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Sacredfice

SACREDFICE - Sacredfice
(2013 - Autoprodotto)voto: 8.5/10
Debutto col botto per i Sacredfice, progetto solista di Francesco Romeggini, chitarrista dall’ottimo gusto compositivo già alla sei corde negli S91. Con questo lavoro, dai testi esplicitamente cristiani, viene proposto al pubblico metal una sorta di Crossover Thrash Metal le cui radici sono si nello U.S. Thrash di band fondamentali per il genere come Megadeth e Annihilator, ma che si espande anche in altre direzioni abbracciando influenze provenienti dal Metal tradizionale come dal Doom che dall’Hard Rock.
L’album si apre in velocità con la devastante ‘Screen of Anguish’, nobilitata da un lavoro chitarristico in fase solista a dir poco esaltante, che picchia duro con la sua pura potenza Thrash mettendo subito in mostra grande personalità. Radicalmente opposta è la successiva ‘Dark-Queen’ che procede tra delicati cori e arpeggi e un lento incedere semi-Doom, fermando da subito l’assalto della precedente e mostrando fin dal principio che non si tratta di un album di Thrash ordinario. La terza traccia ‘Atomic Twilight’, con un testo incentrato sul disastro nucleare di Chernobyl, parte lenta e minacciosa allo stesso tempo con riff massicci, sui quali si stagliano delle vocals acide e graffianti, che esplodono poi in un finale roboante coronato da un ottimo assolo di chitarra. L’intermezzo ‘Endless Dawn’ brilla di luce senza risultare un vuoto riempitivo e traghetta l’ascoltatore alla successiva ‘Crucified’ caratterizzata da una struttura quasi simile a quella dei brani che l’hanno preceduta. Parte infatti pestando per poi rallentare in un morbido arpeggio che fa da sfondo alla voce di Francesco prima che da questi prorompa il grido ‘Crucified!’ che porta ad un’altra esplosione sonora culminante anche stavolta in un assolo coi fiocchi. Si arriva a questo punto ai momenti più accessibili del disco ‘You Could Never Pay’ e ‘Promised Land’. La prima è un classico pezzo Thrash/Speed dall’approccio diretto e immediato che vede alla voce in qualità di ospite Egidio Casati dei thrasher milanesi Boarders, la seconda, invece, un più pacato brano dalle sfumature Hard Rock (a tratti mi ha ricordato un po’ i Metallica del ‘Black Album’) che mostra ancora una volta la varietà a livello di influenze di questo lavoro. Il disco si chiude con ‘Sea Beyond The Fog’ altra strumentale affidata agli intrecci tra chitarra acustica ed elettrica.
La parte di questo album che più si fa notare è indubbiamente il lavoro chitarristico figlio del Thrash americano ma non privo di carattere e originalità, dimostrati specialmente nella fase solista con assoli spettacolari praticamente in ogni traccia suonati sempre al momento giusto e nel modo giusto, a dimostrazione non solo di una tecnica innegabile ma soprattutto di personalità e gusto da vendere, richiamando spesse volte alla mente la scuola megadethiana senza risultare derivativi e catturando inevitabilmente l’attenzione dell’ascoltatore. Molto apprezzabile anche il lavoro di composizione per quel che riguarda la batteria, curata nel dettaglio e mai ridotta a semplice ‘strumento portatempo’.
La parte invece da migliorare, a mio avviso, riguarda la voce. Intendiamoci, quello che si ha davanti non è assolutamente un risultato malvagio, anzi la voce è gradevole, mai monotona, espressiva e inserita a pennello nel contesto, ma qualche volta dà l’impressione di non essere allo stesso livello in termini di qualità rispetto agli altri strumenti.
In conclusione ‘Sacredfice’ appare come un disco prodotto con impegno e passione, con varie anime al suo interno da quella Thrash a quella più classica passando per echi Prog, dimostrando una conoscenza approfondita della materia trattata e un livello compositivo elevato, rivolgendosi ad un pubblico di non soli thrashers e consegnando un altro ottimo lavoro sia all’universo metal cristiano in generale che a quello italiano nello specifico.
Roccolorenzo Scianguetta