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Evil Never Dies
Il trenta di maggio, in una tiepida seratina, tra una birra e un’ottima pizza, ho avuto modo di parlare personalmente con Felice Savarese e Fabio Di Tullio, rispettivamente batterista e chitarrista dei partenopei Evil Never Dies, con cui ho avuto modo di discutere del loro ultimo lavoro, della band, del panorama del territorio, e di progetti futuri. Iniziamo subito con le domande!
Partiamo con un classico: quando, perché e per volontà di chi hanno visto la luce gli Evil Never Dies?
Felice: “E’ accaduto nel lontano 1990, quando volevamo materializzare tutte le nostre influenze, gli ascolti, che avevamo all’epoca. Vedevamo certi gruppi come idoli, e in cuor nostro speravamo, anche nel nostro immaginario da ventenni, di raggiungere, un giorno, quello che erano i Testament, gli Overkill…, con delle risorse minime. Mano a mano, siamo riusciti a materializzare un po’ ciò che erano le nostre intenzioni.
Io, all’epoca, ero ventenne. Avevo quindi pensato di metter su qualcosa, assieme a mio fratello Alessandro (ex- bassista), e cito il vecchio chitarrista Fabio Gaudiero, carissimo amico, con cui abbiamo iniziato a suonare prima con cover, ma, nello stesso anno, avevamo chiare intenzioni di suonare inediti."
Una domanda a parte: cover di chi?
Felice:” In special modo….avevamo influenze particolari, perché ognuno di noi ascoltava un genere, come gli S.O.D., Suicidal Tendencies, e Slayer, che c’entrano sempre. *ride*“
Cosa vi ha dato, finora, il mondo della musica?
Fabio: ”Ti dico la mia. Per me, la musica è un processo alchemico, che mi ha portato all’eseguire, in quanto musicista classico, fino alla creatività. Da quando sono entrato, ma soprattutto nei lavori successivi, ho avuto l’opportunità di esprimere la mia creatività, dando anche un buon contributo. E’ stato un modo per esprimere la mia creativà, che penso sia un processo spirituale. Per me, è molto importante. Felice ha la fortuna di essere creativo anche nell’arte, in quanto si occupa pure delle copertine. Per me è un’opportunità per stare a contatto con qualcosa di vivo, dinamico…un processo alchemico, un’altra dimensione. La musica è una passione, quindi…più ti sacrifichi, più “soffri”, tanto più dai, quanto più riesci ad ottenere: non mi riferisco solo a livello di riscontro, ma anche in quello di evoluzione della persona.”
Felice: ”Anche il confronto con le altre realtà è molto utile, non solo con quelle campane, ma anche fuori dal territorio. Noi, per fare un esempio, abbiamo avuto la fortuna di suonare con i The Modern Age Slavery, e ci siamo potuti confrontare. Uno immagina di poter condividere con gruppi professionisti il palco, e questi progetti, benché gradualmente, benché in un ambiente pieno di difficoltà, possono darti questo tipo di soddisfazioni.”
Parlateci, se ci sono, delle vostre influenze o gruppi a cui vi sentite ispirati in qualche modo.
Felice: “Qui si apre un mondo, perché…già il nome del gruppo fa proprio riferimento ad un pezzo della band Overkill, a cui associamo il nostro modo di fare. Noi li prendiamo come punto di riferimento, per attitudine, come anche prendiamo le band di quell’era, come anche i Death Angel, o alcuni dei su citati. Le influenze ci sono ancora, non dolo per il modo di suonare, ma anche per il modo di fare, di porsi. Abbiamo, comunque, cercato di crearci un nostro stile.”
Fabio: ”Parlando di creatività, noi abbiamo assimilato queste influenze, ma tutt’oggi ascoltiamo i gruppi underground più disparati, o anche gruppi di livelli maggiori, per poi rielaborarli e cercare di creare qualcosa di nuovo.”
Un’altra domanda a parte…siete partiti con l’idea di fare thrash metal, o siete stati catalogati in seguito, e non era vostra reale intenzione?
