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Impermanence

TrackList
- Of Subterranean Rapture
- Fractal Flood
- Flashover
- Fracturing Impulse
- Impermanence pt.01
- Impermanence pt.02
- The Omnivore
- Introvert Autopsy
- The Thirst That Never Subsides
- Infinito
NERVECIDE - Impermanence
(2013 - Autoprodotto)voto: 7/10
One man project da Brescia, i Nervecide si gettano sul mercato con un album che definire schizofrenico e delirante è probabilmente dir poco.
La struttura portante, caratterizzante 7 brani su 10, si richiama a un ibrido tra grindcore e death metal, poggiante le fondamenta su una doppia cassa plastica e macchinosa di quelle che solo l'utilizzo di una drum machine sa regalare. Voce gutturale, si rasenta il pig-squiel. E se consideriamo le linee di chitarra, spesso riff monocorda e scale suonati a una velocità disarmante, allora risulta evidente l'avvicinamento a un certo tipo di avant-garde, retrogusto che non guasta mai.
Rari sono i momenti per rifiatare: non mi pare di aver notato molto più di un arpeggio ('The Thirst That Never Subsides') o un vago accenno atmosferico – quest'ultimo comunque eretto su un tappeto di doppia cassa che ha del criminale ('Fractal Flood').
Sparatissimi dall'inizio alla fine, i pezzi ivi presenti strizzano l'occhio ora al brutal ('Impermanence pt.01') ora all'hardcore nei davvero solitari frammenti ritmati di 'The Omnivore'. E la miscela funziona: per quanto violento e con una drumming spigoloso all'inverosimile, 'Impermanence' gode di una capacità di trascinare non indifferente. Unica pecca, i brani sono davvero troppo simili uno all'altro.
Finita qua? No, perché ci sono tre song che fanno storia a sé. La prima è il brano di apertura, e fin qua ok, una intro anomalamente melodica ci può stare; scelta ben più “leggera”, sicuramente, di quella che riguarda 'Impermanence pt.02', tre minuti di follia ambient/industrial, con armonie morbide ma ai limiti della psichedelia, che spaccano letteralmente in due l'album. Album che si chiude in una maniera simile, tra arpeggi e rumori naturali che fanno da sfondo alla decantazione de l'Infinito leopardiano, da cui è preso in prestito anche il titolo della traccia.
Che dire? Beh, il corpo violento è decisamente monolitico e omogeneo, ma questi ultimi episodi spiazzano, e lasciano un interrogativo: dove andrà a parare Giorgio Benedetti, mastermind di Nervecide, con eventuali future produzioni?
Francesco Salvatori