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Through My Dog’s Eyes

TrackList
01. Gift
02. Promenade
03. Breed
04. Silent Door
05. Bella Morte
06. Nina
07. Guardian
08. Spider Shaped Leaves
09. Bark Loud
EPHEL DUAT - Through My Dog’s Eyes
(2009 - Earache)voto: 9/10
Nuovo lavoro per Ephel Duath, band padovana giunta ormai alla sesta prova sulla lunga distanza. Con un monicker mutuato dalla saga del Signore degli Anelli, dove identifica, in linguaggio elfico, le Montagne dell’Ombra poste a difesa delle terre occidentali e meridionali di Mordor, il gruppo - Luciano Lorusso George alla voce, Davide Tiso alla chitarra, Marco Minneman, valente turnista con Freaky Fukin Weirdoz, Paul Gilbert e Necrophagist, alla batteria - riprende il discorso interrotto con il validissimo “Pain Necessary to Know”, uscito nel 2005, semplificandolo ma allo stesso tempo espandendolo, anche alla luce della recente esperienza come gruppo spalla di The Dillinger Escape Plan, tra gli esponenti più significativi dell’odierno movimento avantgarde/post-metal.
Il concept album, i cui testi guardano il mondo attraverso gli occhi di un cane, come recita il titolo, si apre con “Gift”, brano post-metal che flirta apertamente con il jazz. Gli esordi black metal (alla Emperor) dei nostri sono ormai un lontano ricordo. Le seguenti “Promenade” e “Breed” mettono in luce lo sperimentalismo della 6 corde di Tiso e le ritmiche sincopate dell’eccellente Minneman. Partiture nervose e pregne di effetti si alternano con momenti di calma, il tutto magistralmente interpretato da Lorusso George con la sua voce che alterna urla rabbiose a parti narrate.
Senza un bassista, i patavini sfoggiano una perizia musicale che, nelle lunghe parti strumentali, mi ricorda i migliori Don Caballero. “Silent Door” ha un impatto vibrante e tessiture ritmiche davvero intricate e imprevedibili, come pure “Bella Morte”, che suona come un azzardato eppure riuscitissimo mix tra Coroner e Braindamage (spero li ricordiate tutti, uno dei migliori gruppi di metal evoluto di casa nostra). In “Nina” e “Guardian”, quest’ultimo tra i brani più memorabili del lotto, c’è un perfetto equilibrio tra metal d’avanguardia, noise e sonorità più sperimentali, alla maniera dei Dillinger Escape Plan citati all’inizio oppure dei colossali Isis. “Spider Shaped Leaves” è post-metal di marca Isis in bilico tra oscure melodie e frustate elettriche, mentre la conclusiva “Bark Loud”, che vede la partecipazione di Ben Weinman dei DEP alla chitarra, è uno strumentale cupo, introspettivo, nervoso, a tratti più pacato, che trascina l’ascoltatore in un maelstrom da cui è difficile riemergere.
Un disco breve (purtroppo appena 32 minuti) ma molto complesso, per apprezzare il quale non basta fermarsi al primo ascolto, ma premere il tasto Play almeno un altro paio di volte di fila. Dopodiché vi accorgerete, come ho fatto io, almeno lo spero, di trovarvi al cospetto di una grande band, cui i confini nazionali vanno stretti. E infatti incide per una prestigiosa etichetta come la britannica Earache, alla quale va un plauso assoluto per aver valorizzato gli Ephel Duath. Ora urge trovare un ottimo bassista che esalti ancor di più le incredibili tessiture ritmiche di questi coraggiosi sperimentatori del metal, candidati fin d’ora ad un posto nella mia Top Ten di fine anno.
Costantino Andruzzi