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Post Glacial Rebound

DEMETRA SINE DIE - Post Glacial Rebound
(2018 - Third I Rex)voto:
Era il 2003 quando Marco e Marcello decisero di generare la creatura musicale denominata Demetra Sine Die, tramite la quale fondono, sperimentano ed alternano atmosfere e suoni cercando di fare sì che possano suscitare e trasmettere in chi li ascolta le emozioni più variegate. Sono passati 15 anni, la creatura musicale in questione si è fatta grande ed è un piacere ospitarla sulle nostre pagine virtuali per parlare del suo terzo disco, ‘Post Glacial Rebound’, pubblicato per Third I Rex.
La prima cosa che salta all’occhio è la splendida copertina, realizzata da Anna Levitska; la prima cosa che invece salta all’orecchio è che è ancora forte la voce con cui grida il dark/rock: il disco può facilmente essere collocato all’interno dello spettro sludge/post-metal – ben conditi da synths allucinogeni, come ben dimostrato in ‘Birds Are Falling’ -, ma l’esperienza pregressa dei due membri fondatori riesce ancora a farsi sentire. Marco si destreggia in vocalità pulite, esercizi col throat singing e interpretazioni di pura disperazione, offrendoci un’ottima prova in solo 7 brani; inutile dire che Marcello alla batteria e Adriano al basso e ai synths non sono affatto da meno.
Trovo che ‘Gravity’ possa meritarsi, con la sua graniticità e con Luca dei Darkend come ospite allo screaming, di essere definita la punta di diamante dell’intero album; altro ospite che arricchisce la formazione è Tom dei Kettle Of Kites in ‘Stanislaw Lem’, il pezzo d’apertura di ‘Post Glacial Rebound’. Ipnotiche le sonorità di ‘Liars’, complice anche l’eccellente lavoro di synth che accompagna in linea di massima tutto il disco. Ogni pezzo ha qualcosa di diverso da dire e lo fa in modo efficace e diretto, rendendo il disco un caleidoscopio di suoni e immagini. Ottima la progressione di ‘Lament’.
Sei anni sono passati dal precedente ‘A Quiet Land of Fear’, il periodo di incubazione del nuovo disco è stato lungo ma, si sa, le cose belle richiedono dedizione, tempo, pazienza e cura nei dettagli: tutte cose che in ‘Post Glacial Rebound’ troviamo in abbondanza. È un album che saprà colpirvi con la sua delicatezza alternata a disperata violenza, con il suo tripudio di sfumature sonore e con la sua indubbiamente altissima qualità. Un plauso a questi tre genovesi, speriamo di riavervi presto con noi.
Elisa Mucciarelli