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APOGOD PROJECT
Dopo aver recensito il loro album 'A Prog Bible' (www.italiadimetallo.it/recensioni/34496/apogod/a-prog-bible), incontriamo gli ApoGod Project duo composto dai musicisti siciliani Patrick Fisichella e Giovanni Pulifiato, autori di un album di rock progressivo dedicato alla loro personale, come vedremo, rilettura dei temi biblici dell'Antico Testamento.
A mio parere il loro lavoro può essere definito con due aggettivi, ambizioso ed epico e proprio da qui vorrei partire con l'intervista:
D: Vi riconoscete in queste definizioni o, se doveste scegliere di farlo con una parola diversa, quale scegliereste?
(Giovanni Puliafito) Innanzitutto ti ringraziamo per la recensione e per questo tempo dedicatoci per l’intervista, ne siamo onorati. Sicuramente le tue sono definizioni assolutamente pertinenti e adeguate al nostro progetto. Ambizioso perché non è stato semplice trattare e comporre musica su questo argomento complesso, delicato e soprattutto con questo genere musicale, il Symphonic Progressive Metal. C’è da dire, però che, proprio grazie alla possibilità illimitata di spaziare e sperimentare, è stato allo stesso tempo “semplice” poter mettere in questo grande contenitore tutte le nostre idee, influenze musicali, conoscenze e anche sperimentazioni. Epico perché è ispirato alle grandi colonne sonore dei Colossal, dove c’è un grande utilizzo dell’organico orchestrale che oramai si utilizza da decenni anche nel genere Metal.
D: Al netto delle etichette e delle definizioni, lo spettro musicale delle vostre composizioni è ampio e raccoglie in sé diverse influenze. Nella recensione vengono citati, come ovvio, i mostri sacri del prog come Dream Theater, Symphony X e Ayreon, oltre ai nostri più classici New Trolls. Ritrovate gli influssi di queste band oppure c’è qualcosa in più?
(Giovanni Puliafito) Ci riconosciamo moltissimo nelle band sopra citate. Anzi, a dir la verità, per noi è un enorme complimento, poiché noi siamo cresciuti ascoltando questi mostri sacri. Finché quattro anni fa, alla soglia dei quarant’anni, io e Patrick abbiamo iniziato a scrivere questo disco per poi pubblicarlo nel luglio del 2022. Sicuramente a mio avviso qualcosa in più c’è. Io ho una cultura classica: Laurea in Pianoforte, Composizione, Didattica della Musica e specializzazione in Composizione per musica da film presso l’Accademia Chigiana di Siena con il Maestro Bacalov. Quindi l’influenza sia classica che delle colonne sonore domina in questo disco. Dunque aggiungerei agli artisti citati prima, anche Hanz Zimmer e Danny Elfman.
(Patrick Fisichella): Condivido quanto detto da Giovanni e aggiungo anche le mie di influenze. Da chitarrista (insegnante presso importanti istituzioni musicali e performer da oltre vent'anni), autore di musiche e produttore audio/sound designer per molti artisti e spettacoli teatrali di rilievo nazionale, nel mio playing non possono non emergere le influenze di mostri sacri quali Steve Vai, Joe Satriani o Yngwie Malmsteen (il mio lead della prima parte della nostra “The Divine Code” vuole essere un chiaro omaggio al leggendario live con la Japan Philarmonic Orchestra), o di altri miei riferimenti quali, ovviamente, John Petrucci, Michael Romeo, ma anche David Gilmour e Brian May. Senza dimenticare giganti che spaziano in altri generi come jazz e fusion quali Scott Henderson e Guthrie Govan. Nell'album ci sono infatti interventi che spostano a tratti il mood, dovuti alla presenza non troppo usuale per il genere metal di scale esatonali, minori melodiche, arpeggi di nona e costrutti che sono tipici di altri generi musicali. Aggiungi anche che il mio imprinting musicale me lo ha dato mio padre, che da piccolissimo mi piazzava in testa un paio di cuffie giganti della Philips collegate alla piastra Sony ed io ci ascoltavo in loop Alan Parsons, ed ecco spiegata la mia passione per il suono!
D: Ci raccontate in breve da dove avete preso lo spunto per le tematiche? Perché proprio la Bibbia?
(Giovanni Puliafito) L’idea nasce nel lontano 2003 da Patrick che è da sempre appassionato di Storia delle Religioni. Una sera mi disse che il suo desiderio era quello di musicare quella più appassionante e cruenta di tutti i tempi, l’Antico Testamento. Iniziammo a parlarne ma purtroppo, per tanti impegni a cui la vita ci sottopone, ritardammo la lavorazione dell’album per tanti anni fino al 2018.
