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Shades Of Red

TrackList
1. Spellbound
2. Changes
3. It Will Never Fade
4. We Stand
5. Red
6. Petal In The Green
7. Leaving Back
8. X 2.0.1
9. Locusts and Clouds
NOISEFUL SILENCE - Shades Of Red
(2013 - To React Recorrs)voto: 6.5/10
Formatisi nel 2006, e con alle spalle 2 Ep e diversa attività live, i fiorenitni Noiseful Silence giungono alla pubblicazione di 'Shades Of Red', primo full-length della band. La produzione del lavoro è di alta qualità, mentre la proposta è tanto semplice quanto graniitica e d'impatto - un sound che si divide tra nu metal, crossover, deathcore e metalcore, senza leziosismi o ricercatezze di sorta, se si escludono degli sporadici ricorsi al synth - scandita come un mantra attraverso tutte le 9 tracce. Riff molto incisivi e allo stesso tempo orecchiabili, pochi assoli, una ritmica possente ed il pressochè continuo uso del growl sono gli stilemi portanti.
Il pezzo d' apertura, "Spellbound", è già una sorta di manifesto in questo senso: mid-tempo, riff martellanti, growl ruggente che si intreccia a parti in clean, per una composizione che certamente è adrenalinica e coinvolgente. Le seguenti "Changes" e "It will never fade" poi, ingannano con i soundscapes qui e là, ma la matrice deathcore arriva puntuale a rcordare la sua presenza. Arriva poi "We Stand", che per la sua caratterizzazione molto "catchy" potrebbe tranquillamente essere la single-hit del presente disco, e "Red", che è gradevole ma invece passa senza lasciare troppi segni. A questo punto, arriva il brano che non ti aspetti: è "Petal in the green", una sorta di ballad disegnata su campionamenti melodici, intarsiata da un chorus davvero ben studiato. A riportare il tutto sui consueti binari tritaossa arrivano le successiva "Leaving back" e "X 2.0.1". In ultimo, "Locusts and clouds", che appare quasi come una sintesi delle alternative proposte, a metà tra il melodico semi-ambient ed il metalcore più ortodosso.
Dunque, senza dubbio alcuno i Noiseful Silence rendono tributo in modo encomiabile al nu metal ed affini impostosi con prepotenza sul finire degli anni '90, ma la propria maggior dote è al tempo stesso anche il più grande limite: nel ri-solcare, in modo molto "fedele" tra l' altro, una soluzione già così esplorata ed abusata, si corre il rischio più e più volte di sfornare progressioni che, per quanto ben articolate, sanno di già sentito. Così facendo, l' identità del gruppo si disperde e si confonde, immergendosi tra le centinaia di (ottime) proposte del genere. Ciò detto, va comunque riconosciuta un' alta professionalità nell' esecuzione e mixaggio, che rende questo primo disco del combo fiorentino per nulla inferiore a quello dei colleghi d' oltreoceano: in due parole, se ciò che cercate è del deathcore/metalcore di livello, i ragazzi non vi deluderanno.
Francesco Celeste Farro