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Hell Sweet Hell

TrackList
- Dracarys! (intro)
- Winter is Coming
- Dhampyre
- The Power of Magic
- Neverland
- I wait for my Siren
- No Pain
- The Eyes and the Dark
- The Lair of the Smoking Dragon
- Hell sweet Hell
- 7 Days
- Akhenaton
CRAWLER - Hell Sweet Hell
(2016 - Valery Records)voto: 9/10
I Crawler, originari di Crema, sono nati nel lontano 2002, iniziando la loro attività come molti gruppi, proponendo cover seguite, dopo qualche tempo, dalla composizione di materiale inedito che ha consentito la registrazione del primo demo nel 2005, seguito nel 2008 dall'Ep 'Burst' e solo nel 2011 dall'uscita del primo album 'Knight of the World'.
La loro attività live a supporto delle uscite discografiche non è mai stata interrotta ed ha portato la band a dividere il palco con band del calibro di Eldritch, Michele Luppi, Skanners, Destrage, Sadist, Vanexa e Pino Scotto.
E' ora la volta di 'Hell sweet Hell', nuovo album della band lombarda in cui i nostri propongono dodici brani di grandissima qualità, ispirati al power di matrice teutonica ed in particolare alle aperture sinfoniche degli Avantasia di Tobias Sammet. Non mancano tuttavia passaggi più articolati, quasi progressive, vicini ai Symphony X. La relativa complessità dei brani, tutti peraltro godibilissimi, è consentita dalla grande perizia compositiva ed esecutiva dei musicisti (Matteo Cattaneo e Filippo Severgnini alle chitarre, Daniele Mulateri al basso e Nicola Martiniello alla batteria) che, assieme al cantante Claudio Cesari (entrato nel 2013 nei Children of the Damned, tributo agli Iron Maiden e band ufficiale italiana di Paul Di'Anno) costituiscono una delle migliori band italiane che ho avuto il privilegio di ascoltare.
L'album parte con 'Dracarys', un'intro strumentale, quasi a voler replicare i primi album degli Helloween (altra fonte certa di ispirazione per i nostri) che lascia presto spazio a 'Winter is coming', dominata dalla splendida vocalità di Claudio Cesari e dalla grande prova della sezione ritmica e delle chitarre, sia in fase ritmica che solista. Un'apertura degna di nota seguita da 'Dhampyre', un brano dall'impronta più heavy, costruito intorno ad un riff ripetuto e ad una ritmica stoppata che cattura l'ascoltatore e lo conduce verso un ritornello che riesce ad essere pesante e catchy allo stesso tempo.
Neanche un attimo per prendere fiato e arriva 'The Power of Magic' la cui intro di tastiera a forti tinte prog viene dai primi Dream Theater. Il brano però presto accelera ancora sulle ali della voce di Claudio Cesari, mantenendo una struttura prog di fondo, soprattutto in considerazione dei cambi di tempo e dell'alternanza tra le parti cantate e quelle strumentali che conducono all'outro, ancora affidata alle tastiere.
Dopo il veloce power di 'Neverland', arriva 'I wait for my siren' che affida ancora alle tastiere il compito di creare l'atmosfera. La struttura del brano è più lenta e coinvolgente rispetto a quanto ascoltato fino ad ora. La canzone è piuttosto lunga, con durata superiore ai sette minuti, e si sviluppa su un mid tempo melodico e nostalgico reso più delicato dalla presenza di una voce femminile a fare da contrappunto alla linea vocale principale.
Con le successive 'The Eyes and the Dark' e 'No Pain' ritorna la velocità. Il primo brano rispetta più da vicino i canoni del power, mentre 'No Pain' sterza verso il metal classico di Judas Priest e Iron Maiden e pare composto per essere suonato dal vivo. Benchè più semplice di altre composizioni dei Crawler, riesce a lasciare il segno, soprattutto per il lavoro graffiante delle chitarre.
Dopo il ritorno ai temi fantasy ed alle aperture sinfoniche di 'The Lair of the smoking dragon', si apre la sezione conclusiva di 'Hell Sweet Hell', composta da tre brani: la title track, la lenta (almeno nella strofa) '7 days' e la conclusiva 'Akhenaton'.
Su tutte spicca 'Hell sweet Hell', un brano di puro heavy metal decisamente immediato e riuscito, in cui il riff e tutta la sezione ritmica (ottimo il contrappunto della doppia cassa) creano un muro sonoro su cui la voce e la chitarra solista sono libere di spaziare e colpire per qualità ed intensità.
Sia '7 Days' che 'Akhenaton' sono invece pezzi lunghi e complessi ma, mentre la prima è un brano di atmosfera, il secondo è un vero mostro che incede massiccio ed inarrestabile, come un macigno che rotola giù per la montagna. Fin dai fill iniziali di chitarra (in cui risuona Michael Romeo) siamo di fronte ad una prova eccellente, che chiude in maniera degna un album di pregevole fattura.
C'è davvero poco da aggiungere se non che se è vero che l'album, ormai terminato, vedrà la luce solo nel 2017, averlo potuto ascoltare in anticipo di qualche settimana ed in questa stagione è stato un riuscitissimo regalo di Natale.
Alberto Trump