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Buried Alive

L'ULTIMO ATTO - Buried Alive
(2013 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
L’ultimo Atto, band presumibilmente della Lucania, si presentano con il loro CD d’esordio intitolato “Buried Alive”. Metalcore influenzato pesantemente da componenti hardcore, thrash e groove ma piuttosto distante dal melodic death.
Già attivi dal 2012, raggiungono la loro prima pubblicazione ufficiale in autoproduzione.
Purtroppo ho trovato le composizioni ancora un po’ acerbe e fortemente debitrici ai gruppi di riferimento del genere (Sepultura e Agnostic Front su tutti).
La produzione sonora, invece, è assolutamente pregevole: potentissima e coinvolgente, tanto da competere con le band dalle quali derivano; curata completamente da Zack Ohren (Suffocation, Decrepit Birth, All Shall Perish) sia nel missaggio che nel mastering finale.
L’apertura è affidata al brano “Throne of Power”, che nell’economia del disco si rivelerà uno dei più “deboli” proprio perché propone soluzioni stilistiche che gli Ultimo Atto abuseranno, spesso anche in maniera più convincente, nei brani successivi.
La seguente “Lucania HC” invece apre il gas a manetta ed esplode con irruenza, marcando maggiormente sull’anima hardcore della band. Il culmine si raggiunge con “Fall into the Lie”, pezzo di sicuro pregio, che nonostante l’arrangiamento sistematico, suona potente e matura; sicuramente una delle migliori dell’album.
Il livello torna ad abbassarsi leggermente con le seguenti “Amniotic” e “Bullets and Crimes” proprio per il ripetersi di soluzioni stilistiche troppo consuete in questo album. La consecuzione di strofa - break, e le vocals sempre troppo legate alla struttura ritmica penalizzano non poco un lavoro che invece brilla per qualità sonora.
Un po’ meglio va con “The Forgotten” ma sicuramente con il brano n°7 “Confession” si raggiungono livelli di eccellenza. Oltre alla interessante presenza di Dome (dei Casertani Face Your Enemy) che amplia lo spettro sonoro degli Ultimo Atto, il brano ha aperture molto coinvolgenti su ritmi tirati all’estremo, sempre su sonorità hardcore ma intrise, una volta tanto, dalla loro anima autoctona (a mio avviso sarebbe interessante approfondire ed ampliare questa vena musicale).
Seguono “Prophet of Myself” e “Wall of Shame”, pezzi potenti e di sicuro impatto ma ancora un po’ troppo derivativi, il riff iniziale di quest’ultima e addirittura è molto simile al primo riff della opener “Throne of Power”
L’album si conclude con un altro brano molto bello ("Square of Blood"), dove spiccano altri elementi sui quali gli Ultimo Atto dovrebbero, a mio avviso, fare maggiore leva: quelli che consentono di individuare un identità propria della band.
In conclusione ho trovato questo “Buried Alive” ancora un po’ troppo acerbo per rappresentare una band che ha sicuramente grandissime potenzialità da esprimere. Apprezzabile sono l’attitudine e la bravura tecnica ma anche l’impegno e il coraggio volto a realizzare una produzione così pregevole.
E’ un album sicuramente positivo che getta le basi per un miglioramento che mi auguro sia esponenziale. Teniamoli d’occhio!
Fourarms