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Raw Poetry

TrackList
01. Musa (intro)
02. The Day Of Regret
03. Braving My Destiny
04. Incubus
05. Forlon Farewell
06. Run In Search Of Flame
07. Lord Of The Darkest Night
08. Beneath This Storm
09. Braided Fates
10. December Demise
11. Death And The Maiden
12. Vigdis
ETERNAL SILENCE - Raw Poetry
(2014 - Underground Symphony)voto: 5.5/10
Vedono la luce in quel di Varese, nel 2008, per volere di Marika “ Ophelia “ Vanni (cantante), e Alberto Cassina (chitarrista e voce), gli Eternal Silence, i quali, a line up completata, arricchita tra le altre cose da un’ ulteriore chitarra e la doverosa tastiera, tosto si muovono verso un sound symphonic metal con percettibili influenze gothic, e il risultato è inizialmente un EP chiamato 'Darkness and Regret', positivamente accolto, e che vede la luce nel 2012. Un passo più deciso viene fatto con questo LP chiamato 'Raw Poetry', rilasciato il 13 gennaio del 2014, sotto la nostrana Underground Symphony. Il disco in questione contiene ben 12 tracce, addirittura sulla pagina facebook esce scritto che la band propone “atmosfere forti ed originali” , ma, a meno che non ci si riferisse all’EP di cui sopra, e che non ho ascoltato, mi si permetta di contraddire una tale dichiarazione, da parte di uno che ascolta metal sinfonico da oltre dieci anni.
Andiamo subito a cominciare, in ogni caso, e partiamo con calma.
Ad aprire le danze è ‘Musa’, una intro dalle venature assolutamente classicheggianti, capeggiata, come il genere impone, da suoni tastieristici/orchestrali, e che spiana la strada a ‘The Day of Regret’, prima traccia “consistente” del disco. Il pezzo in questione propone un ritmo aggressivo da parte di chitarre e batteria, nonché un’atmosfera tastieristica quasi apocalittica, per una traccia che si avvicina per certi versi al power, e che vede interscambiarsi il ruolo di vocalist tra la cantante Marika e il chitarrista Alberto, per una traccia, nel genere proposto, alquanto standard, con una sezione d’assolo sorretta da una ritmica un po’ banalotta. Sapori tribali presentano, invece, la successiva ‘Braving My Destiny’, che si apre quasi subito, proponendo sezioni più solenni, sostenute da un mid tempo, che si alternano con altre aggressive ed incalzanti. Orecchiabile la intro che ci presenta la più maestosa ‘Incubus’, forte di un giro proposto a più riprese, e buone linee melodiche anche aggressive ad opera della singer, la quale, talvolta sostenuta da voce addizionale, è di scena più che negli altri pezzi. Nella prima ballad, ‘Forlon Farewell’, i riflettori puntano soprattutto sui tasti di un delicato pianoforte, mosso dall’apprezzabile tastierista Matteo “Bulldozer” Rostirolla, e su un cantato caldo e deciso nei momenti più alti. E’ il basso in solo a dare il via alla sesta canzone, ‘Run In Search Of Flame’, che torna a battere lidi più tempestosi, favorendo la velocità del power sinfonico, e che rivede uno scambio di ruoli tra la vocalist e il chitarrista, con tanto di un succedersi d’assoli tra tastiera e chitarra: quest’ultima riesce, addirittura, nel secondo assolo proposto, a cadersene nel giro chitarristico più orecchiabile e già sentito della piazza, che certamente a taluni potrà piacere. Altra atmosfera classicheggiante apre come si deve ‘Lord Of The Darkest Night’, che dopo un inizio più quieto, torna a galoppare scorrevolmente, forte di un buon cantato e un’accattivante e più pompata sezione strumentale, per una traccia che lascia il segno. Suggestiva sa rivelarsi anche ‘Beneath This Storm’, la cui intro mi ha fatto pensare ad un pianoforte suonato su un calmo oceano, con tanto di ritornello che sembra davvero richiamare all’atmosfera della tempesta, seppur con melodia, per un pezzo incisivo. Parlando di melodia, quest’ultima caratterizza anche la traccia successiva, ‘Braided Fates’, che parte bella sparata, e propone richiami più evocativi nel ritornello. Malinconica e toccante si rivela la seconda ballad, ‘December Demise’, curata interamente da voce e pianoforte, che intrattengono degnamente l’ascoltatore con delicatezza e sentimento. Si apre bella aggressiva la penultima traccia, 'Death and the Maiden', pezzo incalzante il cui punto debole si rivela, talvolta, essere composto dalle voci, tra i deboli vocalizzi della frontwoman, e il supporto della voce addizionale del chitarrista, che già di suo non è mai stata particolarmente incisiva sinora, causa una timbrica che a me, almeno, pare molto poco allenata. Il sipario viene chiuso da ‘Vigdis’, strutturalmente più complessa, cangiante, e con una chitarra più preminente, per una canzone forse leggermente prolissa, ma non per questo priva di mordente.
Tirando ora le somme….ascoltando il disco in questione, si possono notare alcuni punti di forza, ma anche visibili punti deboli che andrebbero coltivati ancora, un po’ acerbi, e che certamente avrebbero contribuito ad un voto più alto. Molte band lamentano le opinioni di taluni recensori, affermando: “ Ci dite che sbagliamo, ma, quando lo fate, non ci dite dove.”, nel tentativo, talvolta provocatorio, di sentirsi dire qualcosa di costruttivo, e che vada oltre l’insinuazione (talora finanche maldicenza) fine a se stessa perpetrata dal recensore stesso. Io posso dire che non sfrutterei una voce non adeguatamente allenata come seconda voce, al massimo la utilizzerei per dei cori (dove mi è parso facesse migliore figura). Anche a livello chitarristico, non mi hanno colpito molto gli interventi, generalmente, ma questa è un’opinione contrastabilissima, in quanto dettata dal gusto. Certamente migliorabile il cantato principale, che, almeno in un paio di occasioni, sembra quasi aver paura di osare di più, ma che riesce ugualmente a destreggiarsi proponendo un cantato sentito nelle ballad, nonchè, in più d'un' occasione, buone linee melodiche, mentre nulla da dire sulla tastiera, che svolge egregiamente il proprio ruolo. Assieme alle canzoni, com’è giusto che sia, mi era anche giunto un file con una breve presentazione della band, e, da quanto avevo letto, mi era stato valso ad intendere che mi si stesse introducendo a qualcosa di davvero strepitoso… peccato che, musica e cuffie, non mi paia nulla di eclatante. Sicuramente melodici, con determinati pezzi interessanti, ma da qua a tessere le lodi che ho letto, ce ne vuole ("eccellenti performances dei due cantanti"?! Chiedo scusa, forse sono io che prendo troppo alla lettera quello che leggo, ma qui, per raggiungere l'eccellenza, c'è ancora bisogno di tanto tanto studio, a mio modesto avviso.). E mi si perdoni cotanta severità, ma se una band mi si spaccia per originale, o mi viene presentata in tal guisa, io ho alte aspettative, ed è mio dovere esprimere, con una punta di delusione, il mio punto di vista a riguardo.
Francesco Longo