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In Pulverem Reverteris

EKPYROSIS - In Pulverem Reverteris
(2012 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
Cari amici lettori dell’Italia di Metallo, questa volta avete indirizzato la vostra attenzione sui black/deathers Ekpyrosis, band delle zone di Monza-Lecco formatasi alla fine del 2012,che ci presenta “In Pulverem Reverteris”, primo ep autoprodotto tramite il quale la band esibisce il proprio biglietto da visita facendosi spazio nel panorama underground.
E proprio tale biglietto da visita dotato di 4 tracce si trova ad esser oggetto di errori e sbavature tipiche che connotano i primi lavori di una band, così preoccupata nel dover rientrare nei canoni del genere da metter in secondo piano elementi più essenziali quali la struttura e la varietà delle canzoni. Ma, tralasciando tale premessa, partiamo con l’analisi.
Obbiettivamente, l’ep non risulta essere così cattivo, vagamente anonimo forse, ma non si può dire di doverlo immediatamente cestinare in qualità di primo lavoro: il sound è essenziale, privo di superficiali artifici musicali, old school in un mix di death dal carattere aggressivo e melodic black di chiaro stampo norvegese.
I riff non denotano questa così evidente inventiva musicale (“Sepulchral”: avrei preferito ad esempio sentire un finale diverso dall’inizio) ma coscienti di star ascoltando black metal e non progressive, riusciamo a perdonare tale carattere leggermente monotono che muterà sicuramente nei prossimi lavori con un maturazione della stessa band.
La batteria risulta idonea al genere proposto, bellicosa ("Paradise Lost"), violenta, cangiante ("Pulvis et Umbra" e nei breakdown finali forse un po' troppo audaci di "Omnia Mors Aequat"), forgiante un'intelaiatura di chiara ispirazione scandinava sopra la quale una voce a volte in scream, a volte in growl espettora prepotentemente sentenze senza sosta, giocando nell'urlo su intermezzi melodici e con un timbro roco in finali depressive (sempre in "Pulvis et Umbra").
Continuando l'ascolto e riportando la nostra attenzione alla chitarra, i riff purtroppo sembrano mantenere le stesse tempistiche e le stesse tonalità per tutta la durata dell'Ep, lasciando finalmente spazio a qualche assolo interessante solo alla fine ("Paradise Lost").
Concludendo,cosa possiamo riassumere dopo un primo ascolto?
Non me la sento di tesser lodi o d'illudere inventando d'aver trovato in rilievo chissà quale caratteristica che altre band non hanno: gli Ekpyrosis sono un gruppo di recentissima formazione, soggetto alle classiche insicurezze che qualsiasi band dimostra d'avere e di perdere nel corso del proprio sviluppo e maturazione.
Dal punto di vista tecnico e musicale non sono presenti imperfezioni od anomalie di grosso peso: tutto si rifà perfettamente agli standard del genere, con l'unica pecca di una monotona linea di fondo compositiva che ci conduce a voler ascoltare più assoli e sentire riff diversi.
Ma, sottolineando ancora una volta le mie parole d'esordio, auguro a questa band di rafforzare la propria identità e di regalarci ancora una volta un progetto curato e studiato come hanno saputo fare con tale Ep.
Alla prossima!
Blackstar