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Dirty Love

TrackList
- The Truth About Love
- Two Girls One Beer
- Seven Days
- Old Blind Dog
- Asteroid
- Red
- Breakaway
- Eldorado
- The Promise
- Space And Time
- Dirty Love
- La Nona Carta
FRANK&STEIN - Dirty Love
(2015 - M.A. Production)voto: 6.5/10
Dopo una sfilza di dischi tutti profondamente metal, stavolta mi è toccare dare un giudizio sull’ultima creatura della one man band Frank&Stein, cui unico leader è Francesco Andrei (già in forza ad altre band come Whiskey&Funeral, Ebola, Galera e Tundra in qualità di bassista), ‘Dirty Love’, lavoro parecchio distante dai territori metal.
Francesco, impegnato con tutti gli strumenti, ha dato vita ad una decina di pezzi che strizzano l’occhio ad un alternative dal piglio piuttosto dark e vintage, molto sessantiano nel mood (in qualche modo, e forse la sto per sparare grossa, alcuni pezzi mi hanno fatto venire in mente qualcosa dei Doors e qualcosa dei Velvet Undergorund) che presenta anche qua è la dei tratti quasi cantautorali. I brani, nel complesso, scorrono e si lasciano ascoltare piacevolmente, e, diciamo, forti dell’atmosfera un po’ da B-Movie che riescono a creare, si fanno anche perdonare alcune soluzioni compositive un po’ banali e scontate. E l’atmosfera viene indubbiamente enfatizzata dalla produzione piuttosto minimale e poco curata, che, a parer mio, piuttosto che essere un difetto, riesce invece a conferire un’aurea di trasandato e grezzo al lavoro, e che lo impreziosisce nel complesso. Una produzione di maggiore qualità credo avrebbe, forse, tolto ai pezzi un po’ del fascino derivante proprio dal ‘grezzume’ che si respira tra i pezzi dell’album.
I picchi artistici del disco ritengo siano la titletrack ‘Dirty Love’, pezzo acustico in cui la fanno da padrone gli azzeccati fraseggi chitarristici e la voce roca di Francesco; l’interessante 'La Nona Carta' altro pezzo acustico; la buona ‘Old Blind Dog’ che torna su territori elettrici, ma sempre con un fare piuttosto retrò e ,probabilmente, il pezzo più dark del lotto ‘Space And Time’. Godibili anche i restanti pezzi, che come già detto talvolta virano su territori di un alternative dal sapore vintage, a tratti quasi proto-punk, altre volte su lidi meno grigi ed un esempio potrebbe essere ‘Eldorado’, che riprendendo quanto scritto sopra, mi ha ricordato qualcosa dei Doors, e qualche volta si limitano semplicemente a creare atmosfera come ‘Asteroid’ o ‘Breakaway’.
‘Dirty Love’ non è un capolavoro, e aldilà dei discorsi che si potrebbero fare sulla produzione sui suoni (che almeno personalmente, come già detto, non rappresentano un problema, anzi…), quello che ne rende piacevole l’ascolto probabilmente sono proprio il mood dark e l’atmosfera di ‘grezzume’ che ammanta i brani che alla fine riescono anche a convincere.
Promosso, ma la prossima volta si cerchino soluzioni compositive un po’ più personali, dato che un certo stile sembra già esserci.
Roccolorenzo Scianguetta