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Morning Light

NEVER TRUST - Morning Light
(2013 - Autoprodotto)voto: 8.5/10
Come spesso succede nella musica, il destino voleva questa formazione a tutti i costi, portando Elisa (Voce), Massimo (Chitarra) e Gianni (Batteria) a conoscersi per caso.
Una volta completata la formazione con Flavio (Basso) il gioco era fatto!
Attivi già dal 2009 tra concorsi ed eventi vari, i Never Trust da Seveso ci propongono in questo 2013 il loro primo full lenght, intitolato 'Morning Light'.
Il combo si orienta su coordinate hard rock/alternative con un certo piglio commerciale e melodico che, se ben sfruttato, non guasta mai.
Il cd è indubbiamente ben prodotto, con sonorità molto moderne, orientate al quel rock a cui ci hanno inevitabilmente abituati i vari Muse o Placebo del caso, in cui spiccano prepotentemente le doti canore di Elisa Galli.
Se musicalmente si denota maggiormente l'affinità ai gruppi appena citati, la voce sa destreggiarsi tra momenti dolcemente pop, tanto da ricordare i primi (inimitabili!) No Doubt e graffianti vocalizzi più “skate rock” à la Guano Apes, riuscendo a portare un po' fuori dalla monotonia tipica di questo tipo di musica.
Indubbiamente i quattro sanno tutti muoversi sui propri strumenti con estrema disinvoltura, pur trattandosi di un genere in cui non sono richiesti certo chissà quali virtuosismi, ma la necessaria precisione nell'esecuzione c'è, cosa che invece spesso manca ai gruppi che si cimentano in questi stili.
Sfruttando tutti i clichè di filtri, equalizzazioni, vocoder, ritmi ed effetti tipici dell'alternative più moderno, i Never Trust non dimenticano mai che al di là di tutto c'è la musica, e ci propongono, quindi, non una scopiazzatura fine a sé stessa di chi già ha una carriera e un seguito, ma la propria personale visione di un genere inflazionato, specie nel piccolo dell'underground, con una grinta da invidiare.
Certo, non è l'originalità che colpisce in questi, pur ottimi, undici brani, bensì il refrain facilmente assimilabile da canticchiare, esattamente come richiesto dal genere, e in questo il gruppo lombardo sa decisamente il fatto suo!
'Fade Away' apre questo 'Morning Light' con uno degli espedienti tipici del campo esplorato dai nostri, come si diceva, vale a dire i rumori statici, tipo di una radio, per poi immergerci in un rock pomposo e ritmato, dai suoni saturi e dall'impatto notevole.
Qui i quattro mostrano subito di saper sfruttare le frecce al proprio arco, sottolineando la voce di Elisa con le giuste pause e con voci di coro e effetti di sottofondo che danno anche maggiore spinta ad una voce già di per sé accattivante, per altro su una musica trascinante, pur nella sua semplicità.
Più che i grandi classici, dai quali i quattro hanno chiaramente appreso la lezione, vengono in mente certe produzioni alternative come lo storico “Proud Like a God” dei Guano Apes, pur non raggiungendone completamente l'altissimo livello sia di originalità che di impatto, ma segnando comunque un gran punteggio in questo senso, grazie anche ad un testo semplice con le frasi chiave che entrano subito in testa.
Buona pure la metrica scelta, quasi sempre perfettamente incastonata su quella della sezione ritmica.
Altri effetti sulla chitarra introducono la successiva 'Worthless', che si sposta su territori più commerciali, più vicini ai Placebo per intenderci, ci vorrà il secondo verso per avere solo parzialmente la stessa scossa dell'opener.
Resta un discreto pezzo, forse il titolo influenza l'idea che ci si fa di questo brano, ma indubbiamente anche il testo non riesce a catturare l'attenzione come il precedente.
Di certo non è il miglior pezzo del disco, soprattutto per originalità, ma si assesta comunque sulla sufficienza.
Da segnalare un eccellente lavoro del batterista Gianni, grazie al quale 'Worthless' si fa comunque, tutto sommato, ricordare positivamente.
Note di piano ci permettono di passare senza traumi alla più delicata 'Rebound', ottima mid tempo orecchiabile e dolce, ma completata da un refrain potente quanto basta da non farci annoiare e mantenere l'attenzione su un testo che porta un tema un po' banale, ma è ben scritto e cui l'ottima metrica e la voce di Elisa risultano perfette, tanto da ricordare i migliori episodi rock di Pink (spero di non guadagnarmi le ire di nessuno con questa affermazione!), decisamente apprezzabile!
Un inizio cadenzato, che ci ricorda che questi ragazzi non hanno dimenticato i grandi del rock.
In questa intro, per metrica e stile, è l'immensa “Vergine di ferro” di wasted years a insinuarsi nel subconscio dell'ascoltatore.
E riuscire a mettere insieme Iron Maiden, Pink e Guano Apes in una sola canzone non è da tutti!
Ma questo è: le strofe quasi rap di questa canzone si fondono perfettamente con i prorompenti ritornelli, sottolineando ancora la performance di Elisa che sapientemente rende un testo davvero “simpatico” su una musica perfetta per le parole.
