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Hybrid

TrackList
- Iron Fist
- We need rockers to save the World
- Ghostation
- The Bloody Priest
- The Last Storm
- Metal Man
- The Stockholm Bloodbath
BICOLOURED MEN - Hybrid
(2014 - Autoprodotto)voto: 8/10
Spulciando la biografia presente sul loro sito scopro che i Bicoloured Men sono nati a Bologna nel 2005 ma che, per una serie di vicissitudini legate alla stabilità della formazione, sono arrivati all'incisione del loro primo lavoro 'Hybrid' solo nel 2014, se si fa eccezione per l'EP 'Curse of Gods' pubblicato comunque nel lontano 2008.
Tanta attesa è pienamente premiata dalla bontà del disco, composto da sette tracce di puro heavy metal classico, con tutti gli elementi tipici della vecchia scuola, a partire dalla velocità, dalle chitarre armonizzate e dalla batteria pulsante tipiche della NWOBHM, fino ad un cantante "screamer" la cui ugola cristallina ricorda più Rob Halford che Bruce Dickinson. Il tutto mescolato con elementi melodici interessanti, che danno un taglio più orecchiabile a brani taglienti con l'opener 'Iron Fist' e alla successiva 'We need rockers to save the World'.
Altri brani degni di nota, in linea con il resto dell'album sono 'Ghoststation' e 'Metal Man', due esempi di metal tradizionale con atmosfere che ricordano, specialmente la seconda altri grandi interpreti del genere come i sempreverdi Black Sabbath (il riff iniziale ha un retrogusto di 'Sabbath Bloody Sabbath') e gli Accept.
Qualcosa di un po' diverso ci viene proposto da 'The Bloody Priest', un mid tempo che richiama a tratti la produzione maideniana dei tempi di 'X Factor', e da 'The Last Storm', aperta da un arpeggio di chitarra e da una parte solista orientaleggiante che lascia poi spazio ad una strofa quasi recitata. Un brano più lungo rispetto agli altri proposti dai Bicoloured Men che dà ulteriore prova della loro bravura compositiva che, senza voler inventare nulla, sa riproporre una ricetta classica senza renderla scontata. Non manca anche il coro da riproporre in sede live per coinvolgere il pubblico.
Quando tutto sembra volgere al termine, ecco la sorpresa: la conclusiva 'The Stockholm Bloodbath' cupa ed aggressiva ma con un ritornello catchy e commerciale. Buon brano con cui concludere un lavoro assolutamente valido.
C'è quindi da sperare che, superate le difficoltà iniziali che tanto hanno ne rimandato il debutto discografico, la band bolognese possa continuare sull'ottima strada tracciata da 'Hybrid'.
Alberto Trump