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Reborn

TrackList
1. Mind And Beast
2. Draw On The Mirror
3. Rust
4. Silent Watchers
5. Elevation
6. Reborn
7. Uno Sguardo Verso Il Cielo
8. The Thin Line
9. Circles In The Water
IN AUTUMN - Reborn
(2013 - Buil2Kill Records)voto: 8/10
Ok, a questo punto potrò sembrarvi ripetitiva se scrivo, di nuovo, di avere fra le mani il debut album di una band difficile da inquadrare musicalmente, ma credetemi quando vi dico che è la verità: ‘Reborn’ dei vicentini In Autumn, formatisi nel 2011, si muove liberamente tra il doom e il melodic death metal, anche se la band cita tra le sue influenze anche il post metal. La copertina, dal sapore profondamente malinconico e introspettivo, parla assai chiaro. I mentori della band sono colossi del calibro di Katatonia, Ghost Brigade, Opeth, My Dying Bride e via discorrendo. Ascoltando il disco mi sono venuti in mente, a tratti, anche Insomnium e primi Anathema, ma visto che dilungarsi su un discorso del genere è superfluo direi di focalizzarci su ciò che la musica di Alessandro Barci (voce), Cristian Barocco (chitarra e synth), Diego Polato (basso), Paolo Marasca (chitarra) e Marco “Cuzzo” Liotto (batteria) ha da dirci.
Si parte subito con ‘Mind and Beast’, che ha una di quelle intro in grado di farti presagire l’arrivo di una botta forte: e infatti, pochi secondi e ci si immerge in un’atmosfera melodeath, eccezion fatta per la voce, la quale si mantiene su sonorità pulite ma non per questo delicate. C’è anche un bello stacco dal sapore doom in cui la voce si ammorbidisce, fino a ridursi a un sussurro in alcuni punti. In seguito il pezzo riprende il suo corso, ma non per molto: arriva, inaspettato, un altro stacco in ¾ che mi fa venire in mente atmosfere circensi a tinte cupe e oscure (mi risulta inevitabile pensare a 'Psycho Circus' dei Kiss, sotto questo punto di vista). Sarà perché è il brano d’apertura, ma devo dire che è quello che mi è rimasto più impresso. Segue ‘Draw On The Mirror’, in cui l’intenzione dominante (sebbene non in maniera esagerata) è quella doom. Ci sono alcuni punti durante i quali il brano riesce davvero a “parlarmi”, il che è assolutamente positivo; nonostante ciò trovo che il suono della chitarra solista stavolta ne penalizzi un po’ l’andamento complessivo. Molto bello, anche qui, il bridge. Approvato a pieni voti il giro di accordi iniziale di ‘Rust’, energico e deciso come piace a me. Ulteriori punti, miei cari ragazzi, ve li fanno guadagnare i gravi di Alessandro, visto che ho un amore sviscerato per le voci basse e piene. Vi confesso di essermi quasi sciolta, a un certo punto. La cosa particolare del pezzo è che si snoda e si destreggia tra atmosfere tipicamente atmospheric doom e suoni più duri e decisi, mescolando il tutto in maniera assai omogenea. Penso che sia il pezzo che preferisco.
Ho una domanda da farvi a proposito di ‘Silent Watchers’: siete per caso fan di Game of Thrones? No beh, chiedo un po’ per via del titolo e un po’ perché ho sentito chiaramente un “Winter is coming”. In ogni caso, posso a questo punto affermare che la classica struttura “strofa-ritornello-strofa” non vi è assai congeniale, anzi, è chiaro che preferiate articolare i pezzi in maniera più intricata: in questo siete davvero simili agli Opeth, ergo, musica alla quale bisogna prestare attenzione per non rischiare di perdere il filo. Un minuto, anzi, due minuti e cinquanta secondi di relax mentale arrivano con la strumentale ‘Elevation’, bel pezzo acustico arricchito dalla presenza di una malinconica tastiera. Davvero emozionante, bravi… avrei voluto che durasse di più, oggi mi sento particolarmente depressa e con un mood adatto a brani del genere.
Siamo giunti alla title track, ‘Reborn’. La vena totalmente doom dell’intro lascia spazio, nella strofa, a suoni più melodeath, per poi riemergere nel ritornello. Anche qui bisogna prestare attenzione, non è un ascolto adatto alle faccende di casa o allo studio, non se si tratta della prima volta che si ha a che fare col brano! Molto bello il bridge, ma in alcuni punti mi è sembrato di sentire qualche sbavatura. A seguire, piccola sorpresa: primo e unico pezzo in italiano, ‘Uno sguardo verso il cielo’, tra l’altro cover dell'omonimo brano della prog band Le Orme. L’avete eseguita a modo vostro e l’avete molto personalizzata, catapultandola in un genere totalmente diverso: avete la mia approvazione.
A seguire ‘The Thin Line’, di cui apprezzo molto l’atmosfera iniziale che mi ricorda vagamente il black ambient; il pezzo però prosegue e si evolve in maniera diversa, pur restando in territori cupi e oscuri. Molto bello lo stacco, la giusta dose di potenza al momento giusto. Che la “thin line” sia anche, in un certo senso, quella che separa le varie influenze musicali degli In Autumn? Mi piace pensare che sia così, anche per via dell’inaspettata outro. L’ultimo pezzo è ‘Circles In The Water’, un sound iniziale degno dei migliori Opeth seguito da una voce che, di nuovo, si mantiene su tonalità splendidamente gravi. Vocalmente parlando penso che sia uno dei pezzi più completi del disco, soprattutto per la presenza dei cori che qui mi sembra particolarmente di rilievo.
Giudizio finale: trovo che sia un album maturo e dotato di un tipo di sound molto personale nonostante la chiara influenza di moltissime band-guida. Come ho già detto ‘Reborn’ richiede attenzione, è un disco che non basta semplicemente ascoltare, bisogna realmente capirlo e assimilarlo per arrivare a cogliere quello che vuole comunicarci. Bene così ragazzi, buona fortuna!
Elisa Mucciarelli