Felice: ”Noi siamo partiti come band thrash metal, però ci piace inserire influenze diverse…in effetti, in pezzi nostri, si avvertono influenze diverse dal thrash, soprattutto da quando, nella band, è entrato Fabio. Si possono avvertire influenze diverse, ad esempio in qualche pezzo (come ‘Country For Old Men’, dal disco ‘De Maleficiis’), abbiamo partiture melodiche, o persino psichedeliche, che escono un po’ fuori dai margini del thrash metal…ma lo start era di fare, appunto, thrash.“
Fabio: ”Quando ho cominciato a suonare con gli E.N.D., alla base del nostro fare musica, c’era da canalizzare la rabbia. Il riff non segue uno schema, l’importante è che soddisfi noi in quanto musicisti. Nel momento in cui stiamo facendo un pezzo, ad esempio, ne siamo soddisfatti senza pensare a cose come: “ questo riff è troppo hardcore!”, ecc…”
Felice:” Noi definiamo un pezzo finito, quando quella rabbia si esaurisce. Anche se il pezzo dura sei minuti, non ci interessa, perché dobbiamo ancora scaricare ciò che c’è da scaricare.”
Ah, quindi, può essere visto anche come uno sfogo….a tal proposito, parlando di canzoni, come nasce un vostro pezzo?
Fabio: ”Ci tengo a precisare che non si parla di uno sfogo, bensì di canalizzazione. In realtà, è elaborazione, e non sfogo momentaneo, perché c’è un pensiero in atto in quel momento, non rabbia fine a se stessa. I nostri pezzi…nascono in svariati modi: ogni pezzo viene proposto a tutta la band, ma siamo io e l’altro chitarrista (Salvatore Romano) a portare le idee, e per quanto mi riguarda il pezzo nasce da un’idea portante. Se il riff è buono, all’interno di esso c’è già tutto il pezzo: è lo sviluppo dell’idea portante. Sempre dopo il confronto con i ragazzi del gruppo, che aiutano negli arrangiamenti e lo sviluppo delle idee.”
Recentemente, ha visto la luce il vostro Sulphur Paintings. Parlateci un po’ di questo disco. I pezzi hanno soddisfatto le vostre aspettative, o se poteste tornare indietro effettuereste qualche modifica?
Felice:” Il disco è nato proprio dalle idee, in prevalenza, di Fabio, che però hanno una peculiarità: siccome i due chitarristi hanno uno stile differente, non solo nella composizione, ma anche nella realizzazione delle canzoni, fa sì che si risalga a questa alchimia già citata. Hanno due strutture differenti che, messe assieme, creano un connubio che caratterizza il nostro stile. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro, soprattutto se messo a paragone con ‘De Maleficiis’, ben accolto dalla critica. In quest’ultima release, si evince molta più cattiveria, anche nei temi trattati, come se avesse seguito una pista diversa. Io, era già da ‘De Maleficiis’ che volevo dare questa impronta più pesante, quindi ne sono molto soddisfatto. La maturazione nel disco si nota anche nella cura dei suoni, che nel disco precedente non ci aveva soddisfatti del tutto. Noi volevamo, infatti, dare uno stile personale anche nel sound, ed è venuto fuori un suono abbastanza potente.”
Fabio: ”Anch’io sono molto soddisfatto del risultato, sento di aver centrato il bersaglio, e la cosa mi dà molta soddisfazione. Vorrei ringraziare, per il mixaggio, anche Maddalena Bellini (Nameless Crime) dello studio Anti-pop.”
Quanto tempo ha preso la realizzazione di questo lavoro?
Fabio: ”In realtà, abbiamo iniziato a comporre subito dopo l’uscita di ‘De Maleficiis’ (2011), così come ho già iniziato a comporre dopo l’uscita di questo ‘Sulphur Paintings’. Ci abbiamo messo, comunque, cinque o sei mesi per buttar giù le idee. Poi, nel mese di novembre 2013, sono iniziate le registrazioni, e sono proseguite per un mesetto, ma il mixaggio si è protratto fino a metà febbraio. Maddalena è stata molto paziente con noi.”
Come intendete promuovere la vostra ultima release? Sono in programma serate o qualche tour, magari di supporto a grandi nomi?
