Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
La Terra contro il pianeta fantasma... I dischi volanti attaccano

TrackList
- Maiden Voyage
- Doctor Black and the Cadillac Corporation
- USA against the World
- Under my Skin
- Cemetery Girl
- Dana Skully
- Belzebu down the Rain
- X-Night
- Cigarettes smoking man
- Pink Blood
- Fight the Future
FRANK&STEIN - La Terra contro il pianeta fantasma... I dischi volanti attaccano
(2016 - M.A. Production)voto: 7.5/10
Quarta fatica discografica per il progetto Frank&Stein, one man (metal) band incarnata da Francesco Andrei, che suona tutti gli strumenti, oltre a mettersi dietro al microfono e curare la produzione. Se l'album 'Dirty Love' del 2015 aveva rappresentato uno sconfinamento in territori più vicini al pop, 'La Terra contro i pianeti fantasma ... I dischi volanti attaccano' è invece perfettamente radicato nelle sonorità metal anni' 80.
Una delle band cui il disco si ispira è certamente la Vergine di Ferro fin dall'intro 'Maiden Voyage', nella quale l'utilizzo del termine Maiden non è certo casuale, vista l'intro arpeggiata, la ritmica chiaramente ispirata alle cavalcate di Steve Harris e soci e sezione solista, in cui Francesco alterna gli stili, quasi a voler riprodurre l'alternanza dei "tres amigos" Dave Murray, Adrian Smith e Janick Gers. Se non originale, la canzone è certamente ben suonata ed apprezzabile per i fan della band britannica.
Ancora ispirate alla NWOBHM, quella più veloce e grezza degli esordi sono le successive 'Doctor Black and the Cadillac Corporation' e 'USA against the World'. In questi brani è evidente però anche la seconda e fortissima influenza presente sull'album, ovvero quella minimale, diretta e tagliente del punk/hardcore in pieno stile Misfits.
E' su queste sonorità che si sviluppa il disco, alternando fraseggi di chitarra chiaramente maideniani ('Dana Skully') a passaggi più semplici spogli e diretti. Non mancano brani più immediati ('Cemetery Girl', in cui emergono tracce dei Ramones, che ritornano pesantemente in'Belzebu down the rain') e anche qualche ritornello più facile e cantabile come in 'Under my Skin' o nella conclusiva 'Fight the Future'.
Un cenno va alla produzione, in pieno spirito underground e volutamente minimale, in linea con le precedenti uscite discografiche targate Frank&Stein, ma comunque capace di dare spazio ad ogni strumento. Il suo compito è quello di non distogliere l'ascoltatore dalla musica, vero centro del lavoro e della ricerca di Francesco Andrei.
Nel complesso un disco interessante che, pur non essendo memorabile, è tuttavia vario e certamente capace di non annoiare, tanto da meritare un ascolto attento.
Alberto Trump