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The Truth Is Out There

TrackList
1. Signs
2. The Colour Out Of Space
3. No Way Out
4. Among Us
5. La Casa Delle Ombre Lunghe
6. Alien Human
7. The End Of Their Race
8. A Better Place
FRANK&STEIN - The Truth Is Out There
(2013 - M.A. Production)voto: 7/10
A distanza di tre anni dall'uscita del debut album, la one-man band Frank&Stein torna a proporsi con un concept che ci racconta la storia di un contatto alieni-terrestri abbastanza sui generis. Per chi non lo sapesse, l'anima (ed il corpo) del progetto è Francesco: romano, trentenne, musicista già in forza a gruppi quali Whiskey&Funeral, Galera, Ebola, Tundra. Tra l'altro, il brano-intro del nuovo CD, "Signs", è stato appunto composto e suonato da Pesten dei Tundra. Non credo serva aggiungere altro.
Quando Francesco diventa Frank&Stein dimostra senza dubbio di saper scrivere e di essere non solo un ottimo polistrumentista ma anche un discreto cantante, rivelandosi un perfetto solista. Mentre l'album precedente (intitolato “Horror B-Movies, Drinking Beer” e già recensito da Italia di Metallo a questo link) si reggeva su di uno stile Horror-Punk-Rock, l'ultimo lavoro di questo eclettico artista svolta decisamente sull'Heavy-Rock, pur mantenendo qua e là qualche sferzata di Punk che di sicuro non guasta il sapore generale.
Resta invece invariata la scelta di utilizzare soltanto “suoni puri”, rifiutando mastering, effetti vari, equalizzatori e ogni altro mezzo che la moderna tecnologia mette a disposizione della produzione musicale. Il risultato è che il disco suona come registrato in presa diretta, spigoloso, per nulla elaborato, un po' rozzo, totalmente underground dalla prima all'ultima nota, cantato compreso. Si ha l'impressione di ascoltare una band che si esercita in sala prove, con tutta la strumentazione “al naturale”. Quindi, se siete amanti dei suoni morbidi, digitalizzati e cesellati, vi troverete completamente spiazzati dalle sonorità espressa da Frank&Stein, sappiatelo subito.
“The Truth Is Out There” è un album davvero molto particolare: se da una parte le ritmiche e le linee melodiche sono orecchiabili, trascinanti e ricorrenti, risultando di facile e gradevole approccio, per contro le sonorità volutamente grezze ne fanno per definizione un lavoro di nicchia, non digeribile da qualsiasi orecchio. Diventa perciò difficile farne una valutazione oggettiva, perchè un lavoro così o piace o non piace ed il gusto personale del recensore si trova costretto ad emergere più di quanto il recensore stesso vorrebbe.
A chi fosse estraneo al genere ma volesse comunque provarlo, consiglio di lasciarsi andare con il bellissimo brano “La Casa Delle Ombre Lunghe”, l'unico del disco con il titolo italiano e l'unico strumentale, tutto giocato su di uno splendido intreccio di corde: la voce “acustica” di chitarra che lo percorre è senza dubbio quella meno impattata dalla modalità scelta da Francesco. A chi invece già conosce e frequenta il genere, non posso che raccomandare caldamente l'ascolto dell'ultima fatica di questa stravagante one-man band, tutta da godere e, perchè no, anche da ballare.
Ella May