Felice: ”Questa è una nota dolente….le nostre intenzioni sono, ovviamente, di far conoscere il nostro disco ovunque, anche fuori dal territorio. Ci piacerebbe, però, essendo di Napoli, far conoscere prima il disco qui nel territorio, nei locali. Il problema è che qua, a Napoli, il metal non dico che sia morto, ma è in agonia. E’ per questo che ci piacerebbe sondare altri luoghi, come ad esempio la Puglia. Per promuovere un disco, ovviamente l’obiettivo principale è fare le serate.”
Fabio: ”A noi piacerebbe suonare in Campania, e vari live sono stati fatti, ma…come dire, sono state serate deprimenti, perché ti rendi conto della scena, ad eccezion fatta per qualche serata. Ma, comunque, c’è un appiattimento, una mancanza di attivazione...ognuno sembra essere sulle sue e far la guerra all’altro. Ma non è che gli altri musicisti devono per forza venire alle serate, però a me pare che non ci sia proprio il cambio di generazione, la gioventù. Se però ti rapporti ad altre realtà, qui nel sud Italia, ti rendi conto che in posti come, ad esempio, la Sicilia e la Puglia, c’è un panorama molto più attivo.”
Felice: ”Sì: noi, ad esempio, siamo stati a suonare ad Agrigento, e ci siamo trovati un panorama, un pubblico che non ci aspettavamo! Sembra quasi che abbiano saltato la Campania, o nella fattispecie Napoli, perché già a Caserta la storia è un’altra. Forse preferiscono il neomelodico. *ride*”
Se poteste girare un video per un pezzo contenuto nel vostro ultimo disco, quale preferireste?
Felice: ”Per me, ce ne sono diversi…anche per i temi trattati! Forse ‘Ariete’. La traccia è un invito a non mollare mai, ed è appunto rappresentato, metaforicamente, dall’ariete, ovvero lo strumento usato, in tempi più antichi, per sfondare portoni o cancelli. Questo viene paragonato alla vita: molti si deprimono, ma è un invito a non mollare mai. Mi piacerebbe molto metaforizzarlo con guerre medievali!”
Fabio: ”In realtà, un video lo abbiamo già girato. Parlo della canzone ‘Depths’, che metaforizza, attraverso la superficie e i mostri marini nel mare profondo, il classico dualismo composto da ragione e profondità dell’animo, caratterizzato da dei mostri, dalla violenza, o da qualcosa di pericoloso, che se qualcuno cercasse di contrastare, finirebbe con l’impazzire. In superficie è tutto tranquillo, ma è negli abissi, al di sotto, che si celano le pericolosità con cui bisogna avere a che fare, per comprendere se stessi.”
Come stanno andando le recensioni legate al vostro ultimo lavoro? Stanno ottenendo consensi positivi?
Felice: ”Molto positivi, per fortuna! E’ anche per questo che c’è una sorta di frustrazione nel non poter lanciare il disco come vorremmo: se il disco ha la media dell’8, o nella recensione si parla di pezzi che possono fare il salto di qualità, paragonandoli addirittura ad un prodotto professionale, è normale che cresca la frustrazione. Croce e delizia. Stiamo anche inviando materiale all’estero.”
Fabio: ”Siamo molto soddisfatti delle recensioni, noi ci credevamo molto in questo lavoro. Ci ha appagato, e non lo dico per presunzione!”
Parlateci dell’attuale panorama metal partenopeo. Cosa ne pensate? Siate duri e crudi!
Fabio: ”Ma…non mi sembra molto elevato, il livello.”
Felice: ”Userei una parola: approssimativo. Non per presunzione, o perché noi suoniamo da tanto tempo. Ma quello che sento adesso, è già stato fatto negli anni ’90. Qui è pieno di gruppi che si sentono già arrivati, che sono “star”, e lo noto soprattutto alle serate. Io, personalmente, non riesco a trovare una spinta in ciò che ascolto. Sembra che vogliano mettere su un qualcosa, anche con le buone intenzioni, sicuramente, ma raramente mi arrivano i loro pezzi. Io vedo molta approssimazione.”
Una domanda improvvisata…voi che suonate da più tempo: è sempre stato così, o c’è stata una scena decente, qui, un tempo?
