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Dentro

TrackList
ASSUEFAZIONE
01. Marzo
02. 7 Ragioni Per Non Credere
PERDIZIONE
03. Carnivale
04. Cella 52
05. Piove
RESURREZIONE
06. Somebody To Love
07. Quello Che Ho
TENTAZIONE
08. Ruggine
LIBERAZIONE
09. Così Vero
10. Notti Ruvide (Nell'Immensità)
11. Tutti I Miei Sbagli (Subsonica cover)
FUMONERO - Dentro
(2017 - Autoprodotto)voto:
I genovesi Fumonero si possono facilmente annoverare tra i gruppi “heavy”, eppure non nascondono un desiderio (sano e legittimo) di raggiungere un pubblico più ampio, oserei dire radiofonico.
Con questo secondo album il processo di levigatura delle asperità e addomesticamento delle composizioni viene perfezionato fino a portarci brani rotondi e, dal punto di vista pop, piuttosto ben fatti. Noto con piacere una forte attenzione verso la forma canzone, con melodie ragionate e ritornelli accattivanti.
Ogni canzone viene trattata come entità a sé, con strumentazioni e approcci di arrangiamento anche molto diversi, come se le chitarre (e i riff) fossero solo uno dei tanti ingredienti accessori e sostituibili, come di volta in volta lo sono gli archi, i sintetizzatori programmati, il pianoforte, i loop…
Sembra quasi un progetto solista del cantante Seth Borsellini (autore di quasi tutto) e l’allucinante numero di produttori citati nel booklet (circa cinquanta!) può contribuire ad adombrare questa ipotesi, come se di volta in volta venisse cercata la professionalità più adatta a raggiungere l’obiettivo, anche se esterna alla band. Ma la band c’è e pare pure piuttosto solidale con le idee del leader a giudicare dalla disponibilità con cui si presta ad indossare un imbarazzante abbigliamento vagamente steampunk con tanto di facepainting fuori controllo che lascia più perplessi che colpiti…
“Dentro” è una sorta di concept album sulla prigionia intesa in senso lato, con i dieci pezzi raggruppati in sezioni tematiche. In realtà il legame tra le canzoni è piuttosto blando e ognuna regge tranquillamente sulle proprie gambe.
Tra queste sono da segnalare l’introduttiva “Marzo”, con un attacco che ricorda gli Afterhours più sgargianti e dispensa aperture melodiche decisamente riuscite. Più canonica e prevedibile nelle sue “sperimentazioni” elettroniche la seconda traccia, dove tra l’altro iniziamo a percepire il declino dei testi, che ci accompagnerà inesorabilmente per tutto il disco. Più riuscita “Carnivale”, con atmosfere alla Paradise Lost di fine anni novanta, un riffaccio che inspiegabilmente mi ricorda “Science Never Sleeps” degli Skyclad e aperture inattese. “Cella 52” è il singolo del disco scelto per la realizzazione di un videoclip che penso di poter definire con una sola parola: provinciale. Comunque il brano funziona, col suo ritornello pop rock e pesanti iniezioni di synth. Seguono i brani meno riusciti del disco: una electro-ballata epica un po’ pesantona (“Piove”), la superflua e noiosetta “Somebody To Love” (comunque breve e indolore) e una poco ispirata “Quello Che Ho” messa insieme con un riff comprato in sconto al mercatone dell’usato, una manciata di suonini elettronici e un ritornello non appassionante. Poi c’è la sorpresa di “Ruggine”, che ha un inizio estremamente promettente che ricorda i migliori Ministri, segato però da un generico e logoro riff industrial/groove e un ritornello inoffensivo che non rendono giustizia alle intuizioni melodiche di strofe e bridge. Credo sia comunque il mio brano preferito, anche liricamente.
Un discorso a parte per “Così Vero”. Qui abbiamo a che fare con un testo imbarazzante degno del più bieco e meno ispirato Gigi D’Alessio, dove troppi luoghi comuni fanno a pugni tra loro per farsi spazio all’interno della stessa canzone, ma ci troviamo anche di fronte ad una melodia da filmone classico animato Disney anni ’00 che in circostanze favorevoli varrebbe una carriera (in termini economici).
Si chiude con ”Notti Ruvide” (da con confondere con “Note Ruvide”, il primo album dei FUMONERO) dove la “sagra del testo un tanto al chilo” continua implacabile su un piacevole andamento da blues sanremese alla Alex Britti. Gran bell’assolo, tra l’altro.
Come bonus track abbiamo una cover dei Subsonica (sì, è “quella famosa”, l’unica che conosca perfino io…) che in questa veste vagamente industrial si rivela perfettamente in linea col suono di “Dentro” e me la fa anche preferire all’originale.
Che dire, resta il problema di fondo di chi cerca di proporsi come ponte tra audience diverse, trovandosi ad essere troppo pop per pubblico heavy e troppo ruvido per la radio del supermercato (ce li ricordiamo tutti i favolosi Galactic Cowboys, vero?).
I ragazzi sanno come comporre un brano di successo, se dovessero mai imbroccare il canale giusto, un singolo di successo non glielo leva nessuno. In bocca al lupo.
Una nota di merito per il generoso artwork, che vede un’immagine per ogni sezione del disco realizzata da Adam Howie, un illustratore digitale non certo eccelso ma suggestivo.
PS: "Dentro" è nato anche grazie ad una campagna BeCrowdy e la band si avvale del sistema Soundreef per la gestione delle royalty.
Marcello M.