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The Painkeeper

TrackList
- Awake
- he Painkeeper
- NREM
- Clouds
- Joseph
- A Tender Spark Of Unknown
- Vulnerable
- HCKT
- We Won't Regret
EVELINE'S DUST - The Painkeeper
(2016 - Lizzard Records)voto: 8.5/10
Oggi ho il piacere di recensire l’ultimo lavoro di una piacevole band pisana, consolidata nel 2012 ma con già alle proprie spalle dei traguardi importanti: gli Eveline’s Dust.
È d’obbligo specificare fin da subito che il tipo di progressive proposto è molto maturo, ricercato e totalmente libero da tecnicismi inutili o isteriche sincopate; Un prog-rock "onesto", chiaramente ispirato ai più grandi pionieri del genere, iniziato verso la fine degli anni 60 e ancora in piena attività nella scena underground. Augurandomi che tra i nostri lettori vi siano anche nuove leve, mi sento in dovere di citare alcuni dei maggiori esponenti che a mio parere hanno ispirato la band: King in Crimson, Emerson, Lake & Palmer, Banco del mutuo soccorso e PFM.
Ma veniamo al dunque!
"The Painkeeper" è un concept-album composto da 9 tracce che differiscono l’una dall’altra, sono godibili singolarmente e spaziano tra molteplici generi musicali, ma nel contempo sono accomunate da un sound e da una atmosfera unica che permette all’ascoltatore di rivivere i vari stati d’animo del Painkeeper ("Portatore di dolore").
Il punto di forza degli Eveline’s Dust è l’essere riusciti a riproporre un genere ormai sopito, rivisitandolo in chiave moderna, senza stravolgerlo ma soprattutto fondendolo naturalmente con il proprio stile musicale. Di tutte le band che ho recensito quelle con questa particolarità si contano davvero sulle dita di una mano.
Il mio brano preferito è “Joseph” un pezzo talmente leggero e fluido che non si direbbe ma dura ben 8 minuti. Si spazia dal rock classico con aggiunta di elementi onirici, al country e al jazz più astratto e malinconico; tutto si collega e niente è lasciato al caso.
“A Tender Spark of Unknown” è un altro brano centrato in pieno! Questo conferma la volontà della band di esprimersi senza mezzi termini. Il pezzo è cosi: o lo si odia o lo si ama. Senza perder tempo ci trascina in un vortice di Jazz, ma grazie alla versatilità e all’inventiva del cantante vengono indotti elementi di rock moderno. La metrica vocale qui è davvero fantasiosa e lo stesso vale per l'interpretazione; a tratti sembra di ascoltare Maynard James.
Altri brani degni di nota sono: “HCKT” che dimostra la capacità della band di spingere il proprio suono al limite, collocandosi al confine fra Prog-Metal e Rock e senza mai sbilanciare questo equilibrio.
“Awake” perché nonostante il titolo scontato compie benissimo il ruolo di pezzo introduttivo, riassumendo i concetti che saranno proposti nei pezzi a seguire.
“Vulnerable” per il suo bellissimo assolo di tastiera/moog con conseguente stacco strumentale.
Potrei dilungarmi ancora sui singoli pezzi, ma avrebbe poco senso... Ascoltate l'album.
Gli strumentisti lavorano in armonia, la sezione ritmica è ben presente in ogni canzone: il basso ha un suono ricco, tondo e complice delle ariose e bilanciate partiture di batteria.
La dinamica è ottima da parte di tutti i componenti e ancor più valorizzata dal lavoro, davvero degno di nota che è stato fatto in fase di produzione e mixaggio.
'The Painkeeper' è un album riuscito, cosciente della propria forma e diversità perché trova il giusto bilanciamento tra l’armonia dei musicisti e la non paura di esporsi a critiche e giudizi del pubblico prog.
Ce ne fossero di più di band così…
Paolo Prosil