Fabio: ”C’era più una scena legata ai centri sociali, dove si muovevano gruppi come i Contropotere, i Randagi, i Masquerade…si parla degli anni ’80. Ma c’erano anche luoghi, spazi…come, appunto, centri sociali, quali ad esempio il Tienn’a’mment’, sostituito ora da una discoteca.”
Felice: ”Sì, si organizzavano più serate, ognuno aveva da dire la sua, c’era più fusione…mentre, ora, vedo soprattutto prime donne, rockstar, quando poi palesemente non se lo possono permettere. Ci è capitato di aprire a band che avevano più cover che inediti da proporre, e da qui noti l’abisso tra chi concepiva la musica prima, e chi ora si sente già arrivato. Anche questo fa parte dell’approssimazione di cui parlavo. Non si capisce bene cosa vogliano fare: se il disco, le cover...
Quando noi andiamo a fare la serata, noi ci prepariamo in sala la scaletta, addirittura quello che deve dire il cantante, e abbiamo persino preso spunto dai Marduk, mettendo sotto un effetto di tastiera, tra un pezzo e l’altro. L’approssimazione, qui, non la vedrai mai, in quanto qualcosa, o si fa, se possibile, o non si fa proprio. Noi siamo anche felici se, in base ad una buona idea, possiamo arricchire i nostri show dal vivo.”
Fabio: ”A tal proposito, ad esempio, gli stessi Symbolyc mi sembrano una bella realtà.”
Felice: ”I Symbolyc sono uno di quei gruppi che potrebbero rappresentare Napoli, perché si stanno muovendo bene, hanno un programma ben stabilito, suonano fuori, non sono approssimativi. Per me, una band può fare qualsiasi genere, ma l’importante è che abbia le idee chiare: è una cosa da premiare.”
Sappiamo, per esperienza, che emergere, oggi, suonando metal, soprattutto in Italia, non è facilissimo. C’è mai stato un momento in cui avete pensato di appendere al chiodo chitarra e bacchette?
Felice: ”Effettivamente, abbiamo speso molto nel nostro lavoro, e quando vedi che ciò è confermato da buone recensioni, e potresti fare degli show davvero fatti bene, e finisci invece a suonare in una cantinola dove, ad esempio, il chitarrista scende dal palco perché quest’ultimo è troppo piccolo, allora tu immagini che, dopo il lavoro svolto, vorresti fare una presentazione diversa, o vedere un po’ di gente in più: quando noti che già è difficile trovare il posto, far venire la gente, allora è normale che ti venga una sorta di depressione…ma io dico che bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno. Tuttavia, non ho mai visto un locale strapieno perché suonano gruppi metal. E’ proprio il posto ad essere negativo.”
Fabio: ”Attualmente, siamo proiettati ad andare avanti, perché stiamo già componendo altri pezzi! Quando rilasci un disco, è come stare in un’operazione post-parto, e ti senti svuotato: ed il confronto e le energie vengono recuperate nei live, con cui c’è anche confronto.”
Felice: ”Io ti auguro di registrare, un giorno, un disco, per capire cosa intende dire Fabio, perché dopo ti rendi conto di aver dato tutto: c’è un grande spreco di energie, soprattutto mentali, nella registrazione di un disco.”
Ultima domanda: parlateci dei vostri progetti per il futuro. Cos’avete in mente? Tour, live dvd, Ep?
Fabio: ”Stiamo cercando di appoggiarci a qualche promoter, per ampliare il raggio dei live, e stiamo mandando il nostro lavoro a case discografiche estere, non italiane. Siamo, già ora, anche più attivi e propositivi. La creatività è difficile da ammazzare.”
Felice: ”Ma ciò che abbiamo in mente, sembrerò ripetitivo, è andare a suonare dal vivo. E’ ciò a cui miriamo al momento.”
Grazie ancora del tempo dedicatoci, intervistare un gruppo con esperienza come il vostro è sempre un piacere, e sono sicuro che le vostre risposte delizieranno il palato dei fan e dei lettori di IDM!
Salutate pure come volete!
Fabio: ”Supportate l’underground, e come si dice…Horns up! Ciao!”
Felice: ”Sì, supportate sempre l’underground…soprattutto i gruppi che ritenete non siano approssimativi! *risa*
Ciao a tutti! Ciao, Klaus!”
Intervista a cura di Francesco Longo