Interessante questo lavoro dei Dawn On Sedna. Un disco a cavallo tra post metal e post rock, mischiati in un equilibrio stabile in cui nessuna delle due componenti prende il sopravvento. Un lavoro prevalentemente strumentale, in cui gli sporadici utilizzi della voce hanno per lo più il compito di creare un sentore atmosferico e a volte cerimonioso.

L’impianto melodico regge bene botta, riff solidi e arpeggi intriganti sempre ben supportati da un basso che crea un solido zoccolo duro. La capacità di passare in scioltezza da sonorità morbide e aperte a fasi più cupe e serrate ricorda un po’ i Rosetta, seppur in versione più – passatemi il termine – condensata. Di tanto in tanto vengono toccati dei picchi qualitativi indiscussi come avviene sul finale di ‘Adlivun Rituals’ dal sapore molto Agalloch.

In chiusura il disco si presenta piuttosto oscuro, prima con un episodio più anomalo quale ‘Five Degrees On The Skyline’ e infine con la rallentata ‘Flat Circle Time’, in cui si sente un’influenza di stampo sludge/doom. E chissà che con i prossimi lavori i Dawn On Sedna non decidano di approfondire questo meno immediato ma sicuramente intrigante lato della propria musica.

Francesco Salvatori