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Il Tusco Canta E MAO Gliele Suona

TrackList
- Tracce Di Frenesia
- Demagogia Fiscale
- Teletossico
- Luna Incostante
- Pensa Alla Salute
- Salsedine
- Quella Che Non Sei
- La Mano
- Risoluzione Alternativa (Noi Due)
- Le Parole
IL TUSCO - Il Tusco Canta E MAO Gliele Suona
(2015 - Tde/CortoCorto)voto: 7/10
Ormai lo sapete che qui a Italia di Metallo cerchiamo (e spesso riusciamo) di dare spazio anche a quelle sonorità che col metal sono borderline. E nell'introdurre questa recensione di Il Tusco devo premettere che siamo proprio al confine estremo, quindi avvisati subito metalhead puri e puristi: in questo disco si trova musica per orecchi più fini, avvezzi a sonorità più morbide e vintage.
"Il Tusco canta e MAO gliele suona" altro non è che il primo disco solista di Diego Tuscano, personaggio che da ormai quasi 30 anni calca le scene musicali italiane ed estere tra svariati progetti e che forse i più attenti di voi ricordano tra le file dei T.O.W.E.R e dei SunniDei.
Fatta una doverosa presentazione , quello che mi sono trovato ad ascoltare è un disco di hard blues intriso di soul, frizzante nel suo incedere, con brani più tirati al limite dell'hard rock come la trascinante "La Mano" ( dal testo irriverente e sarcastico) o "Teletossico" alternati a momenti più intimi e intimisti dove la voce soul di Tusco la fa da padrone, ad esempio in "Quella che non sei" o "Salsedine".
Il disco in sè risulta sempre gradevole, non perde mai di tono anche nei momenti più soft, e denota una gran maturità sia nella scrittura che nell'arrangiamento, sempre sobrio sì ma ricco di sfumature specie da parte della sezione ritmica (e mi avrebbe sorpreso il contrario onestamente). Inoltre trovo oltremodo azzeccata la decisione di aver registrato con sessioni live e di aver optato per un mix molto vecchio stile nell'attitudine (con strumenti ben definiti tra canale destro e sinistro e non tutto esageratamente al centro), fattori questi che hanno donato ancora più feeling a brani che già di proprio ne posseggono e dato un'anima bella calda al sound finale.
Un prodotto (ripeto) adatto a chi tra i suoi ascolti trova posto anche per sonorità vintage, delicate e raffinate, ma diciamocelo in tutta onestà: ha senso proporre oggi un disco così improntato verso le sonorità degli anni 70? Sì, assolutamente sì, perchè ogni tanto un disco viscerale, che riporta alle origini, dove sentire ancora un organo colorato e una chitarra blues non fa male. Quando poi è fatto bene, con passione e maestria come questo, allora ne vale proprio la pena.
Enrico Pulze