Quella sera del 4 luglio 2018, alla festa del mio compleanno, un caro amico (Marco Giliberto, il nostro fotografo) ci disse: “Avete musicato tanta roba, scritto tanti brani per altri musicisti, avete ntutto il necessario e tutte le potenzialità, perché non lavorate a qualcosa di completamente vostro”? Quella notte stessa iniziammo seriamente a lavorare a quella vecchia idea conservata nel cassetto. Dopo quattro anni, il 28 luglio 2022 lo abbiamo presentato ufficialmente con l’appoggio dalla casa discografica romana Metal Zone Italia che ci supporta egregiamente in questa nostra impresa.
(Patrick Fisichella): Aggiungo che l'idea mi nacque anche perché Giovanni aveva già messo in musica molti passi della Divina Commedia e dell'Odissea ( qualche anno dopo si sarebbe cimentato anche con l'Eneide), musiche trasformate poi in veri e propri spettacoli teatrali che sono stati messi in scena svariate volte. Io venivo da lunghe letture su Zarathustra e il mazdeismo e avevo preso spunto da alcuni passi dell'Avesta (libro sacro del mazdeismo) per comporre un brano che si trova ancora in rete: Ahura Mazda, appunto. Capirai che, vedendo i libri sacri di qualsivoglia religione alla stregua di un poema epico, pensare alla Bibbia come obiettivo successivo è stato ambizioso quanto inevitabile.
D: Passando alla composizione e alla registrazione del disco, avete iniziato dalla musica e successivamente avete scritto i testi oppure avete selezionato le tematiche da trattare, composto i testi decidendo in unsecondo momento come metterli in musica?
(Giovanni Puliafito) Il processo di scrittura è stato complesso e lungo quattro anni. Abbiamo iniziato delineando una struttura dell’album, formato inizialmente da dieci brani tutti strumentali. In corso d’opera abbiamo ritenuto di inserire un cantante in cinque brani. Abbiamo scritto tutto noi due, Patrick ha curato oltre alla composizione dei brani, i testi, le chitarre e i bassi che lui stesso ha registrato e tutta la produzione audio, nei suoi Gargamella’s Studios. Io, oltre, alla composizione, ho curato le tastiere, synth, tutte le orchestrazioni e la programmazione della batteria. Poi un batterista in carne e ossa ha suonato le parti. Le melodie vocali le abbiamo scritte insieme.
(Patrick Fisichella): Vorrei però sottolineare che nel momento in cui ci accingevamo alla scrittura di un brano avevamo già in mente l'argomento che avremmo trattato, tanto che quasi tutti i titoli che sarebbero poi diventati quelli definitivi erano già presenti e pronti anche a brani appena iniziati. Diciamo che la road map è stata assolutamente chiara fin dal principio.
D: Non vi ho ancora chiesto nulla di voi, come vi siete conosciuti e avete iniziato a collaborare? Immagino che ci sia voluto parecchio tempo per arrivare ad un album così articolato e complesso...
(Patrick Fisichella): Frequentavamo lo stesso liceo classico (che io ho però dopo poco abbandonato per frequentarne un altro) ed avevamo una marea di amici in comune. In realtà, sebbene da ragazzi ci conoscessimo superficialmemte,succedeva spesso di ritrovarsi a suonare con le rispettive band nei tanti pub della nostra città (Messina) nei quali si faceva (imperfetto, ahimè!) musica dal vivo quasi tutte le sere. Credo che musicalmente ci stimassimo già da allora. Poi, a margine di uno spettacolo della band di Giovanni, ci siamo messi a parlare “del fare la propria musica a casa” e io che ci sbattevo ormai da anni - dai tempi dei multitraccia fostex a quattro tracce su cassetta, per intenderci - ho parlato a Giovanni delle prime DAW (erano appena usciti sia il Sonar che, poco dopo, il Cubase VST32 ), dei primi strumenti virtuali e altre cose. Il pomeriggio del giorno successivo ero a casa sua con un hard disk pieno zeppo di software. Avreste dovuto vedere come gli brillavano gli occhi! Da allora, mi permetto di dire che siamo inseparabili. Per me Giovanni è un fratello fuori dallo stato di famiglia.
Abbiamo fatto di tutto. Dal produrre musica per tanti artisti delle nostre zone, per spettacoli teatrali, saggi, al comprare insieme più volte le nostre nuove workstation, cambiare auto due volte contemporaneamente e persino con le ragazze... varie storie aperte, vissute e chiuse in contemporanea.
D: Sappiamo che avete intenzione di portare avanti il progetto ApoGod, potendo contare anche sulla collaborazione di Domenico Puzzolo, l’artista che ha curato la parte grafica. Quali sono i prossimi passi?
(Giovanni Puliafito) Il lavoro degli Apogod Project avrà di certo un seguito. Io e Patrick stiamo infatti già lavorando al nuovo disco, che però non riguarderà la Bibbia. Non potendo ancora anticipare nulla, posso solo dire che sarà sempre ispirato da argomenti culturali e letterari.
