Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Strike Back

TrackList
- Intro
- To Hell with You
- Immortal Idol
- Fight
- Firestarter
- The Beast is rising
- When night calls
- Burn, bitch, burn
- Lonely Road
- Life is for livin'
- Never too late
- The Hunter
ANCILLOTTI - Strike Back
(2016 - Pure Steel Records)voto: 9/10
A due anni di distanza dall'osannato 'The chain goes on' gli Ancillotti tornano alla carica, ancora sotto la bandiera dell'etichetta tedesca Pure Steel Records, con la loro nuova release 'Strike back', un album di heavy metal classico in cui non mancano sconfinamenti verso l'hard rock e verso melodie di stampo americano.
Dopo un'intro inaspettata, affidata alla registrazione di 'I thank you Mr. Moon', vecchissimo brano delle Boswell Sisters, si parte decisi con il riff di 'To Hell with You' ed il segno è già tracciato; il brano infatti è ottimo, con radici ben piantate nella NWOBHM e nei primi Saxon. C'è naturalmente spazio per un assolo ispiratissimo di Ciano Toscani, pieno di feeling e tecnica, che conduce verso il finale in crescendo.
Neanche un attimo di respiro ed è la volta di 'Immortal Idol', ancora più veloce e tagliente; un brano capace di coinvolgere fin dal riff iniziale. Sarà perché in fondo è una questione di famiglia (per i pochi che non lo sapessero la band deve il proprio proprio nome al fatto di essere composta per i tre quarti da membri della famiglia Ancillotti: Daniele "Bud", storica voce della Strana Officina, ne è il cantante, suo fratello Sandro "Bid" il bassita ed il figlio Brian il batterista) ma l'affiatamento non manca ai nostri. La sezione ritmica è infatti un muro martellante, sul quale la chitarra di Ciano Toscani tesse le sue trame melodiche, tra fraseggi ed assoli di grande impatto.
Si arriva così a 'Fight', della quale è già stato rilasciato un video visualizzabile sulla pagina Facebook della band. Gli stessi Ancillotti la definiscono un anthem e di questo si tratta: un pezzo trascinante, punteggiato da una doppia cassa ossessiva e con un ritornello che, nella sua semplicità, entra diretto come un treno lanciato a tutta velocità.
Con 'Firestarter' il registro cambia leggermente. Si tratta infatti di un brano di hard rock, con sonorità vicine a quelle della west coast americana, impreziosito dal lavoro alle tastiere di Simone Manuli. Non si tratta però di una parentesi troppo leggera, perché basso e batteria sono molto presenti (i fill di Brian sono tra i migliori dell'intero disco), per cui la band non si allontana eccessivamente dal proprio sound tipico.
E infatti si ritorna rapidamente al classico con 'The Beast is rising', ancora dominata da sonorità heavy metal, ispirate ai più recenti Saxon, anche nell'approccio vocale di Bud che ricorda il buon vecchio (ed intramontabile) Biff Byford. Da sottolineare come nei loro brani gli Ancillotti non cerchino per forza trame complesse o fantasiosi cambi di tempo o struttura e tuttavia risultino convincenti, grazie alla potenza del cantato e alla ottima performance dei musicisti.
Ancora una parentesi hard rock con 'When Night calls', seguita da 'Burn, Witch, Burn', uno dei brani più cattivi di 'Strike back'. Alla velocità estrema, con ritmi quasi thrash, sostenuta dal lavoro di basso e batteria si sommano la chitarra tagliente (ascoltare bene l'assolo per credere) ed il cantato da screamer di Bud, qui davvero all'altezza della situazione.
Dopo tale sfoggio di aggressività è il momento della power ballad 'Lonely Road', hendrixiana nell'intro e nelle sonorità. Sugli scudi la chitarra e il lunghissimo assolo melodico che impreziosisce il brano.
Potrebbe essere finita qui e con piena soddisfazione, perché l'album ha già tutto per convincere, ma gli Ancillotti non si fermano, ricompensando chi li ha voluti aspettare nell'attesa di questo nuovo lavoro con il trittico conclusivo rappresentato da 'Life is for livin'', 'Never too late' e 'The Hunter'.
Quest'ultimo è un brano che chiude degnamente 'Strike Back'. Dopo il carillon che ne fa da intro la band si scatena nel solco dell'heavy metal più potente e mai banale né prevedibile, fatto di riff granitici, batteria e basso pulsanti ed un cantato roboante.
Insomma, nella loro cartella stampa i toscani sottolineano il loro ritorno come quello del "tradizionale acciaio italiano" e tale definizione è davvero calzante. Un cenno di merito va anche alla produzione, veramente azzeccata, che combina la potenza complessiva del suono alla definizione dei singoli strumenti, elemento di cui beneficia particolarmente la chitarra solista.
Chiaramente si tratta di un disco composto e suonato nel segno del metal più tradizionale, prosecuzione naturale di quanto già prodotto dagli Ancillotti e dai membri del gruppo nelle loro avventure parallele tuttavia, per gli amanti del genere, un ascolto da non perdere che si candida fin da ora ad essere uno degli album meglio riusciti del 2016.
Alberto Trump