Anche il ritorno al “riff maiden” ci sta proprio bene, con tanto di (ottimo) assolo di Massimo forse l'apice di questo lavoro, di cui giustamente la band ha subito realizzato un video.
Sono nuovamente i suoni effettatissimi, creando la sensazione di low-fi, stavolta sulla voce prima e sulla batteria poi, ad introdurci, adesso a 'More than this', che continua coerentemente questo disco, assestandosi nuovamente tra melodia e irruenza.
Tornano ancora in mente i Guano Apes, grazie alle parole graffianti di Elisa e al ritmo serrato perfettamente scandito da Gianni e Flavio, un ritornello che si stampa in testa e funziona a meraviglia, pur non inventando nulla di nuovo i quattro hanno una grinta e una personalità che non si può non apprezzare.
Un riff folk di chitarra acustica, sostenuta da suoni più elettronici in sottofondo, sposta il tiro su una ballata pop dolce nei modi, orecchiabile e malinconica nella melodia, perfettamente racchiusa nell'intenso significato del titolo' 'Heartbreak Warning'.
Perfetta performance di tutti, degna delle ballate più interessanti degli Afterhours, specie nel solo di chitarra e subito dopo, con la breve parentesi senza batteria che ci lascia sospesi, come a pendere dalle labbra che sussurrano le ultime parole di un'ottima canzone, completata da un testo semplice ma non banale o scontato.
Schitarrate a singhiozzo e rullate di tom della batteria ci ricordano che non stiamo ascoltando un disco pop, bensì prepotentemente rock!
E non poteva essere altrimenti, trattandosi della title track di questo lavoro, 'Morning Light'!
Bugie e disillusioni, tema ottimamente espresso dalle parole di Elisa che giocando sulle assonanze (lies/tired/eyes) crea un ritornello tutto da cantare, anzi urlare insieme a lei, perchè il pezzo prende veramente bene, grazie anche a un fraseggio di basso accattivante (bravo Flavio!), che nello slow tempo delle strofe crea movimento e armonia sugli accordi sussurrati da una chitarra sempre al posto giusto, per poi tornare ai ritmi serrati e trascinanti del ritornello e della parentesi furiosa che introduce un assolo di chitarra incastonato in un ritmo atto a creare una forte e ben piazzata tensione.
Vuoi per il contrasto, vuoi per la ripetitività, evidentemente voluta, del testo, l'ottavo brano non mi ha convinto molto.
'Against the tide', brano sull'alienazione/emarginazione, seppur ben strutturato e ben suonato non è riuscito a intrigarmi come gli altri, risultando il più debole del disco.
Anche a livello produttivo, gli stoppati della chitarra che sovrastano tutto il resto non mi sono piaciuti, cosa strana perchè il resto della produzione è invece molto gradevole!
Forse un piazzamento diverso, lontano da un brano così eccitante come 'Morning Light' avrebbe giovato.
Ma la buona stella dei Never Trust torna subito a brillare di una luce tutta punk!
'Lucky Star' torna infatti a trascinarci via dalla poltrona, ad agitarsi in cerca di quella stella che pare trasportare questa band.
Ottimi gli stacchi, ancora una volta 10 e lode a Gianni alla batteria, ma in questo brano è difficile trovare punti deboli, e anche l'assolo di Massimo è forse il più intenso del disco.
Ritmi e melodie portano alla mente i migliori Bad Religion o i primissimi Offsprings, o meglio ancora gli ABS (chi si ricorda 'Grease your ralph'?), grazie alla melodia costantemente presente, alla complessità delle ritmiche, pur sempre potenti e cariche.
Dopo un'esplosione del genere, è giusto concedere una pausa all'ascoltatore con un brano melodico e intenso, quasi country come stile.
'What is mine' ci riporta a quel rock un po' pop, un po' punk che ha reso famosa Pink o i No Doubt e i Never Trust dimostrano di non avere nulla da invidiare agli altri.
Un altro buon testo di Elisa, introspettivo quanto basta da renderlo molto personale, ma non troppo da non trovarci ognuno qualcosa in cui riconoscersi.
Anche qui una performance superlativa da parte di tutti, dimostrazione, come ho già detto, della padronanza tecnica dei quattro musicisti e degli ottimi e ampi background rock.
Chiude il disco la versione acustica di 'Against the Tide', praticamente irriconoscibile in questa versione che, curiosamente, rende mille volte meglio dell'altra versione!
Dolce, melodica e malinconica quanto basta, enfatizzata dalle percussioni e da un cantato più accattivante.
Insomma, un ottimo risultato, personalmente avrei tenuto solo questa versione nel disco, a mio avviso molto più azzeccata e passionale.
In conclusione, abbiamo di fronte un ottimo lavoro, ben suonato, coerente e accattivante, pur con qualche calo.
Sicuramente un disco facilmente fruibile, facile da passare in radio e alla portata di tutti.
Un genere, quello proposto, che non lasci grosso spazio all'originalità, ma richiede una forte personalità per non risultare banale, scontato o risentito, e i Never Trust di personalità ne hanno da vendere!
Gran bel lavoro, ragazzi, keep on rockin'!
Andy Romi