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Silk

TrackList
01. Insight
02. Eyes
03. Cell 342
04. Tied Together
05. Seat
06. Perpetual Dream
07. Get Out and Run
08. The Endless Road
09. Less is More
10. Maya
11. Memento
12. Libera Me
DROPSHARD - Silk
(2014 - Sonic Vista Music / Aurovine)voto: 8/10
I Dropshard vedono la luce quasi otto anni fa, nel 2007, nel lombardo, più precisamente in quel di Olgiate Molgora. Da allora, il quintetto sforna due EP e due LP. Quello di cui andremo ora ad occuparci è l'ultima release dei nostri, 'Silk'. Lo stile proposto dalla band deve sicuramente molto al progressive rock anni '60 / 70, ed è proprio un sound etereo e articolato quello che avremo modo di udire nel corso di questo full length, forte di dodici canzoni. I nostri si dicono, infatti, influenzati da gruppi di fama mondiale quali Jethro Tull, i King Crimson e i Genesis, tanto per dirne alcuni. I Dropshard si trovano, attualmente, sotto Sonic Vista Music / Aurovina.
Bene, andiamo subito a cominciare!
Il termine etereo può essere immediatamente identificato nell'opener, 'Insight', una traccia lemme lemme, che pare quasi voler invitare alla riflessione, e che francamente mi ha trasmesso una certa tranquillità. Preminente è la tastiera, che sembra quasi ricreare un effetto psichedelico, mentre la voce, mai invasiva, produce, in apertura, un azzeccato effetto eco. Allo stesso modo, 'Eyes' è permeata, principalmente, da un'aura di calma, e anche in quei frangenti più movimentati riesce a conservarla, grazie anche ad un coinvolto ma attento Enrico Scanu al microfono, mentre è lodevole l'intervento dei compagni, che anche hanno il pregio di non essere mai invasivi, quasi come se si collegassero perfettamente alla strada, che in questo è pezzo è inizialmente spianata da batteria e basso. Abbiamo ora, in solitaria, voce e tastiera, che sono improntate sul mesto/malinconico, almeno nella prima parte di 'Cell 342', traccia bella lunga dove la vena progressive rock si fa particolarmente evidente. Tra intermezzi tastieristici che richiamano tutta la vita gli intramontabili anni '70 e una cangiante batteria, ho trovato la canzone variegata e piacevole, nonostante i quasi nove minuti di durata. Molto più atmosferica si rivela, invece, 'Tied Together', che propone certi richiami all'alternative rock, sacrificando le più pesanti distorsioni in favore di un sound onirico e orecchiabile. Analogamente, 'Seat' sembra quasi trattare di un test ascetico di un novizio che ha il compito di restare immoto su una montagna, senza essere distratto un attimo da ciò che lo circonda. In realtà, si tratta semplicemente di una madre che avvisa il figlio di attenderla fino al proprio ritorno, ma a me piace interpretarla in quell'altra chiave. E tutto ciò è suggerito unicamente da un paio di frasi pronunziate da una voce di donna e la sognante tastiera di Valerio De Vittorio. Seguono una particolare pariglia che pare l'una il seguito dell'altra: poco meno di tre minuti prende 'Perpetual Dream', che ruota attorno alla combo chitarra classica più voce, combinazione che pare continuare anche in 'Get Out and Run', traccia ancor più breve che invece vede l'apporto della band tutta, che si riallaccia progressivamente, sposando l'atmosfera placida ivi rievocata. Un ritmo lento caratterizza la prima parte di 'The Endless Road', brano melodico, lungo e articolato che si barcamena nuovamente su lidi prog rock analoghi a quelli uditi in 'Cell 342', mentre un'aria più elettronica e futuristica ci è data da 'Less is More', strumentale dall'atmosfera quasi tribale dove sono, in particolare, tastiera e un po' di psichedelia a farla da padrone.
Bello l'incipit che contraddistingue il pezzo 'Maya', le cui intro e outro sono caratterizzate da qualcuno che carica un carillon. La traccia in questione vanta dei raffinati interventi solisti da parte della chitarra, e un Enrico Scanu che qui propone un cantato accompagnato da cori, via via sempre più incalzante, ove fa capolino, inoltre, un assolo di flauto ad opera dello stesso cantante (leggo nella biografia che è anche flautista, infatti.). Ad anticipare la chiusura è 'Memento', un tripudio in undici minuti e non sentirli, un'articolata composizione con alcuni rimandi al symphonic. Summa, se possibile, ancora più cangiante e strutturalmente variegata di quanto già sentito sinora. La traccia di chiusura, 'Libera Me', sembra quasi porsi come una preghiera intonata dal singer, che si muove accompagnato da cori e una delicata tastiera.
Tiriamo ora le somme... 'Silk' è un disco vario, interessante, e senza ombra di dubbio "scorrevole" è la parola adatta a definirlo. Lavoro composto da musicisti certamente al meglio ispirati, in dodici tracce la band ci offre un viaggio tra le nuvole, alla ricerca della pace dei sensi, e persino le distorsioni più dure non impediscono alla mente di viaggiare libera e spensierata. In conclusione, posso dire che si tratti di un lavoro riuscito, nonchè di un acquisto consigliato.
Francesco Longo