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Heliocardio

TrackList
- Io E Te Siamo La Luna
- Crollano Le Stelle
- Anatomia Spaziale
- Fenice
- E Poi Il Silenzio – Part II (Red Sky cover)
CAELESTIS - Heliocardio
(2013 - Autoprodotto)voto: 6/10
Altro disco firmato Cataldo Cappiello, ecco giungere a noi 'Heliocardo', l'ultima fatica del progetto Caelestis. Avendo notevolmente apprezzato il precedente 'Nel Suo Perduto Nimbo' non ci ho pensato due volte nel tuffarmi a capofitto nell'ascolto di questo album, e subito è stata una sorpresa. Diciamolo pure, mi sono trovato spiazzato dalla poliedricità di questo artista.
La prima notizia è che Caelestis è adesso una band a tutti gli effetti: la line-up è stata completata con un batterista, Flavio Staiano, e una cantante, Vera Clinco. La seconda notizia è che i suoni sono puliti, morbidi, ben lontani dalle feroci e ruvide distorsioni che caratterizzavano il lavoro precedente; e, quanto è più importante, il tutto è costantemente accompagnato dalla soave voce femminile.
Ma partiamo, per una volta, dal fondo. Ossia, dalla cover di Red Sky, artista che sta pian piano conseguendo una meritata nomea. Il brano in questione è 'E Poi Il Silenzio – part II', ed è impreziosito con un'attenzione particolare alla melodia, figlia di un'impostazione prog/post rock. L'aver aumentato di intensità anche le parti più calme si ripercuote però su quelle più sostenute, che risultano così meno efficaci rispetto all'originale.
Il discorso di cui sopra si estende in generale a tutto l'album. La cura per la melodia è veramente fuori dal comune, e bastano i primi secondi dell'opener 'Io E Te Siamo La Luna' per capirlo. Gli arpeggi, gli assoli, le atmosfere: tutto è pervaso da un senso di compiutezza, di serenità, di dolcezza. Anche quando i ritmi diventano sostenuti e le dinamiche ben alte, come nella seconda parte di 'Anatomia Spaziale', gusto e armonia restano le parole chiave.
Quello che però continuo a chiedermi è com'è possibile che un lavoro così meticoloso risulti nel complesso più piatto del dovuto. Assenza di passione? No, tutt'altro, gli strumenti sembrano emettere un canto direttamente dal cuore. Il problema a mio avviso sta nella voce, che trovo – passatemi il termine – monocromatica: l'intonazione è la stessa su tutti i brani, e così facendo non si crea empatia con l'ascoltatore. A soffrire particolarmente questa caratteristica è 'Fenice', brano che avrebbe potuto godere ben altra sorte con un'interpretazione vocale maggiormente calda e sentita.
Un passo indietro, insomma, per Caelestis; ma considerando il salto da progetto a band a tutti gli effetti direi che ci poteva stare un disco di assestamento, l'importante è tornare a dettare legge già col prossimo lavoro. Non bocciati, insomma, ma rimandati: questo sì.
Francesco Salvatori