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Most Rock at Giardini della Lizza
21 Giugno 2009
Siena
21 Giugno 2009: una piccola-grande data storica, una goccia nel mare dei concerti estivi, il primo vagito di un promettente neonato.
Nei Giardini della Lizza a Siena si è svolto il "MostRock" organizzato per la prima volta da Siena Rock nell'ambito della Festa Europea della Musica.
La scaletta scelta per il debutto ruota intorno al Progressive/Power Metal ma soprattutto sulla "main attraction" Vision Divine. Ma andiamo per ordine.
Pindarika: emozionati... basta questo per descrivere la prestazione dei giovani senesi Pindarika, autori di un rock ancora in cerca di una direzione certa e soprattutto propria. Il cantato in italiano è coraggioso ma non aiuta. Rivedibili.
Profusion: di ben altra stoffa mi sembrano i Profusion. Provenienti dalla vicina Colle Val d'Elsa conquistano il palco in 7 con tanto di flauto e corista. Come recita il loro monicker progressive e fusion si sviluppano lungo degli ottimi brani che, vengo a sapere, figurano nel loro disco di esordio "One Piece Puzzle". Complimenti!
ProgressiveXperience: i fiorentini ProgressiveXperience hanno riscosso un buon successo di critica con il loro disco d'esordio "21st Century Brain Damage" ma per me erano completamente sconosciuti ed ero curioso di vederli all'opera. Ebbene, rimandati. La tecnica non manca, anzi, ma gli manca ancora quel "quid" che soprattutto dal vivo riesca a coinvolgere la platea. Se si considera che i maggiori applausi li hanno raccolti con la cover dei Deep Purple "Perfect Stranger", si ha un'idea più precisa dello scarso feeling che hanno trasmesso al MostRock. Sono uno di quei gruppi che per goderli dal vivo li devi conoscere a memoria. Bene "Ranfa" Ranfagni alla voce ma troppo freddi e poco coinvolgenti.
Il Bacio della Medusa: con un look discutibile e molto eterogeneo salgono sul palco gli umbri BDM. Anche loro mi sono sconosciuti; mi viene da pensare che se Angelo Branduardi avesse fatto progressive sarebbe stato esattamente come loro. Forse è un complimento, forse non lo è, comunque trascinati da un compatto gruppo di fans ci regalano 45 minuti di puro spettacolo visivo e sonoro, con testi (in italiano) melanconici, elegiaci, gotici. Una gradita sorpresa, forse siamo di fronte a dei geni e ancora non lo sappiamo.
DGM: sette dischi, due apparizioni al Gods Of Metal, una decina di cambi di formazione: questa in poche parole la storia dei DGM, i "Symphony-X" italiani come scritto su "True Metal". A me sono sempre piaciuti molto di più del gruppo americano e con l'attuale line-up e soprattutto con Mark Basile alla voce hanno acquistato quell'aggressività di cui facevano difetto fino ad oggi. L'ultimo disco "Frame" suona durissimo dal vivo ma anche i vecchi cavalli di battaglia estratti da "Dreamland" e "Different Shapes" non deludono le aspettative. Un'ottima prova, la più "heavy" della serata che lascia soddisfatti in attesa del clou.
Vision Divine: ad un anno esatto dal rientro di Fabio Lione dietro il microfono i Vision Divine si presentano con la formazione dell'ultimo "9 Degrees West of the Moon". "Letter to my child never born" apre la scaletta ed è subito ovazione. L'ultimo CD viene eseguito quasi totalmente con due momenti di particolare splendore: "The Streets of Laudomia", una delle migliori canzoni mai scritte dai Vision e la devastante "The Killing Speed of Time" con un pogo selvaggio che si scatena sotto lo sguardo indifferente della statua di Garibaldi. Ero curioso di sentire come se la sarebbe cavata l'esperto cantante pisano con i pezzi dell'era Luppi ma "The Secret of Life" e "Colours of my World" spazzano via i dubbi anche dei più maligni: Fabio Lione dimostra di avere il carisma ma soprattutto la versatilità dei grandi cantanti, reinterpretando e facendo proprie canzoni non sue. Olaf Thorsen è immenso (in tutti i sensi) mentre il nuovo chitarrista Federico Puleri svolge il compitino senza strafare. Bene la sezione ritmica, fondamentale il contributo di Alessio Lucatti alle tastiere. Il tempo è tiranno e purtroppo bisogna chiudere. Ci manca la cover dei Priest che avremmo voluto sentire ma i Vision Divine confermano l'ottima scelta di SienaRock di averli voluti come headliner.
Filippo Marroni







