano messo in ascolto l'intero 'Surgical Steel' ben prima dell'uscita. Io sono stato uno di quelli che lo ha ascoltato e in seguito comprato, benché potessi tranquillamente scaricarmelo gratis. Considero il free-download un ottimo modo per avere una preview di un opera che se ritengo valida provvedo ad acquistare, oltre che una strada per promuovere nascenti realtà musicali.
Dario: Sostanzialmente d’accordo con Antonio, anche se devo dire che un po’ di fastidio me lo dà vedere realtà come la Roadrunner chiudere bottega, lasciando decine se non centinaia di persone a casa, perché il mercato del disco è stato ucciso dalla noncuranza di chi crede che scaricare illegalmente sia un diritto. Io credo che se da un lato è inutile combattere i mulini a vento, dall’altro sia anche giusto ricordare a tutti che la pirateria non è un crimine “senza vittime”, promuovere almeno un po’ di consapevolezza del fatto che dietro un album c’è un grande lavoro e ci sono investimenti notevoli, e che si vuole far sopravvivere la musica e se ci si dichiara “appassionati” non si può lasciarla morire a cuor leggero.
11) Siete musicisti di lungo corso e con un passato con band di nome, come mai in Italia non c'è mai possibilità di uscire da una nicchia di pubblico decisamente esigua? Esterofilia? Disinteresse? Il rinchiudersi comunque a riccio con i propri seguaci?
Antonio: Si, forse l'esterofilia può essere una delle cause del disinteresse. Disinteresse che si palesa anche quando band italiane, decisamente apprezzate all'estero, suonano in patria ottenendo uno scarso riscontro di pubblico. In un contesto del genere, per chi cerca di emergere con la propria musica inedita è ancora più dura, soprattutto dovendo conquistare spazi che notoriamente sono ormai delle tribute band, che garantiscono maggiori introiti ai locali, che non sono certo opere di volontariato, come alcuni vorrebbero. Difficile dire cosa origini l'esterofilia, forse la scarsa cultura musicale generalizzata nel nostro paese. Una scarsa cultura musicale, riduce sicuramente il popolo che può interessarsi al metal (il Giappone ne è un controesempio positivo), e questo restringe la quantità di persone che possono appassionarsi a questo genere. Questo rende meno allettanti gli investimenti promozionali, che molto probabilmente non sarebbero ripagati sufficientemente dalle vendite, se non per i grossi nomi esteri. Ed il cerchio si chiude. Ma sono solo ipotesi.
Dario: Un po’ di esterofilia c’è sicuramente, ma è difficile capire se sia una causa o un effetto. Come dicevo prima, io penso che manchino le opportunità e le strutture. Ti faccio un esempio. Quanti festival metal ci sono in Germania? E questi festival, quanti gruppi tedeschi ospitano? Vogliamo fare il conto di quante band italiane hanno avuto la possibilità di esibirsi nei maggiori festival metal in Italia dalla nascita del genere ad oggi? Forse è meglio evitare, perché è un numero veramente che sfiora il ridicolo. Possiamo davvero biasimare la gente se non conosce band magari bravissime, ma che suonano solo nelle birrerie sotto casa, o in eventi che già di base attraggono poche centinaia di persone? Secondo te per un gruppo è più importante suonare davanti a 20.000 persone, anche alle 2 del pomeriggio, o avere una bella recensione su un sito in mezzo a un milione di altre recensioni altrettanto belle? Soprattutto poi in un paese dove il metal per i mass media semplicemente non esiste. Purtroppo, ora come ora, fare metal in Italia, con l’eccezione di pochissimi nomi di successo, è roba da hobbisti e questo è un freno enorme per la nostra scena.
12) La vostra attività live mi è parsa discretamente intensa, avete altre date in programma?
Dario: Come accennavo prima, suoneremo il 18 gennaio al Play It Doom (Brescia, circolo Colony) con nomi vecchi e nuovi della scena doom come Solstice, Epitaph, In Aevum Agere, Black Oath e molti altri. A fine ottobre saremo invece a Malta per il Malta Doom Metal Festival. A parte questi due grossi eventi, credo e spero che qualche altra data salti fuori durante il 2014, finora abbiamo avuto la fortuna di poter suonare parecchio in giro, speriamo di continuare così!
13) Avete pensato anche al mercato estero?
Dario: Non in maniera specifica, ma Il doom ha la fortuna di essere un genere molto “internazionale” e peraltro la scena italiana è molto considerata all’estero. Per Il Play It Doom, che alla fine ha solo un headliner straniero (Solstice) accanto a tanti ottimi gruppi italiani, ci sarà gente che arriverà da Francia, Spagna, Malta... L’aver già ricevuto un invito per Malta è una cosa molto bella e speriamo che sia solo l’inizio.
14) Qualcosa da aggiungere in conclusione?
Luca: La cosa curiosa dei Crimson e che pochi sanno è che siamo 3 milanesi, 1 veronese e 2 ravennati… con differenze di età max anche di più di 10 anni… anche questo vuol dire Crimson Dawn. E vorrei fare un ringraziamento particolare e un saluto a Emanuele Rastelli, se esistono i Crimson è anche grazie a lui!
Dario: Mi associo ai ringraziamenti a Emanuele, che per me è un fratello, e approfitto dell’occasione per ringraziare anche te Klaus, per la splendida recensione e per lo spazio che ci stai dando. A differenza di tanti che parlano, parlano e poi non fanno una mazza, tu sei uno che davvero ci prova, a dare un contributo alla scena metal italiana. Continua così!
Klaus: Troppo buono e grazie a voi per l'ottima musica che ci proponete e che ci fa vivere intense emozioni!
Intervista a cura di: Klaus Petrovic