(Patrick Fisichella): Domenico è un grandissimo amico e uno straordinario artista. Ci ha fatto un regalo incommensurabile per “A Prog Bible” e se volesse essere dei nostri anche per il prossimo lavoro, non potremmo che esserne entusiasti
D: Volendo fare l’avvocato del Diavolo, che mi sembra in tema, visto che si parla di Bibbia, non credete che una volta pubblicati gli album, il progetto ApoGod esaurisca il suo senso musicale e tematico? In altre parole, avete intenzione di continuare con un'altra denominazione, cercando nuovi spunti per comporre?
(Patrick Fisichella): Ti ringrazio per la domanda che mi permette di spiegare meglio il reale significato del nostro monicker o, quantomeno, quello che io gli ho attribuito. Il mio concetto di Dio si identifica con il “deus sive natura” spinoziano. La lettura della realtà ci dice che siamo materia che si fa e si disfa, che la vita è solo una delle tante forme che la materia può assumere e che ciò andrà avanti finché ci sarà energia perché ciò continui ad accadere. Qualunque altra visione teistica, qualsivoglia tipo di religione, concetti quali “anima”, ”divino”, “trascendenza”, sono per me solo ingenuo quanto presuntuoso antropocentrismo. Dato questo assunto, la mia visione di Dio sarà sempre considerata apocrifa e apostatica dalle religioni istituzionalizzate e, di conseguenza, dal credente medio. Il moniker del gruppo descrive dunque il mio modo di pensare e di intendere il mondo che non cambia, evidentemente, al cambiare dell'argomento trattato. Ragion per cui, la mia risposta è un secco “NO” ad entrambe le tue domande.
D: Per riproporre A Prog Bible dal vivo avete portato con voi una vera e propria piccola orchestra, ci raccontate l’esperienza di arrangiare la vostra musica per una modalità così complessa e probabilmente adatta a rendere al meglio il vostro messaggio?
(Giovanni Puliafito) E’ stata un’esperienza indimenticabile. Tutti i musicisti hanno dato il massimo, e alcuni di loro, che provengono dal mondo della musica classica, si sono appassionati con noi a questo genere musicale.
L’organico era comunque ridotto rispetto al disco, che contiene tutta l’orchestra sinfonica, realizzata con suoni campionati, curata da me stesso. Sul palco, oltre alla band, abbiamo portato un quartetto di archi, un clarinetto, un flauto, un corno e ovviamente il Direttore d’orchestra. Il lavoro di arrangiamento non è stato semplice, poiché ho dovuto adattare il tutto a questo organico, ma mantenendo alcune sequenze per dar sempre la stessa potenza di impatto del disco. La nostra idea è stata quella di portare sul palco tutti i brani per come sono su CD.
D: Ultima domanda: la scena musicale italiana è pronta per la complessità musicale e lirica degli ApoGod? Avete ricevuto ottime recensioni anche dall’estero, pensate che sia più facile farvi apprezzare altrove o c’è ancora una scena locale che apprezza il rock progressivo e le sonorità rock e metal?
(Giovanni Puliafito) In Italia purtroppo questo genere è diventato un po’ di nicchia, poiché siamo invasi dalla musica pop, trap ecc... Tuttavia esistono tante realtà che seguono e apprezzano questo genere. Io e Patrick abbiamo voluto scrivere la musica che a noi piace, senza troppo preoccuparci della risposta in Italia, quindi non abbiamo scelto una strada commerciale. Ma allo stesso tempo, per ampliare il nostro pubblico abbiamo deciso di scrivere tutti i testi (a cura di Patrick) in inglese. Abbiamo infatti ricevuto tantissimi apprezzamenti dall’estero. In Europa, ma anche in America Latina, dove abbiamo lanciato il nostro primo video sul brano Egyptian Plagues.
(Patrick Fisichella): Io la prendo anche come una valvola di sfogo. Fare la musica che amo, poter esprimere ciò che mi rappresenta, mi permette di ricaricarmi di ossigeno e di poter dare il meglio sia nella mia attività da insegnante (che poi la didattica chitarristica è la mia vita e la mia attività principale da oltre vent'anni), che in produzioni che magari non rispecchiano al 100% i miei gusti musicali. Certo, senza sciocche ipocrisie, se ci fosse più seguito anche qui da noi, che di nuovi gruppi italiani di gran valore ce ne sono non pochi, sarebbe tutto un po' più facile. Ma si sa, nemo profeta in patria. Che poi qualche settimana fa a Catania, dal meccanico, inizio a parlare proprio della scena prog-metal italiana con un ragazzo che indossa una maglietta degli Opeth e che aspetta di ritirare l'auto. Mi parla di una nuova band siciliana. “Sai, ho sentito qualcosa su Youtube, mi sembrano forti” - mi dice - “si chiamano ApoGod Project”. Lo avrei invitato a pranzo, credimi!
Ringraziando Gli ApoGod Project per la loro disponibilità a raccontarsi e a raccontare il gran lavoro che ha preceduto la pubblicazione di A Prog Bible, vi invito a leggere la recensione su Italia di Metallo e soprattutto ad andare ad ascoltarlo.
Intervista a cura di Alberto Trump




