Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Fear Tension Cold

TrackList
01-Intro - Chaos From Order
02-Dissolution Is Imminent
03-Of Lead And Mercuri
04-The Black Slumber
05-Fear Tension Cold
06-Obsessed
07-Hail Failure - The End Of A Sick Era
08-Salvation
LYLIUM - Fear Tension Cold
(2010 - Salute Records)voto: 8/10
Freddezza, follia, Apocalisse: questi sono i 3 termini che mi vengono in mente ascoltando il terzo album, pubblicato presso la Salute Records il 1° Febbraio 2010, dei torinesi Lilyum, duo formatosi nel 2002 come gruppo (parole di Metal-Archives) di “thrash/groove metal”, e costituito da sempre da Lord J.H. Psycho voce, e Kosmos Reversum chitarre, basso e drum-machine. Freddezza creata da minimali chitarre assordanti, e spesso e volentieri spaventosamente a-melodiche (infatti solo in rari casi costruiscono delle melodie, come in “Hail Failure – The End of a Sick Era”), memori a mio avviso sia della lezione del black metal norvegese che quella degli Hellhammer, con tanto dei classici beffardi motivi che hanno reso famosa la formazione svizzera, ed in misura minore degli immarcescibili Motorhead, a cui il brano che dà il titolo al disco pare rendere devozione. Ma oltre alla ritmica si nasconde con una buona frequenza una lontana, quasi incomprensibili chitarra solista, semplice anch0essa, che forse con il suo incedere tenebroso vuole rappresentare l’incredibile lontananza tra l’uomo e la Macchina, distanza che può spiegare l’utopia di una qualsiasi salvezza del primo dalla seconda, questa senza sentimenti e profondamente calcolatrice. Freddezza partorita pure dalla drum-machine, paurosa e marziale nella sua inarrestabile marcia che non conosce variazioni di sorta al discorso ritmico fatto di un buonissimo equilibrio tra tempi veloci e più lenti. E’ meccanizzata e statica al limite del sadismo, proprio come la struttura stessa dei pezzi, che mi pare la prigione ciclopica dove cui l’uomo ha costruito i suoi sogni impossibili…ed un futuro colmo di desolazione e morte da dove si può uscire praticamente solo con il suicidio. Follia invece creata dalla voce, unico frammento umano del tutto e tra l’altro è tremendamente versatile, dato che si va da simil-urla darkthroniani a dei vocalizzi persino puliti e melodici (inquietanti secondo me per quanto sono rari da sentire in una musica del genere ma anche perché paiono delle implorazioni in un mare di ferraglia indifferente, e per questo sentitevi “Dissolution Is Imminent” e la stessa “Hail Failure – The End of a Sick Era”), da delle voci quasi ritualistiche e basse (sempre nell’ultimo brano citato) a qualcosa come un minaccioso parlato (“Dissolution Is Imminent”), da delle url lancinanti e stridule (“Obsessed”) ad un grugnito per il mio punto di vista non molto profondo ma lo considero adatto lo stesso alla musica quivi proposta in quanto ridondante (in positivo) e dal taglio piuttosto marcio, e così via. Ma tutte le voci sono lontane, come se la Macchina avesse voluto bandire qualsiasi grido di disperazione così da farla finire direttamente persa nei secoli, a tal punto che in Lord J.H. Psycho è stato innestato anche un dolorosissimo e soffocante effetto d’eco, come se nell’uomo, ormai ombra di sé stesso, fosse stato infilato un dispositivo che gli permetta di robotizzarsi, distruggendo così anche le sue orecchie, lacerate dall’Eterno Rumore prodotto da lui stesso. Freddezza e follia, secondo me principali punti di forza di “Fear Tension Cold” per tutte le immagini assurde che mi riescono a trasmettere, si fondono insieme per dare alla luce l’Apocallise, che trova a mio parere il definitivo e nichilista completamento in “Hail Failure – The End of a Sick Era”, l’episodio minimale dell’opera, fondato com’è su soli 2 riffs, l’uno lunghissimo (21 secondi!), l’altro semplicissimo dato che è basato soltanto su 2 note dilatatissime. Tale brano penso sia il dolore massimo, non solo per le considerazioni di cui sopra, ma anche perché è il più lungo e primitivo di tutti, il più folle dell’opera, se si guarda tra l’altro all’effetto-risucchio dato ad un certo punto alla voce, che sembra in quel momento il buco nero che inghiotte felice e malefico l’Universo tutto. E’ la nascita di una nuova era o la fine effettiva del mondo resa concreta?
Basta andare oltre. I Lilyum, con “Fear Tension Cold” si può dire che hanno stuprato il black metal prendendo però la sua carica anarchica ed omicida, e da questo punto di vista mi rammentano piacevolmente l’’esperienza milanese di Rhuith, a cui credo assomigliano in molti punti. Nonostante tutto comunque ho rintracciato qualche “stecca”, e ciò principalmente nella stessa drum-machine, più che altro perché è stata messa forse un po’ troppo in ombra rispetto alle dominanti chitarre (le quali oscurano tremendamente anche il basso, ma in questo caso la scelta mi sembra azzeccata, dato il suono non sferragliante e freddo di quest’ultimo strumento), ed in caso contrario probabilmente essa avrebbe meccanizzato e reso più spaventosa la musica, benché mi regali lo stesso una bella potenza; e nell’intro e nell’outro (il cui titolo è “Salvation”), a mio avviso non molto incisive e talvolta con elementi fuoriluogo (“Intro”) oppure non particolarmente sottolineati (“Salvation”). Inoltre, ma ciò è secondario, si poteva forse costruire meglio la fase conclusiva di “Of Lead and Mercury” e “Fear Tension Cold”, in quanto penso che essa non sia stata sfruttata completamente a dovere. Per il resto, “Fear Tension Cold” è veramente un viaggio verso gli abissi più neri dell’uomo che sta trovando lentamente ed inesorabilmente la via per la distruzione totale, partorendo magari una nuova Chernobyl su scala mondiale. Arte.
Claustrofobia direttore di Timpani allo spiedo 'zine