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The Last Hope of Humanity...

NECROMESSIAH - The Last Hope of Humanity...
(2013 - Punishment 18 Records)voto: 7/10
I Necromessiah, già attivi dal 2002, provengono dalla Sardegna e propongono un metal estremo che trae spunto dal “black-thrash” europeo dei primi anni '80 (le virgolette sono d’obbligo visto che all’epoca band come Venom, Destruction, Sodom avevano una connotazione più generica di heavy metal o di extreme heavy metal). "The Last Hope Of Humanity", loro terzo full-lenght, parte dalla sopracitata base musicale e si proietta nel presente con una produzione curata ed una scelta sonora davvero pregevole.
Dopo la breve intro che spalanca le porte dell’inferno, ci troviamo proiettati nel vortice sonoro dei Necromessiah, ruvidi spigolosi e molto potenti.
"Bio Terror Beast" , dall’arrangiamento meno coinvolgente della precedente "Returned From Hell", è altrettanto ispirata e forse ancora più devastante. La scelta di un taglio ritmico asciutto e piuttosto nitido non compromette il valore e la potenza dei Necromessiah; direi che riescono a ritagliarsi un minimo di identità propria in un ambito dov’era decisamente ostico lasciare il segno.
Meno premiante risultano i tentativi di spingersi verso sonorità più death metal: un brano come "Dead Or Alive", ad esempio, che rievoca qualcosa degli ultimi Entombed, mi appare più debole, anche se l'arrangiamento funziona alla grande.
Traspaiono elementi di power-thrash teutonico arricchito da spunti alla Motorhead su "Arm Your Machine Gun", davvero apprezzabile.
"Don’t Touch My Glass" prima e la successiva "Unleash Disorder" abbassano leggermente il livello, con arrangiamenti più semplici ma mantenendo alto il fragore sonoro.
Non conoscendo il back-catalogue della band direi che questo album, pur non avendo grosse pretese di longevità discografica, porta in evidenza la compattezza e l’attitudine di una band che mi auguro raggiunga molta audience.
Peccato per la brevità dell’episodica "Blood Boiler", nella quale una potente ritmica mosh/groove ci impedisce di rimanere fermi senza scuotere il capoccione.. apripista per la validissima "Goat’n’Roll" che conclude l’album con gli ultimi morsi di efferatezza.
Sicuramente non saranno maestri di stile, ma questo album lascia decisamente il segno. Un disco coinvolgente, emotivo e furibondo che dimostra in maniera eccellente il calibro della band sarda.
Sfortunatamente non ho ancora avuto il piacere di vederli dal vivo ma sono convinto che riescano a trasmettere tutta quella potenza che trabocca dalle tracce di "The Last Hope Of Humanity"!
Fourarms