Negli anni, come molti sottogeneri hard/heavy, anche lo stoner sta dando vita ad interessantissimi ibridi musicali, capaci di strizzare l’occhio anche ad universi che nulla avrebbero a che fare con Kyuss e affini… o almeno così sembrerebbe! Stavolta assistiamo all’inserimento di atmosfere tipiche dei film horror di serie B all’interno di un tessuto stoner orientato all’hard rock, grazie alla band ravennate The Coffeen.

Brani dilatati e desertici richiamano riff american-oriented (Zombie’s Bar), passando poi per canzoni più marcatamente orientate allo stoner tradizionale tipico di band come i britannici Orange Goblin (Fistfuck Rising, When The Telephone Doesn’t Ring) senza disdegnare episodi molto sperimentali che pescano a man bassa da band “veloci” quali Venom e Sodom (Satan Is Pop) e più marcatamente da un metal di scuola Motorhead (The Coffeen). E’ indubbia quindi la voglia di proporre qualcosa di fresco e nuovo da parte del trio ravennate.

Tuttavia, ironia della sorte, sono proprio i brani più “crossover” quelli che convincono di meno all’interno di questo EP: si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte alla stessa band che suona un altro genere, segno probabilmente di una ibridazione da perfezionare e mettere maggiormente a punto. Nulla da segnalare invece sui brani più “tradizionali”, segno che la band ci sa fare e che i The Coffeen non possono fare altro che migliorare. Altri difetti da segnalare: una suono eccessivamente “granitico” della chitarra, unico neo all’interno della produzione di questo EP.

Alessandro Rizzuto