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AT THE HEART OF TITAN (WHERE THE STARS SHINE

TrackList
01. Icehenge
02. Where the Night Reigns Eternal
03. Funeral
04. Into the Bowels of the Tenebrous Visul
05. Fanum Veltune
ICEHENGE - AT THE HEART OF TITAN (WHERE THE STARS SHINE
(2008 - Autoprodotto)voto: 7/10
Ai più, questo nome non dirà nulla. Magari, leggendo il monicker, lo si accosterà, giusto per assonanza, con gli splendidi monoliti di Stonehenge. Se però diciamo che in passato questa band era conosciuta col nome di Grimorium, qualcuno forse appizzerà un po’ di più le orecchie. Il problema è che molti non sanno che la band nacque nel 1993 (sì, proprio nello stesso periodo in cui il Black aveva i suoi primi vagiti in Norvegia) con questo stesso nome, cambiando poi in Grimorium nel 1999 e ritornando ora al monicker d’origine.
Ebbene sì, gli Icehenge altri non sono che gli ex Grimorium (ed ancor prima, dunque ex Icehenge.. che casino eh?), della cui formazione sono rimasti solo il chitarrista Martinel ed il bassista Rexor Velthasclan (impegnato anche nei malefici Altar of Perversion), ai quali si sono uniti il vocalist Martyr (degli Entropia), il chitarrista Sargatanas (compagno di Martinel nei Burian) ed il batterista Velthar. “At the Heart of Titan (Where the Stars Shine)”è il primo lavoro, un EP di sei tracce, per la band in questo suo nuovo corso.
Il genere proposto è un classicissimo Swedish Black Metal, più improntato dunque all’unione di ottime melodie e blast beats al limite di velocità sperimentate solo dalla N.A.S.A.: i riferimenti stilistici ai vari Dark Funeral e Marduk (tanto per citare due nomi a caso!) sono facilissimi da intuire. La band toscana riesce, comunque, ad avere un proprio tocco personale, nonostante il sound che, ormai, è trito e ritrito: merito soprattutto dell’esperienza ormai più che quindicennale.
Se magari siete di quelli che prima vorrebbero avere un piccolo esempio di ciò che una band propone prima di acquistare un cd, il mio consiglio è quello di dare un’ascoltata alla traccia No.3 di questo EP, “Funeral”: in assoluto il più completo, con sferzate di Black Melodico che fanno il paio con fraseggi che addirittura possono ricordare i Maiden (!!!) più cupi.
Insomma, la Toscana non è solo Handful of Hate (autori fra l’altro di un disco meraviglioso, che vi consiglio caldamente). Gli Icehenge hanno, sostanzialmente, lo stesso numero d’anni d’esperienza: certo, con meno uscite, ma ciò non toglie che oltre 15 anni di musica vogliono dire qualcosa. A mio avviso, è arrivato il momento, per questa band, di raccogliere a dovere quel che è stato seminato. Un deal con una label ed un primo full, direi, sono ormai passi d’obbligo dopo questo buon EP.
Daniele Ogre