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The Pagan Manifesto

TrackList
01. The Manifesto
02. King of the Elves
03. Elvenlegions
04. The Druid Ritual of Oak
05. Moonbeam Stone Circle
06. The Solitaire
07. Towards the Shores
08. Pagan Revolution
09. Grandier's Funeral Pyre
10. Twilight of Magic
11. Black Roses for the Wicked One
12. Witches Gather
ELVENKING - The Pagan Manifesto
(2014 - AFM Records)voto: 9.5/10
Per i fan del power e folk metal italiano, gli Elvenking sono un piacevole appuntamento annuale. Che li si ami o li si odi, il sestetto pordenonese è sicuramente uno dei fiori all’occhiello dell’Italia all’estero; una fama che si sono creati negli anni con le loro fatiche e la loro energia, col loro cambiamento e i rapporti onesti e sinceri sia con i fan che con i colleghi.
Nonostante l’abitudine degli Elvenking di stravolgere i canoni e di sperimentare ad ogni lavoro, l’ottava fatica, “The Pagan Manifesto”, è una summa del loro passato, ed un ritorno alle origini per riscoprire se stessi. Forti dell’entrata in line-up di Jakob al basso e Symohn alle batterie nel loro precedente lavoro "Era", gli elfi ci regalano una ottima rivalutazione della loro carriera guardando al presente, e al futuro.
Concetto chiaro fin dalla prima traccia, “King of the Elves”, un ritorno sia delle classiche suite a cui eravamo abituati, sia di un passato storico degli Elvenking: la canzone, infatti, si pone tematicamente come continuo alla loro intramontabile “White Willow”, presente nel loro primo album in studio "Heathenreel".
Per quanto non sia forse un ottimo inizio per l’ascoltatore occasionale, i quattordici minuti scivolano via tra richiami al passato, anche musicalmente, che melodie inedite che vanno a sperimentare anche in campi fin ora poco valutati dal gruppo, andando a richiamare i classici del power come Avantasia e Stratovarius.
Il disco continua con un trio di canzoni cariche e presenti che mescolano alla perfezione gli stili più moderni degli ultimi album con potenti sezioni ritmiche che si fanno sentire e con prepotenza si disegnano un loro spazio nelle composizioni, mentre la voce di Damna torna per tutto l’album all’impostazione da sempre dibattuta, ad apparenza abbastanza ruvida ma ottima per il contesto di favola folk e con una resa senza macchie nelle varie linee melodiche popolareggianti, che donano anche agli episodi più aggressivi un tocco di folklore genuino, il folklore popolare a cui il gruppo ci ha da sempre abituato, i canti assieme attorno al fuoco, ed i balli delle feste. Positiva nota a parte per la prima canzone del trio, “Elvenlegions”, interamente dedicata agli attivi e passionali fan del gruppo.
“The Solitaire” è un’ottima composizione che riprende i temi più dark ed introversi del gruppo, ricordando per tematiche canzoni presenti sin dai tempi del lavoro sperimentale semi-acustico "Two Tragedy Poets", come “The Blackest of My Heart”.
“Towards the Shore” si presenta come un intermezzo completamente acustico, che sfocia nel futuro cavallo di battaglia live “Pagan Revolution”, ottima canzone adrenalinica ed allegra che spingerà sicuramente il pubblico a cantare a squarciagola.
L’album si chiude con le coppie in rima ABBA di “Grandier’s Funeral Pyre” e “Witches Gather”, episodi dai temi più oscuri e ad alta presenza poetica, il primo dei quali narrante la storia di Grandier, un famoso caso d’inquisizione francese, mentre il compagno narra le ultime ore della caduta delle streghe e della religione pagana. Le tracce vedono la partecipazione di Jarpen, ex chitarrista della band, tornando a donare alla band per questi episodi i suoi particolari scream e growl.
L’altra coppia di chiusura prevede “Twilight of Magic” e “Black Roses for the Wicked One”, composizioni che riprendono gli aspetti più orecchiabili già sperimentati in passato dalla band, l’una con piena presenza di luce e folkloristica, l’altra più oscura e romantica.
“The Pagan Manifesto” è un album variegato che richiude in se ogni singola fatica compositiva della band con un tocco moderno e nuove esperienze; probabilmente la disposizione delle tracce lo rende poco accessibile ai nuovi ascoltatori, ma per chi arriverà fino all’ultimo secondo dell’opera riuscirà sicuramente a trovare pane per i propri denti. Gli Elvenking, come sempre, non deludono ed anzi, spingono in avanti e danno motivi per continuare a seguirli e godere della loro particolare musicalità.
Marian Hevein