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OREYEON
Nonostante (o forse grazie) al clima di distanza sociale abbiamo avuto la possibilità di inviare qualche domanda agli Oreyeon gruppo Stoner il cui primo lavoro per la Heavy Psych Sounds Records uscito a metà 2019 ha ricevuto ottimi consensi, confermati anche dalla nostra recensione.
La band è attiva ormai da qualche anno e sta dimostrando di aver raggiunto una grande capacità compositiva ed esecutiva. Ecco qualche approfondimento sul quartetto italiano: (n.b. le domande sono state inviate prima dello scoppio del Covid 19 quindi si riferiscono alla situazione precedente. Come ovvio abbiamo lasciato invariati i rimandi all’attualità di queste settimane).
Come prima cosa vorremmo sapere qualcosa di voi. Come vi siete formati e da che esperienze musicali venite?
Ci siamo formati nel 2014 come Orion, abbiamo fatto un disco nel 2016 'Builders of Cosmos', poco dopo abbiamo cambiato nome in Oreyeon. Dopo un po’ di attività live nel Nord Italia, abbiamo completato la lavorazione del nostro secondo disco e siamo stati contattati dalla Heavy Psych Sounds records. "Ode to Oblivion" è uscito nel marzo 2019 e abbiamo suonato in Germania, Svizzera, Austria e Repubblica Ceca. Veniamo tutti da esperienze diverse. Punk, hardcore, metal, grunge... In comune abbiamo la passione per lo Stoner rock e le sonorità heavy/psych.
Siamo curiosi di sapere qualcosa in più sulla scelta del nome della band…
Abbiamo scelto il nome semplicemente perché ci piaceva. Come dicevamo prima, abbiamo cambiato nome da Orion ad Oreyeon. Praticamente per distinguerci dalla moltitudine di cover band dei Metallica. Oreyeon sarebbe la pronuncia di Orion in inglese perciò la sostanza è la stessa.
Come definireste la vostra musica? C’è qualche fonte di ispirazione particolare?
Ci piace mescolare potenza e melodia nei nostri pezzi, il muro di chitarre distorte spesso è accompagnato da linee vocali melodiche. Ascoltiamo tutti molta musica e un sacco di generi diversi tra loro e il nostro suono ne è inevitabilmente influenzato.
Come vedete la scena hard rock/metal? Si fa un gran parlare di “morte” del rock ma le grandi band continuano a riempire gli stadi (vedi il recente successo dell’annunciato tour Motley Crue/Def Leppard/Poison/Joan Jett). Anche in Italia è così?
Nell'underground c'è sempre un gran fermento in Italia come all'estero, un sacco di band, etichette, festival e locali ottimi nella realtà musicale in cui ci muoviamo. Sicuramente nel mainstream il rock non gode di ottima salute se si escludono le vecchie glorie e spesso raffazzonate reunion.
Il vostro album risale allo scorso marzo. Avete già del materiale per mettere in cantiere una nuova uscita discografica?
In questi primi mesi del 2020 siamo alle prese col nuovo materiale. Siamo in procinto di andare in studio per registrare il nuovo disco.... Appena finisce questo delirio...
Rispetto al passato le vendite discografiche sono calate drammaticamente a causa del download digitale. Come vedete questo fenomeno? Ha anche spazi di crescita per la scena underground a vostro parere?
Noi tutti siamo degli appassionati collezionisti di vinile ed è il nostro formato di riferimento Negli ultimi anni è stato riscoperto e per fortuna un sacco di etichette stanno stampando edizioni molto belle che attirano il pubblico. Il Digital download è sicuramente più fruibile ma non soppianterà mai il formato "fisico".
Avete date live in programma o altri progetti per promuovere la vostra musica?
Finito di registrare sicuramente riprenderemo con l'attività live. Per adesso abbiamo una sola data a giugno. Saremo al Festival Heavy Psych Sounds a Winterthur insieme a Elder, Black Rainbows e tanti altri (Coronavirus permettendo).
Intervista a cura di Alberto Trump