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Rites Live

TrackList
1. Evil
2. Infected Mind
3. Children Of War
4. The Hole Of White Rabbit
5. 26.04.86
6. Tornado Of Souls
LAST RITES - Rites Live
(2013 - Alive Prod.)voto: 8/10
La band di cui ho il piacere di scrivere oggi, carissimi/e, è tutt’altro che una novellina: i thrash/deathsters Last Rites di Savona, infatti, sono in attività dal 1997 e, sebbene nella mia rincoglionitaggine sia ancora convinta che gli anni ’90 siano finiti massimo 5 anni fa, la realtà dei fatti è che sono passati 14 anni da allora. Abbiamo a che fare con degli esperti, insomma. La formazione originale ha subito per la prima volta delle modifiche nel 2007 ed ha continuato a variare leggermente anche negli anni successivi, quindi allo stato attuale i componenti del gruppo sono Dave (voce e chitarra), Bomber (chitarra), Laccio (batteria) e Gallaxy (basso). Il disco di cui vi parlerò tra qualche riga, ‘Rites Live’, è stato pubblicato nel febbraio 2013, 16 mesi dopo l’ultima esibizione dal vivo della band, e, contrariamente a quanto si potrebbe spontaneamente pensare, non è la registrazione di una gig dal vivo, bensì una presa diretta ottenuta in studio.
Il disco contiene, oltre all’intro ‘Evil’ costituita da 40 secondi di mash-up di pubblicità (“dolori mestruali?” mi ha fatto cadere dalla sedia), slogan, spezzoni di canzoni, espressioni più o meno celebri (c’è anche “vai in mona” di Germano, mica cazzi eh) eccetera, altre cinque tracce: due inedite, due rivisitate e una cover (restate con noi per scoprire quale). Il primo brano, ‘Infected Mind’, ci catapulta immediatamente nel nucleo della band: riff decisi a metà tra il death e il thrash, la voce mi fa venire in mente i Destruction. Manca un solo vero e proprio; in compenso, però, la struttura è piuttosto varia e affatto ripetitiva per via dell’alternanza di vari bridge. Molto bella la chiusura.
‘Children Of War’ ha un attacco più in crescendo ma non per questo meno d’impatto, anzi: i cambi di groove iniziali e le varie stoppate contribuiscono a rendere il tutto più dinamico e inaspettato. La voce qui assume tinte variegate, a tratti quasi black; il ritornello arriva a circa metà brano e il solo (sì, stavolta c’è!) fa capolino nella parte finale. Proseguiamo con ‘The Hole of White Rabbit’, preceduta da un’intro assai familiare per gli appassionati di The Matrix (pillola blu o pillola rossa?) e che si snoda su territori, stavolta, più tendenti al thrash, con un bel solo che si palesa, questa volta, a circa metà brano. La struttura è più articolata e complessa rispetto a quella delle tracce precedenti, abbiamo perfino un brevissimo assolo di basso, strumento che saluta l’ascoltatore per ultimo. Siamo arrivati all’ultimo brano dei Last Rites, ‘26.04.86’, data in cui si verificò il disastro della centrale nucleare di Černobyl': energia, un bel tiro, un solo degno di qualsiasi shredder ne sono gli ingredienti principali (del pezzo, ovviamente).
A chiudere ‘Rites Live’, come ho accennato più su, è una cover: stiamo parlando di ‘Tornado Of Souls’ dei Megadeth traccia storica targata 1990. La band la reinterpreta a modo suo sotto ogni aspetto, dallo strumentale (ci sono qui e là aggiunte o piccolissime modifiche) al vocale, in cui (il nostro) Dave non cerca di imitare Dave (Mustaine), il cantato non è dunque pulito né melodico, anzi, rimane esattamente fedele a quello dei brani precedenti.
Il disco è maturo, si sente che alle spalle c’è praticamente il lavoro di quattro veterani. L’unica cosa che poteva essere raffinata un po’, forse, è il sound; dal momento, però, che si tratta di un album registrato in presa diretta, beh, direi che va benissimo così com’è. Vi auguro di proseguire insieme ancora per tanto, tantissimo tempo, e di ricominciare a calcare le scene con regolarità e frequenza. In bocca al lupo!
Elisa Mucciarelli