Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
In Strange Aeons...

CRIMSON DAWN - In Strange Aeons...
(2013 - My Graveyard Productions)voto: 8.5/10
Come mi è già capitato in passato inizio la recensione dall'ultimo brano. Il motivo? Semplice è la cover di 'Over and Over' dei Black Sabbath che chiudeva 'Mob Rules' e in questo caso chiude 'In Strange Aeons...' esordio della band Crimson Dawn, progetto partorito dalla mente di Dario Beretta (Drakkar) ed Emanuele Rastelli (Crown of Autumn , Magnifiqat) nel 2005 e che dopo il promo 'A Dawn in Crimson' del 2006 si era persa per strada. Nel 2008 Dario però la riporta in auge circondandosi di altri cinque musicisti di tutto valore e dalle disparate esperienze e provenienze. Parto dalla fine perchè è la summa dell'album, è ciò che mi ha suscitato sin dal primo ascolto e cioè una totale devozione al quartetto di Birmingham, tanto che ad un certo punto pensavo di aver sbagliato a premere il play.
Ora però non fraintendetemi, dopo svariati ascolti non è che siamo di fronte a un plagio o ad un album incentrato solo sui riff sabbathiani, ma troviamo anche influenze più prog, molte tastiere, un tocco di epic e altri giri di influenza che vanno dai Candlemass ai Manilla Road.
Di epicità si può parlare nella intro 'Forge of the Aeons' che introduce (scusate il gioco di parole) alla grande l'album, ma è con 'Tower of Sin' che la cascata di riff alla Iommi, in questo caso creata dallo stesso Dario con una 7 corde e da Marco Rusconi con una più classica 6 corde, si evidenzia alla grande, ricordando in alcuni passaggi la maestosità dei maestri Black Sabbath. Interessante la prova e soprattutto convincente, alla voce, di Antonio Pecere, conosciuto per le sue innumerevoli collaborazioni (Deimos, Betoken, Rapid Fire...) e che mi sorprende assai in un contesto che a mio avviso più si addice alle sue doti. Bello il bridge di keyboards alternato al solo di chitarra, a cura di Emanuele Laghi, nella parte centrale che dà un assoluto tocco di classe al brano che già di per sè è bello massiccio.
Si va sullo stile che aveva il compianto Ronnie James Dio con la sua band nella più strettamente epica 'March of the Masters of Doom', brano che si apre con un arpeggio folk e poi si lancia verso quel sound che esprimeva quello che a mio modesto avviso è stato il più grande cantante che abbia avuto la storia del metal, doveroso omaggio che i Crimson Dawn fanno a lui. Anche qui riff e soli a profusione sempre con la magia delle tastiere, davvero avvincenti.
'Black Waters' ha il suono cupo, doom, dei Candlemass in apertura poi si apre a ventate di prog sempre però cupo e tenebroso, quasi otto minuti di pura passione e abilità tecnica, glaciali ma pieni di passione specie nelle parti in cui le melodie prendono il sopravvento. Mi piace il lavoro cadenzato in larga parte della batteria di Luca Lucchini (ex-All Soul's Day).
Breve intervallo gregoriano con 'The Haunted Monastery' e subito 'Scourge of the Dead' riapre il ritmo cadenzato stavolta più mid-tempo con cori che ricordano qualcosa degli esordi dei nostrani Death SS, il brano ha sempre quel qualcosa che ricorda l'immenso Dio, più vicina al power e all'epic l'omonima 'Crimson Dawn' che naviga tra Blind Guardian e non lascia fuori neppure qualcosa che mi ricorda i Jethro Tull, insomma un'infinità di influenze che non inficiano però la fase compositiva della band, che riesce a unire '70/'80 sotto un'unica bandiera.
Si torna nelle tenebre e nell'oscurità con la pesante 'Cosmic Death' che vive su un tappeto di tastiere che danno sprazzi di luce effimera, ripiombando nelle tenebre accompagnati dalla voce di Antonio che è la nostra guida spirituale di tutto l'album, cito anche l'oscuro (non è una battuta) lavoro di basso di Alessandro Reggiani Romagnoli.
I quasi dieci minuti di 'Siege at the Golden Citadel' sono l'apoteosi dell'album sotto tutti i punti di vista da quello tecnico a quello compositivo, non si può nemmeno descrivere, però qui c'è l'essenza finale dei Crimson Dawn, una band che non inventa nulla ma nobilita la scena metal italiana.
Di 'Over and Over' ne ho già parlato, non resta quindi che tirare le conclusioni e dire che i Crimson Dawn sono una band che anche a livello internazionale può tranquillamente dire la sua. Una sola definizione: maestosi!
Klaus Petrovic