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Unnecessary I

TrackList
01. Cosmos
02. Like a rock
03. The Grudge
04. Inefficiency
05. New Life
06. Who we are
07. Land of Doom
08. Ship of Fools
09. Bow and scrape
10. The Glory of the Pillory
KILLERS LODGE - Unnecessary I
(2014 - Autoprodotto)voto: 8/10
I Killers Lodge sono un progetto nato dopo lo scioglimento dei Raza De Odio, avvenuto nel settembre 2011. Ne fanno parte John KillerBob e Christo Machete, rispettivamente bassista e batterista, già compagni nella precedente band e il chitarrista Olly Razorback. I tre danno vita ad un lavoro di rock minimale, sporco e diretto, fatto di brani brevi e veloci, di grandissima intensità, che risentono dell'influenza su tutti di Motorhead e Venom.
L'apparente semplicità, che si ricava anche dal titolo piuttosto ironico, ovvero Unnecessary I” (Unnecessary first), traducibile con “superfluo capitolo primo” non deve però ingannare; il lavoro infatti è decisamente ben riuscito, suonato in maniera impeccabile e ottimamente prodotto dallo stesso John Killerbob, autore di buona parte del songwriting.
Il disco si apre sulle prime note di "Cosmos", un ritmo di basso lento e marziale, che sfocia in un riff tanto semplice quanto immediato ed incisivo. E' un brano che si muove ai confini tra il metal classico ed il punk, un vero rullo compressore inarrestabile, in cui le possenti linee di basso e batteria fanno la parte del leone."Like a Rock" non è da meno; qui l'influenza dei Motorhead si fa davvero sentire e il drumming poderoso di Christo Machete, ancora più in primo piano, costituisce la spina dorsale di una canzone che trova nella linea di basso e nell'assolo altri spunti degni di nota. Come già accennato, l'intensità dei pezzi è davvero il punto di forza del disco e altri episodi come la granitica "The Grudge" e la bellissima "Who we are", dedicata ai musicisti con cui i tre Killers Lodge hanno condiviso i palchi in tanti anni di carriera non fanno che confermare la qualità delle canzoni e dei tre musicisti. La sezione ritmica è sempre ottima, con il basso in grande evidenza; il drumming è dinamico, arricchito da veloci passaggi di doppia cassa e frequenti fill che spezzano la linearità delle linee di batteria e danno colore al risultato finale. La chitarra, piuttosto in secondo piano nella parte ritmica, si fa sentire ampiamente nei assoli e Olly Razorback ha così modo di trovare il giusto spazio per la sua tecnica di buon livello. Un aspetto da sottolineare, riportato con la dovuta enfasi nel press kit allegato all'album, riguarda la registrazione del disco. Nonostante abbiano utilizzato tutte le moderne tecnologie a disposizione, i Killers Lodge hanno cercato il più possibile di lavorare in atmosfera “live”. Mancano dunque le sovraincisioni degli strumenti e - a parte i cori - il disco non è stato sottoposto ad alcun tipo di "editing”. In particolare è da rimarcare come sia stata registrata una sola traccia di chitarra. Tutto ciò non fa che aumentare la compattezza del risultato finale ed è probabile che, con queste premesse, i brani saranno ancora più devastanti nelle performance dal vivo del trio ligure.
Unica nota da rivedere è la voce di John Killerbob che risulta a tratti un po' troppo gutturale e deve ancora trovare la personalità e il tono distintivo tipici di ugole graffianti come quella dell'inossidabile Lemmy Kilmister.
Nel complesso comunque, ci troviamo in presenza di un disco di assoluta qualità, che sarà apprezzato non solo da chi ama il metal più immediato ma anche da chi saprà andare oltre l'apparente approccio minimalista di John Killerbob e compagni.
Alberto Trump