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Razgate at Sonar
14 Marzo 2013 - 15 Marzo 2013
Sonar
Penso che sia capitato a tutti, almeno una volta, di scoprire un gruppo mai sentito prima in una occasione in cui proprio non ve lo sareste aspettato.
Di sicuro il teatro dei "concorsini" nei "localetti" provinciali non è quello in cui sperate di incappare in un gruppo rivelazione, e invece, proprio durante lo svolgimento della seconda serata di selezioni di "All the rock", concorso al quale mi trovavo a partecipare con gli Psychos, sono incappato in una band che mi ha colpito, ma non solo me, al punto di volerne fare un live report.
La band in questione si chiama Razgate, quintetto di Sinalunga nato nel 2011 che propone un ottimo speed/thrash di stampo tipicamente bay area anni '80.
Se non fosse stato il nome nuovo a creare già curiosità in molti dei pochi presenti, l'ingresso sul palco con tre chitarre ha sicuramente catturato gli sguardi, soprattutto il mio, complice la mia passione per lo storico combo tedesco dei Paradox che si presentavano con la stessa composizione.
La curiosità è stata ampiamente ripagata dalla partenza ferocissima di Count down to the end che mi ha portato subito due grandi nomi alla mente: Testament e Slayer, i primi a livello musicale, i secondi per il forte impatto della voce dell'ottimo Giacomo Burgassi.
Il gruppo risulta subito validissimo, ma, da scettico, non mi lascio impressionare e aspetto altro che possa far parlare anche di originalità.
...E non ci è voluto molto, è bastata Wasteland, secondo brano proposto, per togliere ogni dubbio!
Un pezzo in cui i ritmi forsennati, ottimamente scanditi dal drumming di Edoardo Natalini perfettamente coadiuvato dal basso di Niccolò Olivieri, vengono sporadicamente sostituiti da momenti più mosh, ma sempre aggressivi.
Al terzo brano, Asylum, già li adoro: sarà che finalmente i fonici riescono a uscire dal buglione di basse frequenze che lasciava solo intravedere gli ottimi affreschi realizzati dall'intreccio delle tre chitarre di Francesco Martinelli, Mattias Papini e il già citato Giacomo Burgassi, ma ormai risento quei gruppi che mi facevano sognare negli 80s: Paradox, Slayer, Testament, Nuclear Assault, in qualche momento più estremo un po' anche Sodom e Destruction, ma mai semplicemente scimmiottati, al contrario fieramente interpretati in maniera personale.
Nella chiusura affidata a My revenge ormai sono trascinato nell'headbanging anche io che ho evitato il mini pogo che si è creato per godermi a pieno questa ottima, freschissima band.
Un gruppo, quello dei Razgate, nato nel 2011 dai tre chitarristi e completato dalla attuale sezione ritmica, dopo alcune variazioni nella line up, nel corso del 2012 che merita tutta la mia stima.
Insomma, una band che promette davvero di prendere a calci in culo tante "star" più navigate, grazie alla propria umile ma conivolgente arte.
I chiari ed espliciti riferimenti ai TESTAMENT, e parlo di quelli grandi, immensi di New Order o Practice what you preach, dei migliori Slayer dei tempi di Reign in blood e South of Heaven, impreziositi dalle melodie e gli intrecci di riff chitarristici in perfetto stile Paradox sono perle incastonate in un progetto davvero valido, che riesce perfettamente a coadiuvare sound moderno (grazie anche alle accordature in C) con lo stile dei grandi classici dello speed/thrash statunitense e tedesco.
Peccato che il Sonar si sia dimostrato anche in questa occasione quello che è sempre stato: un localetto di provincia che riesce a risultare passabile solo quando ci sono in ballo grossi nomi, restando assolutamente sotto la sufficienza quando si tratta di promuovere volti nuovi, soprattutto in quanto a pubblicità degli eventi.
Cosa per altro assurda, vista l'occasione a "costo zero" in cui sarebbe stato intelligente coinvolgere quanta più gente possibile, sia per l'aspetto economico che per quello etico.
Fortunatamente i cinque Razgate non si sono lasciati demoralizzare dallo scarsissimo pubblico proponendo una performance carica nonostante le "sgomitate" per riuscire a entrare in un palco non esattamente ben allestito.
Ennesima dimostrazione che a Siena non c'è poi grande voglia di supportare la musica emergente né da parte degli ascoltatori né, ancor meno da parte dei locali, anche se in questa occasione capisco che la scarsa qualità che il sound in questo locale raggiunge quando non ci sono grandi nomi in cartellone scoraggia i più.
In conclusione, attendo con ansia la prima imminente uscita discografica di questa promettente band!
Rock on, guys!
Andy
(Foto di Anna Merulla)



