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Songs from the Earth

TrackList
- The Song of the Earth
- Nemàin's Breath
- Wild Jig of Beltaine
- La Notte
dei Cento Fuochi - Diluvio
Squass - Steam Over the Mountain
- To the End
- Eremita
FUROR GALLICO - Songs from the Earth
(2015 - Scarlet Records)voto: 8.5/10
Muovendosi veloci nella scorsa decade, i Furor Gallico sono ad oggi confermati come una delle realtà musicali folk metal italiane più solide, promettenti, e seguite sia nel territorio che all’estero. L’esportazione del loro brand forte e virale non li ha, tuttavia, fatti riposare, ma, piuttosto, spinti a fortificarsi ed aprirsi a sempre più evoluzioni musicali.
"Songs from the Earth, "il loro ultimo album, si rivela, dunque, come un prodotto potente e pieno, dinamico e calibrato, carico e maturo.
Le tracce d’apertura "The Song of the Earth" e "Nemàin’s Breath" danno un ottimo “La” europeo all’album, con un’apertura eterea ed incantata, fiondante in voci tributarie di gruppi d’elevato valore come Haggard ed Equilibrium (con cui i nostrani hanno anche condiviso il palco in passato). I toni più narrativi e corali lasciano poi spazio alla belligerante e travolgente seconda traccia inglese, dove la sezione ritmica di Marco (basso) e Mirko (batteria) si miscelano alla perfezione con la controparte folkloristica di Paolo e Riccardo.
"Wild Jig of Beltaine", sebbene abbia un’apertura in tono con le precedenti, prepara al centro dell’opera con un’apertura maggiore di spazio teatrale alla strumentazione non elettroniche e, finalmente, alla voce pulita di Davide, di cui si sentiva la mancanza e la cui prestazione avrebbe potuto giovare fin da inizio album.
Ma il vero stupore si raggiunge con il duo in lingua italica "La Notte dei Cento Fuochi", complessa e poliedrica, e dall’intimissima "Diluvio". Quest’ultima dimostra un pieno possesso delle capacità del complesso, portandoci in una dimensione intima e privata, da storia narrata e sussurrata, a cui ogni elemento, dalla voce pulita che dimostra il proprio massimo valore, al violino e gli strumenti, fin all’ottima attenzione di produzione e composizione.
"Squass" è un ottimo intermezzo che farà di sicuro divertire chiunque, amante del metal e non. Sembra quasi una risposta italica all’allegria e travolgimento da taverna dei Korpiklaani, dimostrando allo stesso tempo un’apertura musicale verso generi lontani jazz e blues in un alternativo viaggio fusion in questa piccola storia.
Torna la lingua inglese in "Steam Over the Mountain", composizione che strizza l’occhio sia al metal moderno che ai classici di vecchia scuola, Pantera e compari. Le chitarre di Mattia e Luca battono forti e decise un ritmo accattivante e deciso. Canzone dalla grande costruzione compositiva ed effettistica dove ogni componente rispetta i propri tempi in un’esecuzione di massima efficacia e, probabilmente, la miglior prodotta in questione di sound design e catchy-ness dell’intero lotto.
A chiusura vediamo dunque "To the End" ed "Eremita", che, purtroppo, sembrano soffrire dello stesso handicap della coppia d’apertura: sebbene ottime canzoni eseguite con gusto ed energia, si rivelano troppo standard all’ambiente europeo, soprattutto dopo gli episodi pieni ed in un crescendo di abilità dell’entro terra, non mancando comunque di momenti ammalianti (la perfetta chiusura di "Eremita", e dell’album, non può che lasciarci con voglia di riascoltarlo dall’inizio).
I Furor Gallico hanno presentato al mercato italiano ed europeo un prodotto forte, sotto ogni, o quasi, punto di vista, senza alcuna pecca ed a pieno regime, e noi non possiamo che augurare il meglio, ed ascoltare ancora il loro ottimo lavoro.
Marian Hevein



