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Dark Unknown Nonreflective Nondetectable Objects Somewhere

LABYRINTHUS NOCTIS - Dark Unknown Nonreflective Nondetectable Objects Somewhere
(2011 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
"D.u.n.n.o.s.": acronimo per "Dark Unknown Nonreflective Nondetectable Objects Somewhere", titolo del secondo album dei milanesi Labyrinthus Noctis.
Formatasi nel 2003, la band lombarda si presenta con un sound originale negli intenti, "che unisce Goth, Doom, Dark, Folk, Prog ed Elettronica creando un'atmosfera tra l'onirico e il delirio, tra Eros e Thanatos, Passione e Distruzione." Ed in effetti la sensazione che si ha nell'ascoltare le 10 tracce di "D.u.n.n.o.s." è proprio quella di addentrarsi in territori oscuri ed alieni, in cui aleggiano cupe e struggenti melodie ultraterrene. Intuizione poetica davvero valida, inficiata però da un paio di dettagli che, combinati insieme, rendono un po' difficoltoso l'ascolto complessivo del platter. In primis, la voce femminile, che se da un lato incarna perfettamente il concetto dell'essenza astrale ed eterea, dall'altro non sempre risulta incisiva e all'altezza della situazione, scivolando nei toni melensi e lamentosi che troppo spesso purtroppo caratterizzano le voci del gentil sesso. Se a questo aggiungiamo la durata dei brani, che spesso supera i nove minuti, è facile intuire perchè "D.u.n.n.o.s." si presenta come un album ostico e difficile da assimilare.
Da "Apastron" a "Periastron", passando per "Infinity Behind The Aspes" e "Cold Altair", i Labyrinthus Noctis ci introducono e ci conducono in un universo dolce e allo stesso tempo oscuro, in cui è l'elettronica a condurre il gioco in un virtuoso intreccio con il sound distorto delle chitarre, un connubio che è alla base dell'atmosfera onirica e surreale dell'album.
Da segnalare come "brani fuori dal coro", se così vogliamo definirli, "She Said Destroy", bella cover dei Death In June, nonchè "Unholy Susan", entrambi caratterizzati per l'utilizzo della voce maschile, che spezza decisamente la monotonia alleggerendo l'ascolto. Meno riuscito invece "Existencial Black-Out", che nonostante la voce maschile e l'impiego della lingua italiana nelle lyrics, non coinvolge, restando alquanto anonimo rispetto ai precedenti. Notevole al contrario "Rainbow You Leave", in cui Goth e Folk si mescolano e si fondono in un brano davvero affascinante.
Tirando le somme, un sound non immediato ed ostico quello dei Labyrinthus Noctis, ma originale e affascinante: per gli appassionati del mondo gothic e delle atmosfere oscure ed eteree.
Luy C.