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The Day of Return

EPHYRA - The Day of Return
(2018 - Volcano Records )voto:
Continua il percorso musicale e artistico dei comaschi Ephyra, che tornano sulle nostre pagine virtuali a tre anni dall’uscita di ‘Along The Path’. Il gruppo aveva mostrato buone idee compositive nel disco di debutto ed era riuscito a farle evolvere in modo più che soddisfacente nel secondo lavoro; oggi tocca al terzogenito ‘The Day of Return’ tenere alta la bandiera del melodic death con influenze folk a cui il sestetto, che ha nuovamente subito dei cambi di formazione, ci ha abituati.
Le dinamiche vocali adottate dalla band sono rimaste pressoché invariate, con le due voci principali di Nadia e Francesco che si alternano in un continuo susseguirsi di pulito e scream/growl; anche l’influenza principale che salta immediatamente all’orecchio restano gli Ensiferum (soprattutto in ‘Being Human’ e ‘Spirit of the Earth’), ma la grossa novità è costituita dall’inserimento di elementi e strumenti folkloristici provenienti stavolta dall’Oriente, Mongolia e Giappone nello specifico: l’influenza orientale si percepisce già dall’inizio con il koto giapponese che va ad adornare la title track. È però in ‘Sublime Visions’ che il vento dell’Est soffia maggiormente, e throat singing, morin khuur (violino a due corde) mongolo e un coro di più voci vanno a mescolarsi con la durezza delle chitarre con un risultato davvero piacevole e suggestivo. Non ho aspettato neanche di ascoltare le altre tracce per incoronare questa la mia preferita del disco.
Va detto che, come anche nel primo disco ‘Journey’, si sarebbe potuto fare un lavoro di mastering più accurato e sistemare un po’ meglio i volumi, perché in molti pezzi si fa sentire purtroppo abbastanza intensamente la mancanza di uno spessore maggiore dei suoni. A parte questo appunto, il disco scorre in maniera molto piacevole, il folk più tradizionale e il metal non si danno mai il cambio ma anzi si amalgamano e procedono dandosi il braccio: non è semplice importare strumenti di una tradizione così radicata, riconoscibile e geograficamente distante dalla nostra e infilarli in un tripudio di suoni ispirati al nord Europa senza che il tutto suoni forzato o in qualche modo fuori posto, eppure ciò non accade e questo è un merito che va assolutamente riconosciuto agli Ephyra. La cosa in effetti non mi sorprende molto, considerando che la band mi ha abituata già dal primo disco ad una buonissima capacità di fusione di vari elementi.
Degni di nota anche i cori in ‘Infinite Souls’, ed ecco che ‘The Day of Return’ si chiude, a sorpresa, con ‘True Blood’ e la componente melodic death metal che sceglie di prendersi una rivincita e si stagli imponente, ricordandoci che, strumenti tipici o meno, le chitarre e gli amplificatori non stanno mica lì solo a fare da contorno.
Un terzo disco meno immediato del precedente ma indubbiamente più ricco ed elaborato, direi forse anche un tantino troppo lungo. Gli Ephyra dimostrano una costante maturazione artistica all’interno di un percorso ormai consolidato che li rende uno dei nomi di spicco nella scena nostrana. Ben fatto.
Elisa Mucciarelli