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Midgard

TrackList
01. Bewitched ( My Words Are Power)
02. Winter Is Coming
03. Gift Of Death
04. Overlord Of Fire
05. Holy Shire
06. The Revenge Of The Shadow
07. Beyond
08. Holy War
09. Midgard
10. Greensleeves
HOLY SHIRE - Midgard
(2014 - Bakerteam Records)voto: 6.5/10
Fondati dal batterista Max nel 2009, i milanesi Holy Shire partono, prontamente, dall’idea di voler proporre quello che definirei un heavy metal contornato da venature assolutamente sinfoniche, con tanto di tematiche a sfondo epic e viking, genere definito dai nostri come “Fantasy Metal”. Il versante sinfonico è offerto dal tastierista, Reverend Jack, nonché dal flautista Ale (dall’abbigliamento assolutamente Judas Priestiano che sfoggia, non avrei mai pensato che il suo ruolo fosse proprio quello del flautista!). La band, composta attualmente da ben sette persone, vanta anche l’apporto di una corista ( La Sisiki ), oltre che all’energica lead vocalist Aeon, dal tono mascolino e deciso. La band in questione, dunque, è autrice, finora, di un EP, chiamato 'Pegasus', ed ora, sotto Bakerteam records, di questo LP, 'Midgard', composto da dieci tracce, e che sarà rilasciato entro il tredici maggio.
Bene, a presentazioni fatte…Andiamo subito a cominciare!
Lo show è aperto da ‘Bewitched ( My Words Are Power)’, caratterizzata da un discreto lavoro chitarristico, un cantato potente, con timidi accenni di flauto, per nulla intrusivi. Piuttosto standard, come traccia di apertura, probabilmente solo un assaggio di ciò che ci aspetta. Ho preferito, effettivamente, la canzone successiva, ‘Winter is Coming’, strutturalmente più convincente, e con una utile presenza di tastiera, che dona un maggiore spessore al pezzo, dai richiami certamente più epici, e che può vantare anche un video ufficiale (https://www.youtube.com/watch?v=uyYgck8BpMk ), per una canzone ispirata, molto fantasiosamente, alla saga di Games of Thrones, serie molto apprezzata anche in territorio italico. Una intro che fa ben sperare ci presenta ‘Gift of Death’, che alterna partiture aggressive e galoppanti con altre più melodiche, proponendo una traccia scorrevole, ma che forse poteva dare di più. Bello pesante e metallico si propone, invece, ‘Overlord of Fire’, ove il cantato sa essere, generalmente, tanto aggressivo nel ritornello, quanto delicato in comparti più soft, seguito da flauto e tastiera, presentando un’atmosfera quasi malinconica, e in cui le chitarre scatenano, senza pietà, la propria furia. E’ invece un’opening dalle sfumature orchestrali, e bella lunga, ad introdurci la classica traccia auto celebrativa, ‘Holy Shire’, che questa volta frena i ritmi veloci e graffianti, forte di un ritornello quasi claustrofobico, nel cantato, che sembra quasi voler dare una parvenza di timore per tutto il pezzo, mentre, restando sempre in tema di voce, viene messo più in primo piano l’intreccio degli stili opposti delle due vocalist, nella successiva ‘The Revenge Of The Shadow’, lunga canzone dalle sonorità a tratti cupe, ma sempre ferrose, forte di quella potente vena heavy che contraddistingue la maggior parte del disco. Certamente più orecchiabile sa essere ‘Beyond’, che dopo un’apertura più delicata, parte sparata, e che, sotto un testo a sfondo fantasy, fa affidamento su un cantato più melodioso. Si ritorna alla carica, con ‘Holy War’, ovvero un ponderato groviglio di tastiera e chitarre che infuria, tornando su lidi più pesanti, ove è anche presente nello sfondo un suono d’organo dai rimandi mistici, e che finalmente ci porta alla title track, ‘Midgard’. Il pezzo in questione, sembra essere stata pensato come una suite, data anche la lunghezza da cui è contraddistinto, nonché la lunghissima intro di oltre due minuti, che dà poco spazio a dubbi. Dai rimandi strumentali certamente legati all’epic, nonostante la tematica prettamente nordica, ho trovato la canzone un po’ tiepida, sicuramente pensata con la massima onestà, e con un paio di stacchi interessanti, ma forte di una “narrazione” poco intrigante, anche a causa forse delle parole ormai stra-abusate, di una storia che i veterani ormai conoscono, nonchè di un versante strumentale che pare, nella maggior parte dei casi, dover favorire la “storia”, fungendo, talora, fin troppo da sfondo. A concludere il pacchetto è ‘Greensleves’, cover di una lenta, vetusta, oltre che celeberrima canzone inglese che affonda le radici nel folk, a cui i nostri aggiungono una certa velocità d’esecuzione, con tanto di ritornello orecchiabilissimo, per un pezzo la cui nuova veste farà forse storcere il naso a chi conosce la natura dell’originale, ma che personalmente ho trovato piuttosto simpatica!
Ad ascolto concluso, devo dare un 60/40 a questo disco, che se da un lato sa rivelarsi interessante per la melodicità e la potenza impresse in alcune tracce, nonché dalla presenza del flautista, perfettamente integratosi, a mio avviso, dall’altra non me la sento certo di premiarli per la grande incisività od originalità, vuoi per un cantato non sempre brillante, per quanto aggressivo al punto giusto, raramente un po’ troppo urlato (e a cui, certamente, ci tengo a precisare, non voglio muovere alcuna principale critica), vuoi per una volatilità legata a certe tracce, che, almeno a mio avviso, non sempre restano impresse. Nulla da dire, al contrario, verso quelle canzoni più variegate e potenti, come ‘Beyond’ od ‘Holy Shire’, ad esempio, un esatto mix tra melodicità ed incisività, appunto. Se, comunque, vi piace quell’heavy metal aggressivo, arricchito da alcune varianti, come il sinfonico e il folk, ‘Midgard’ potrebbe fare per voi, senza aspettarsi alcun capolavoro, ma un prodotto comunque onesto, ben registrato, e con alcuni richiami anche nostalgici che l’orecchio attento saprà cogliere (si è ormai capito che, a me, ‘Midgard’, la canzone, non è piaciuta molto, ma ho avvertito palesemente i rimandi all’epic sinfonico à la Virgin Steele, band che ho sempre amato alla follia!).
Francesco Longo