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Crawling Human Souls

TrackList
01. Alone
02. The Curse
03. The Traitor
04. Mystical Temple of Pain
05. In the Night
06. Nothing Inside
07. Only in Memories
08. Echoes of Void
09. Affliction
10. Ritual
NACOM - Crawling Human Souls
(2011 - Wormholedeath)voto: 7/10
Partendo dal presupposto che non vado matta per il genere che affrontiamo oggi, sempre se si possa racchiudere sotto un unico termine l’audace mix di death metal, black, metalcore, melodic con cui si presenta tale band, ma che in qualità di recensore devo saper perfettamente riconoscere la bravura di un gruppo, vi prometterò che sarò il più oggettiva possibile.
I Nacom, datata band marchigiana (nati nel 2004), dopo vari cambi di line up raggiungono la formazione stabile di sei esperti elementi accomunati dalla passione per il death metal melodico e l’ispirazione per band quali Opeth, Dark Tranquillity, In Flames, Children of Bodom, Dimmu Borgir, nel 2011 ci porgono il primo full lenght, “Crawling Human Souls”.
La sperimentazione non sempre è un ottimo modo per emergere, per differenziarsi, per catturare l’attenzione dell’ascoltatore puntando tutto sulla novità, sulla combinazione di elementi che essendo diversi e diametralmente opposti, anche se accostati rimarranno sempre tali: il brusco cambio da death metal a melodic, a black, a non si sa cosa può andare anche bene inizialmente, ma la scelta di basare un intero album su tale linea di sperimentazione è leggermente azzardata...
Bando alle ciance, partiamo in quarta con “Alone”: il connubio fra riff grintosi e growl accattivante conduce l’ascoltatore a prepararsi all’ascolto di un essenziale ma buono album death, convinzione che viene immediatamente fuorviata da un inaspettato assolo di tastiere, vagamente banale, che personalmente se proprio avessi voluto ascoltare l’avrei fatto più avanti… ma grande sembra esser la premura della band di voler esibire il proprio biglietto da visita, volendo a tutti i costi contraddistinguersi ed emergere dai classici canoni del death metal. Interessanti sono i virtuosismi di chitarra, alternati dapprima ad una base ambient di tastiera che si trasforma poi in un assolo dal timbro metallico, altro elemento che avrei assolutamente evitato (appena ho percepito la sensazione di ascoltare i Dimmu Borgir ho cambiato immediatamente canzone).
Ottima invece la successiva “The Curse”: l’interessante intelaiatura della canzone permette all’ascoltatore di cogliere la bravura dei sei elementi,che grazie a riff cavalcanti di chitarra, tastiera di sottofondo dal timbro neutro e toni bassi e batteria pestatissima al seguito realizzano un purissimo prodotto melodic death più d’ispirazione Dark Tranquillity ed In Flames, rispetto ai precedenti Dimmu.
In “The Traitor”... perchè mai la tastiera si gioca la propria parte inizialmente tramite un timbro classico d’organo e poi passa ad un opposto di synth? Personalmente avrei preferito sentire direttamente il synth finale, maggiormente adatto al genere… In altri punti l’originalità dà invece interessanti risultati: in “Mystical Temple of Pain” abbiamo un incipit dalle sonorità esotiche ed antiche, singolare richiamo alle tematiche trattate dalla band, alle mistiche riflessioni sugli aspetti psicologici dell’animo umano che attingono risposte direttamente dall’analisi della civiltà Maya (ed è proprio da qui che deriva il nome “Nacom”, capo militare).
Nelle successive tracks la band continua a manifestare le proprie abilità tecniche in composizioni variegate, cangianti, mai uguali... se devo esser sincera dopo un incipit di 2-3 canzoni leggermente deludenti i nostri sei marchigiani colgono l’attenzione manifestando finalmente le proprie abilità grazie ad una batteria molto dinamica e corposa, che contribuisce a rendere il sound energico e denso, ad una voce molto varia (prima scream, poi growl, poi sussurri, poi ancora scream, - “Nothing Inside” - ), assoli e virtuosismi speedy di chitarra (“Only in Memories”), lenti e malinconici incipit (“Echoes of Void”) alternati ad un passionale pianoforte (intensa anche la successiva "Affliction")... finalmente cazzo!!! Perché optare per timbri sperimentali quando un pianoforte riesce ad esprimere al meglio certe emozioni,nonché assolutamente consono anche alle profonde tematiche trattate?!?
Riepilogando: nonostante la linea di sperimentazione che personalmente ho apprezzato in vari punti e considerata fuori luogo in altri, la bravura della band si deve ammettere, sia parlando in termini di tecnica che in termini di abilità compositiva. Unica critica sempre riguardante tale linea di elaborazione: alcuni "artifici" musicali in alcuni parti risultano così originali da esser eccessivi, rendendo il sound pesante e saturo.
Nonostante ciò, non vediamo l'ora di risentirvi di nuovo.
Blackstar