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Descending Patterns

TrackList
1. Eyeland
2. Erase That Frame
3. Silent Screaming
4. Shades of May
5. Blind Side
6. Endless Apathy
7. Nemesis
EPISTHEME - Descending Patterns
(2014 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
<<Prog-Death ma da rifinire>>
Formatisi a Catania nel 2010 ma subendo numerosi cambi di formazione, gli Epistheme debuttano nel 2014 con il loro 'Descending Patterns', proponendo un death metal connotato chiaramente da influenze progressive di band quali Opeth e Death.
In realtà col pezzo di apertura "Eyeland" limitarsi a dire che queste siano solo influenze diventa un po' difficile. Il pezzo si apre con un riff bello sparato in 7/8, prosegue con una strofa in growl e sfocia poi in una parte pulita con dei bei riff di basso. Il risultato è soddisfacente ma sia per la struttura, sia per il riff iniziale, la canzone assomiglia troppo a Deliverance degli Opeth. Troppo. L'album prosegue con "Erase The Frame" e "Silent Screaming", con degli interessanti altalenamenti fra pezzi distorti e in growl e parti più melodiche. Si sentono anche molto forti, ma stavolta meno invadenti, le influenze death. Nel complesso i brani girano bene. "Shades of May" è l'immancabile pezzo strumentale acustico di ogni album death metal che si rispetti. Con un sound che sembra ripescare anche dai Rage di 'The Missing Link', il brano è molto piacevole e godibile anche grazie agli assoli di chitarra che sono ben costruiti e non eccessivi, accompagnati da un'ottima base ritmica. Si prosegue con "Blindside" dove ritornano le chitarre distorte ed il growl. Qui le influenze sono più thrash, ma il pezzo pecca forse un po' di monotonia soprattutto nelle parti melodiche, risultando un po' faticoso all'ascolto, paradossalmente proprio forse per la poca incisività delle parti pulite. Purtroppo stesso discorso per gli ultimi due brani, "Endless Apathy" e "Nemesis", che si presentano come dei brani ben scritti e con delle idee tutto sommato buone, ma che non riescono a catturare fino in fondo.
In sostanza ci troviamo di fronte ad un buon disco di esordio, che non entusiasma fino in fondo ma che non presenta nemmene delle pecche particolari. Le parti di chitarra, di Francesco Coluzzi ed Enrico Grillo sono potenti e ben integrate, la sezione ritmica di Riccardo Liberti (basso) e Daniele Spagnulo (batteria) è quanto di più congeniale ci possa essere al genere e in alcuni punti dell'album riesce a regalare delle chicche non da poco. Forse l'unico appunto dal punto di vista strumentale va fatto alla voce, o meglio alle linee vocali; Luca Correnti ha delle buone potenzialità, un growl potente e, anche se non profondo, molto di impatto, e una buona timbrica pulita; però le parti pulite spesso risultano un po' monotone e sottotono rispetto a tutto il resto.
In conclusione il lavoro è abbastanza buono, ma per raggiungere livelli più alti, e le potenzialità probabilmente ci sono, c'è bisogno ancora di un po' di lavoro.
BUON ASCOLTO...
Francesco Cacciante